martedì 3 febbraio 2015

Spot Bud: l'isterico tentativo di Gulliver di scrollarsi i lillipuziani

"Bene o male, purchè se ne parli". Se la massima di Oscar Wilde è vera, probabilmente ne gioveranno tutti, ognuno per il proprio pezzo.

Sta facendo discutere l'intero universo birrario, lo spot targato Budweiser lanciato in pompa magna durante la finale del Superbowl, due sere fa. Un entrata a gamba tesa del colosso Usa nei confronti del segmento delle artigianali con 60 secondi di clip montati in modo da sbeffeggiare quei "secchioni" degli amanti delle birre non industriali.


Tre nerd al pub occhialuti (e abbastanza sfigati) con dinanzi a sè una parata di differenti birre. Questa forse l'immagine più forte del messaggio pubblicitario, abbinata allo slogan: "Le persone a cui piace la nostra birra, le birre non le dissezionano... a loro piace semplicemente bere birra".

Colpisce - anche se negli Usa la pubblicità comparativa è ormai una prassi assodata (si vedano le epiche schermaglie fra Coca e Pepsi, ad esempio) - soprattutto il fatto che una potente multinazionale decida scientemente di mettere in campo le proprie "truppe cammellate" individuando un preciso "nemico". Una cosa in questo senso, senza precedenti.

Anche considerando il fatto che è un esercito sui generis, quello "ostile": non un concorrente diretto, ma un'intera - seppur frammentata - galassia di produttori, fautori casalinghi, appassionati, a livello globale. 


Che senso ha la mossa di Budweiser? Sono alla frutta e non sanno più cosa inventarsi per contrastare il progressivo calo di vendite (mentre per contro le artigianali conquistano fette di Mercato sempre maggiori), è l'analisi che va per la maggiore. 

Vero. Ma al di là dei toni, del contrasto fra immagini sbiadite e luccicanti abbinate ai due differenti "mondi", e del sintetizzatore battente come colonna sonora (il particolare più orripilante dello spot), anch'io, come alcuni fini dissertori, penso che alla fine la campagna pubblicitaria della Bud possa rivelarsi un autogoal. Insomma non è detto che non faccia un favore agli odiati craft-fans, se è vero che approfondire e apprezzare la varietà di stili sia indiscutibilmente da considerarsi un valore, piuttosto che un approccio da schernire.

Detto questo, tuttavia, l'isterica reazione della multinazionale arriva dopo fiumi d'inchiostro spesi non troppo "benevolmente" (per usare un eufemismo) contro le industriali. Trovatemi un forum di appassionati in cui si decantano le lodi della Bud... Un bombardamento continuo e implacabile. Bud ha provato, come un esasperato Gulliver, a liberarsi dalle corde... e così ha fatto sicuramente parlare di sè, ma anche dei "lillipuziani".

Ad ogni modo, personalmente non amo le contrapposizioni fra "tifoserie" e le discussione fra "cerchie" di appassionati mi sembrano spesso tristemente sterili. Discutendo d'informazione con un amico, una volta, raccolsi la sua sdegnata presa di distanza da Aldo Biscardi ("Ma come si fa ad affidare un programma a uno che sembra esprimersi a fatica in italiano?"). Già, eppure il Processo del lunedì mieteva comunque milioni d'ascolti. In conclusione, semplicemente, ognuno ha il suo pubblico.

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