venerdì 6 marzo 2015

Professione birraia: Chiara Baù del Jeb, il lato rosa della birra artigianale italiana

Il lato rosa della birra artigianale italiana. Non sono molte, in effetti,  sulla scena brassicola nazionale, le birraie (termine che conserva piena dignità rispetto a perifrasi come birraio donna, in gonnella, in rosa, al femminile e quant'altro). 


Protagonista dell'appuntamento mensile con il #BirraioInSalotto, ciclo di chiacchierate e degustazioni con produttori artigianali made in Italy al Baladin Milano, Chiara Baù (patronimico originario dell'altopiano di Asiago) è salita sulle montagne biellesi, a mille metri di quota, per coronare il proprio sogno. 

Il birrificio Jeb di Trivero è realtà dal 2008, dopo due anni di impegno seguiti a un'esperienza da homebrewer (“ho fatto il mio primo kit con Mr. Malt, poi ho continuato con un gruppo d'amici, supervisionando ogni esperimento”) poi maturata in vera e propria professione.

Cresciuta in un edificio rinato dopo aver in passato prodotto bibite grazie a una sorgente d'acqua alpina ancora utilizzata, la cifra dell'esperienza Jeb passa per l'utilizzo di prodotti naturali, malti biologici e una rifermentazione naturale.

Chiara Baù non è una birraia di facciata. E' un lavoro nel quale bisogna sporcarsi, fare la birra. E che significa fatica (tanta). 37 anni, due figli di 19 e 16 anni, una figura esile e sbarazzina. La prima impressione non vale, per lei: “Beh, la birra è ricca di antiossidanti...”, glissa con ironia.

E un ventaglio di birre in controtendenza, dalle luppolature velate. Quasi “da sci” (ride, dicendolo), leggere a aromatiche per un pubblico variegato, per nulla “metropolitano”, che varca la soglia del brewepub annesso al birrificio spesso al termine di gite e passeggiate.

Dal birrificio agricolo da 3200 litri al mese (con sei fermentatori, prima erano solo due e producevano 450 litri al mese) alla cantina di via Solferino sono approdate in degustazione una pale ale – Maya - al miele di rododendri, quasi “balsamica”, una blond ale – Bionda - con una punta di luppolo cascade (“non amo le IPA”) e – Rossa - una english red ale.

“Non amo le birre 'in stile' – ha messo in chiaro Chiara - La birra non s'ingabbia! E tra l'altro in Italia, appena sbagli una definizione, ti lapidano in qualsiasi blog... per cui cerco di seguo un filone beverino e distante dall'amaro estremo, ma liberamente. Mi piacciono le birre DA BERE, quelle DA SORSEGGIARE mi danno poca soddisfazione...”.

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