sabato 28 febbraio 2015

Piccoli birrofili crescono: arriva il biberon a forma di bottiglia di birra


Per i veri "malati" di birra, una singolare novità in arrivo negli Usa. Neo-mamme e neo-papà con una particolare predilezione per le creazioni brassicole potranno ora "contagiare" anche i loro bebè con un biberon... a forma di birra. All'interno del contenitore (in plastica), naturalmente, solo latte o succo di frutta. Qualcuno ha bollato la trovata commerciale come poco opportuna, in ogni caso, in base alla rigida legislazione a stelle strisce, i nuovi piccoli "birrofili" dovranno comunque attendere altri 21 anni, per gustare quella vera...

martedì 24 febbraio 2015

Donne e birra: come cambiano le consumatrici secondo la Doxa

L'Italia è il Paese con il più alto numero di consumatrici di birra in Europa (6 su 10), pur mantenendo il minor consumo pro capite (solo 14 litri). Emerge da un'indagine Doxa-AssoBirra.


Nate tra il 1980 e il 1996, hanno caratteristiche molto diverse dalle loro madri o zie: 4 su 10 lavorano (42%, circa il 20% in più rispetto a venti anni fa), mentre il 16% (1 milione di giovani donne under 35, erano circa 800 mila a metà anni Duemila) lavorano in casa, alcune per costrizione (difficoltà a trovare un lavoro) altre per scelta. 7 su 10 hanno una (o più di una) laurea o sono diplomate: quasi il doppio degli anni Novanta.

lunedì 23 febbraio 2015

Birra dell'anno 2015: il Borgo scalza Baladin a Beer Attraction

E' tutto di Leonardo di Vincenzo il premio "Birra dell'Anno". Il Birrificio del Borgo di Borgorose (Rieti) è il migliore del 2015 secondo la giuria del concorso promosso da Unionbirrai a RiminiFiera nel corso di Beer Attraction.

Dopo due titoli consecutivi, Baladin ha dunque ceduto il passo, pur ottenendo due medaglie in più (sette in totale) rispetto al vincitore. Il Borgo s'è imposto infilando cinque piazzamenti di maggior peso: due primi posti e tre secondi, contro i due primi e due secondi del rivale di Piozzo (che poi ha messo in bacheca anche altri tre bronzi). 

Per chi non conoscesse questa meravigliosa realtà, segnalo il mio articolo "Birra artigianale colpa di Teo? Le IPA tutta colpa di Leo" (LEGGILO QUI) seguito alla partecipazione del birraio reatino alla Milano Beer Week, ospite proprio alla corte di Teo Musso.

Ad ogni modo, fra i birrifici pluripremiati, terzo in classifica il toscano Birrificio del Forte di Pietrasanta, che s'è aggiudicato due ori e un bronzo.

E poi una raffica di birrifici che sono riusciti a conquistare due piazzamenti, fra cui almeno uno iridato: Rurale (due ori), Lariano, Argo, Birranova, Elvo, Mc77 (un oro e un argento), Manerba, Math, Retorto, Statalenove, Valcavallina (un oro e un bronzo).


E ora la classifica completa del premio:

1. "Italian Lager" Helles, German & Bohemian Pilsner, Zwickl, Keller, Dortmunder Export, American Lager
1-Lariano-La Grigna
2-Argo-Underground
3-Curtense-Brixia Lager

2. Golden Ale, Cream Ale
1-Valcavallina-Sunflower
2-Birra dell'Eremo-Nobile
3-Birra100Venti-James Blonde

3. Kölsch
1-Argo-Terzo tempo
2-Kamun-Prima Lux
3-Croce di Malto-Hauria

4. Vienna, Marzen, Dunkel, Schwarz, Dark Lager, Alt, Sticke
1-Statalenove-Miss Kartola
2-Birra Elvo-Schwarz
3-Anonima Brasseria Aquilana-Special Red

5. Bock, Heller Bock, Maibock, Doppelbock, Eisbock
1-Birra Elvo-Heller Bock
2-Laria-Falesia
3-Statalenove-J and B

6. Bitter, Pale Ale
1-Geco-Marvin
2-Foglie d'erba-Babel
3-Birrificio del Forte-Meridiano Zero

7. India Pale Ale
1-Birra del Borgo-Reale
2-Gambolò-Nowhere
3-'a magara-Mericana

8. American Pale Ale
1-Birra Perugia-Calibro 7
2-Birra del Borgo-Reale Extra
3-Birra Ofelia-Uill iu bai

9. Double India Pale Ale, Imperial IPA
1-Menaresta-La Verguenza 22
2-Mukkeller-Hattori Hanzo
3-Math-La 10000

10. Black IPA, Cascadian Dark Ale
1-non assegnato
2-Acelum-Bela Lugosi
3-Brew Bay-Darqside

11. English/American/Scottish Strong Ale
1-Retorto-Daughter of Autumn
2-Baladin-Super Bitter
3-Piccolo Birrificio Clandestino-Santa Giulia

12. Brown Ale, Mild, Porter, Stout, Dry/Sweet Stout/Oatmeal Stout
1-Math-La 27
2-Oldo-Bart
3-'a magara-Magaria

13. Robust/Baltic Porter, Imperial Porter, Russian Imperial Stout
1-Mezzavia-Nautilus
2-Foglie d'erba-Hot night at the village Breakfast edition
3-Via Priula-Camoz

14. Barley Wine, Old Ale
1-Birranova-Tensione evolutiva
2-Baladin-Terre
3-Baladin-Xyauyù Kentucky

15. Weizen, Dunkelweizen, Weizenbock
1-Manerba-Weizen
2-Birra Elvo-Weizen
3-Birrificio Italiano-BI Weizen

16. Belgian Blonde, Blanche, Wit
1-Birrone-Heaven and Hell
2-MC77-San Lorenzo
3-Rolio Beer-Bianca Castione

17. Belgian Strong Ale, Triple
1-Birrificio del Forte-La Mancina
2-Lariano-Tripè
3-Endorama-Caliban

18. Belgian Dark Ale
1-Birrificio del Forte-Regina del mare
2-Croce di Malto-Magnus
3-Manerba-Rebuffone

19. Spezie e cereali
1-MC77-Fleur Sofronia
2-Birra Tarì-Trisca
3-Birra Terrantiga-Istadi

20. Affumicate
1-Baladin-Xyauyù Fumè
2-Birrificio del Ducato-Smokin' Joe
3-Valcavallina-Darkside

21. Affinate in legno
1-Baladin-Xyauyù Caroni
2-Birra del Borgo-Sedicigradi
3-Stradaregina-Fraterno Riserva 2013

22. Birre alla frutta
1-MOA-Pink
2-Birra del Borgo-Rubus
3-Retorto-Bloody Mario

23. Birre alla castagna
1-San Michele-Norma
2-Aleghe-La Brusatà
3-Luppolajo-Castanea

24. Birre acide
1-Rurale-Seta Sour
2-Birranova-Margose
3-Baladin-Nora Sour

25. Birre al Miele
1-Rurale-Oasi
2-Oltrepò-Castana
3-Baladin-Mielika

26. Birre con mosto d’uva
1-Birra del Borgo-Equilibrista
2-Aurelio-MBV
3-Pasturana-Filare

domenica 22 febbraio 2015

Meglio la birra del sesso per gli universitari americani (ma ancor meglio iPhone e Facebook)

Circa 1200 studenti universitari americani sono stati coinvolti in un sondaggio e messi di fronte a un'elenco di 77 diverse possibili risposte alla domanda: "Cosa è più popolare nel vostro campus?", nel senso cosa lo caratterizza, cosa va per la maggiore, cosa monopolizza l'attenzione degli studenti.


Abbastanza schizofrenica la top ten scaturita dallo studio: l'iPhone al primo posto (66%), seguito dal caffè (63%) e da Facebook (59%).

Solo settima la birra (51%), ma la notizia è che ha sopravanzato il sesso, a un deludente dodicesimo posto (43%), precedendo invece di poco fitness e Twitter (entrambi al 48%).

sabato 21 febbraio 2015

Marketing, Ceres sempre avanti: i tifosi del Feyenoord nel mirino

Non si lasciano scappare nemmeno un'occasione, gli esperti di marketing e comunicazione della danese Ceres. Dopo il riuscito "pesce d'aprile" dello scorso anno e il precedente pesce "in faccia" al Governo Renzi (LEGGI QUI), il colosso danese questa volta ha colto al balzo la palla servita su un piatto d'argento dagli "hooligans" olandesi, tifosi del Feyenoord, tristemente protagonisti del "Sacco di Roma" di questa settimana. Lapidario ma al contempo come di consueto efficace lo slogan abbinato all'immagine della "Barcaccia" di piazza di Spagna devastata: "Se non sapete bere, statevene a casa".


Tra l'altro, sulla penosa vicenda, da registrare alcune sconcertanti dichiarazioni giunte dall'ambasciata olandese a Roma: "Il fenomeno della violenza legata allo sport in Olanda esiste, le autorità conoscono le tifoserie più agitate. Uno stratagemma messo in atto dal Governo ultimamente è quello, in accordo con i gestori di bar, di mettere di nascosto in vendita, nei giorni delle partite a rischio, una birra più leggera con bassissima gradazione alcolica. E’ uno stratagemma sperimentato anche all’Oktober Fest di Monaco di Baviera, che serve a prevenire in parte il problema". Unni tenuti a bada col "placebo birrario"? Ma non diciamo corbellerie...

venerdì 20 febbraio 2015

Geniale: se la pin up è nuda, la birra è fredda al punto giusto

Non c'è niente da fare. Quando sento "Conti", mi vengono in mente la voce di Martellini e il mondiale dell'82... Eppure in Brasile c'è anche un Conti che ha a che fare con la birra. Produce una lager di largo consumo, ma ha avuto un'idea geniale.


Come fare per sapere se la birra è fresca al punto giusto? Facile, basta guardare la pin up stampata sulla lattina. Un po' come (forse ugualmente kitch, ma il risultato almeno è molto meno triste) le statuette per turisti che cambiano colore a seconda del clima, anche qui l'immagine cambia a seconda della temperatura.

Quando la birra è "calda" la fanciulla vintage si presenta vestita, quando è fredda -  per una sorta di contrappasso chimico-fisico -  la signorina invece "si spoglia" e sfoggia un bikini retrò. Non ci credi? Guarda il video:


giovedì 19 febbraio 2015

Non solo "bionde" a Rimini: c'è anche Miss Bastarda Rossa

In occasione della fiera Beer Attraction che si terrà a Rimini dal 21 al 24 febbraio, Birra Amiata incoronerà la sua prima reginetta rossa, simbolo della sua birra più nota, la Bastarda Rossa, appunto. 

L'elezione della Miss è l'atto finale di un percorso iniziato a novembre 2014 con il primo Bastarda Rossa Day (giornata della birra di castagne prodotta da Birra Amiata), svoltosi in contemporanea in circa 40 pub sparsi in tutta Italia.

La giuria ha selezionato le 10 ragazze pretendenti al titolo (cinque 5 i pub che hanno espresso le favorite: Birreria “Il Porco” a Corbetta (MI), Lambiczoon a Milano, Beer House Club a Firenze, L’Elfo Pub Perugia, Il Birrifugio Roma).

La reginetta sarà incoronata domenica alle 17.30 nel parco eventi, ma la premiazione vera e propria  si svolgerà lunedì 23 febbraio alle 12 in sala Cedro.

mercoledì 18 febbraio 2015

Ordinare una birra da WhatsApp? In Asia arrivano i negozi in chat

Soprattutto in Asia, milioni di internauti hanno scoperto il web saltando a piè pari la fase pc. Per loro la Rete coincide esattamente con lo smartphone o il tablet, non stupisce pertanto che i fornitori di servizi di messaggeria istantanea più utilizzati, WhatsApp e Facebook Messenger in testa, integrino nelle applicazioni anche servizi legati all'e-commerce.


Come ad esempio l'acquisto di cibi e bevande. Insomma, molto presto in Thailandia si potrà ordinare una birra da WhatsApp, in Cina da WeChat, in Corea da KakaoTalk (più di un miliardo di utenti in tre). Una rivoluzione, quella del negozio online in chat, per nulla futuristica, che tuttavia avrà probabilmente bisogno di più tempo per farsi largo tra le abitudini occidentali. 

martedì 17 febbraio 2015

Da oggi disponibile per smartphone la nuova APP di GUINNESS

E’ da oggi disponibile per tutti gli smartphone la nuova APP di GUINNESS®. 

Realizzata in italiano, propone una serie di utili servizi. Un click su “Pub locator” per avere indicazioni relative al Pub GUINNESS® più vicino.Un’apposita sezione eventi con tutte le news in merito. E poi alcune voci dedicate ai più curiosi: una particolare sezione della APP è dedicata, infatti, alle ricette per imparare a preparare i piatti di punta, dal tradizionale spezzatino di manzo alla GUINNESS® alle cozze alla GUINNESS®. Inoltre, nella sezione “Spilla la pinta perfetta” si impara a ottenere una spillatura impeccabile. E poi video e curiosità. La nuova APP presenta una grafica moderna in linea con il design della nuova bottiglia di GUINNESS® Original lanciata alla fine del 2014.

Un geyser di birra alto dieci metri

Un geyser di birra alto dieci metri è scaturito da un serbatoio per la fermentazione della birra da 50mila litri in uno degli stabilimenti della Brasserie de Bourbon, a Saint-Denis, sull'isola di Réunion, ex colonia francese nell'oceano indiano non lontana dal Madagascar.


Fra i 3 e i 5mila litri di birra si sono letteralmente "volatilizzati". A causare lo spettacolare incidente, un aumento di pressione che ha fatto scattare automaticamente una valvola di sfogo. Il meccanismo di sicurezza ha per altro funzionato, scongiurando l'esplosione del serbatoio.

Il birrificio è famoso per la produzione della birra "Dodo", dedicata all'omonimo famoso pennuto estinto. E protagonista dell'eruzione è stata proprio la "Dodo", ironia della sorte uccello terrestre incapace di volare.

lunedì 16 febbraio 2015

Maltempo nel granaio d'America, rischio aumenti per la birra artigianale

Una farfalla batte le ali a Pechino e a New York arriva la pioggia invece del Sole. Il maltempo s'abbatte sui raccolti in Idaho e Montana e i prezzi della birra artigianale Usa s'impennano.

Davvero molto meno caotico rispetto al famoso "effetto farfalla" quanto accaduto negli ultimi mesi nel Nord-Ovest degli States, dove più prosaicamente forti piogge hanno pregiudicato i raccolti, anche di orzo. 


E quanto patito dal granaio d'America potrebbe anche aver riflessi importanti sulla filiera della birra artigianale a stelle e strisce. Crollate le riserve dell'ingrediente principale utilizzato nella produzione di birra (la priorità l'avrà, infatti, l'industria dell'allevamento), i produttori artigianali potrebbero, infatti, subire sensibili ripercussioni nel reperire materia prima rispetto ai colossi rivali, che possono contare su una filiera interna controllata. 

Il che potrebbe in ultima analisi influire anche sui prezzi al dettaglio.

domenica 15 febbraio 2015

Sbarca a Londra il primo pub con birra artigianale italiana

Crocevia di turisti da tutto il mondo, metropoli cosmopolita, Londra è famosa per i suoi pub, ma oggi s'arricchisce di una nuova proposta. 

Si chiama "The Italian Job" ed è il primo pub della capitale del regno unito con con birra artigianale esclusivamente italiana.

Merito in particolare di Giovanni Campari, birraio del parmense Birrificio del Ducato, e di Marco Pucciotti, imprenditore del settore beverage, che nel quartiere di Chiswick hanno deciso di lanciare la sfida al mercato inglese e alla sua radicata tradizione brassicola.

Il locale è stato inaugurato venerdì sera. Dieci le spine, più altre due a pompa. In occasione del battesimo, non solo le creazioni made in Ducato, ma anche MC77, Birra del Borgo, FreeLions, Forte Brewing e Opperbacco.

sabato 14 febbraio 2015

A Stoccolma un patinato museo interattivo con la birra protagonista

Solo 9 birrifici nel 1988, 145 oggi. Anche la Svezia non è rimasta indenne, anche se il ciclone delle artigianali non ha contagiato la terra scandinava con la virulenza con la quale s'è abbattuto altrove.


E ora però a Stoccolma, sull'isola di Djurgården, all'interno di un'arsenale navale del XVIII secolo riqualificato, ha visto la luce anche lo “Spiritmuseum”.

Un museo sul legame fra la Svezia e lo “spirito”, alcolicamente parlando, nel quale l'arte della produzione brassicola vanta una posizione privilegiata.

Ci sono un “beer wall” per rendere l'impatto visivo delle diverse gradazioni cromatiche birrarie, un percorso guidato per conoscere il processo di produzione della birra, ma anche spazi pensati specificamente per la degustazione. 

Che dire, un museo davvero “interattivo”. E una curiosità: le immacolate piastrelle  scelte dai designer sono una citazione di quelle diffuse in molti birrifici svedesi, per massimizzare l'asciugatura d'occasionali sversamenti.

venerdì 13 febbraio 2015

Tennessee, anche i 18enni potranno sorseggiare birra... per poi sputarla

Negli States fino al ventunesimo anno d'età, non è possibile toccare neppure un goccio d'alcol, è risaputo. Ma le cose potrebbero presto cambiare, nello stato del Tennessee, qualora venisse approvata una proposta legislativa a firma del senatore repubblicano Bill Ketron.


La gioventù locale freni tuttavia gli entusiasmi. In realtà la norma sarebbe tesa unicamente ad abbassare il limite da 21 a 18 anni per gli studenti frequentanti corsi universitari sulla produzione di birra o vino, e in determinate circostanze.

Ma, anche qui: spegnere ulteriormente gli ardori. Sinora, infatti, quando una comitiva studentesca si recava, ad esempio, in un birrificio locale per una visita di studio, ai ragazzi era preclusa qualsiasi tipo di degustazione. Ora invece potranno gustare, salvo poi "liberarsi" del sorso di birra, SENZA DEGLUTIRE

Che fortuna...

giovedì 12 febbraio 2015

Una birra afrodisiaca per l'uscita di "Cinquanta sfumature di grigio"

Ginseng, ginkgo biloba e damiana. E così, nella birra, finisce anche un cockatil afrodisiaco. E' l'ultima trovata del birrificio scozzese Innis & Gunn, che ha così deciso di cavalcare l'onda dell'uscita nelle sale (da oggi) della trasposizione cinematrografica del romanzo erotico "Cinquanta sfumature di grigio" della scrittrice inglese  E.L.James.

Non "50 Shades of Grey", ma "50 Shades of Green" il nome scelto per la nuova etichetta, che con una mossa di puro marketing, potrà vantare, da qui il gioco di parole, una miscela di cinquanta diversi luppoli. Sarà commercializzata in serie limitata: proibitivo il prezzo, 46 euro per una bottiglia da 33 centilitri.

mercoledì 11 febbraio 2015

“Hammer”, la nuova sfida di Marco Valeriani

Non capita tutti i giorni che ti nasca un birrificio a due passi da casa. Che poi a reggerne il timone sia uno dei più conosciuti mastri birrai italiani, a un appassionato non possono che brillare gli occhi.

Il suo nome è “Hammer” (qui la pagina Facebook) ed è l'ultima creatura venuta alla luce in una terra, la Bergamasca, già molto prolifica sul fronte della birra artigianale. La base operativa, in via Chioso, a Villa d'Adda (a due passi dal fiume e dal noto traghetto leonardesco), è in fase d'ultimazione: la prima cotta potrebbe già essere messa in cantiere entro il mese, il progetto entrerà nel vivo nel corso della primavera.


Ad affinarne tutti i dettagli (in questi giorni affaccendato fra fornitori di materie prime, etichettature, malti, luppoli e birre di prova), in cabina di regia, Marco Valeriani, classe 1981, medese cresciuto a Seregno, che in Brianza s'è affermato negli ultimi anni, insieme a Enrico Dosoli e Marco Rubelli, al birrificio “Menaresta” di Carate Brianza, dove ha firmato birre pluripremiate del calibro della “Due di picche” e della “Verguenza”, per intenderci.

La proprietà di “Hammer”, Fausto e Roberto Brigati, ha scelto lui per una sfida imprenditoriale ambiziosa: una superficie produttiva che si sviluppa su ben 1300 metri quadrati sulla quale trovano spazio una sala cottura da 20 ettolitri dotata delle più moderne automazioni, cinque fermentatori con serbatoi da 2500 litri ed uno da 5mila (per iniziare), una linea d'imbottigliamento a pressione isobarica, un impianto di depurazione per ottenere esattamente l'acqua con le caratteristiche desiderate per ogni tipo di birra, celle per lo stoccaggio della produzione e via dicendo.

Numeri che rappresentano la cifra di un investimento che colloca la nuova realtà fra i primi impianti in Italia, nell'orbita di marchi sulla cresta dell'onda come Birra del Ducato, Toccalmatto o Brewfist.

Marco Valeriani nel quartier generale
del birrificio "Hammer", a Villa d'Adda,
sul confine fra Bergamasca e Lecchese
Homebrewer dal 2001, contagiato da un compagno d'università, Marco Valeriani è diventato tecnologo alimentare laureandosi nel 2006 con una tesi sulle analisi energetiche in un birrificio, nella fattispecie il Birrificio di Como. Poi una breve esperienza al birrificio Bi-Du di Rodero (oggi a Olgiate comasco), altre due stagioni in un'azienda d'aromi, quindi per quattro anni alla Ferrero di Alba.

Nel 2007 ha aperto i battenti il birrificio Menaresta, due anni dopo Marco ha iniziato a collaborare con loro, creando la “22 La Verguenza”. Dal 2012 è entrato in pianta stabile nello staff di Carate Brianza, dove ha dato forma anche alla “Summer”, oltre alla “Due di picche”.

Infine, alcuni mesi fa la svolta. Come a volte accade, figlia del caso e di una serata all'Ines Stube di Nibionno, dove, tra una battuta e l'altra (e una primizia e l'altra) al bancone, ecco l'incontro con Fausto Brigati, alle spalle qualche sperimentazione da hombrewer alla fine degli anni Novanta e poi appassionato a cavallo fra degustazioni ed eventi, fino ad un corso Unionbirrai nel corso del quale ha appreso l'ABC su come aprire un birrificio, per poi crogiolarsi da allora nell'idea di compiere un passo giunto alla meta proprio grazie all'incontro con Valeriani.


Farò delle birre di stampo anglo-americano, con qualche deviazione 'crucca'”, ha simpaticamente svelato. Sicuramente una Kolsch, ma non nell'immediato. Una Pale Ale “ibrida” con malti inglesi e tedeschi e probabilmente luppoli tedeschi e inglesi e un “tocco” d'America. Una Amber Ale spiccatamente floreale, ancora sospesa fra America, Inghilterra e Germania (probabilmente Saphir e Sterling fra i luppoli). Ancora, una Smoked porter, oltre a una blanche con spezie orientali e persino una Imperial Stout

Tante le idee in tempesta nella mente, insomma, ma naturalmente non mancheranno una Black IPA e naturalmente diverse APA/IPA, fra le quali una sui 6,5 gradi (quasi bionda), una Double IPA da 8 gradi, e una Imperial IPA da brassare una sola volta l'anno con fiori di luppolo freschi. Ma non si tratterà di “copie” delle precedenti creature del birraio. “Naturalmente partirò dalla ricerca sviluppata nel corso degli anni – ha confidato - ma i malti di base saranno modificati, la luppolatura diversa, bilanciata in proporzioni inedite”.

Naturalmente nuovo anche il progetto grafico sviluppato dal laboratorio d'idee londinese ByVolume.net, che in primis ha dato vita a un logo esattamente in guisa di marchio a fuoco.

Insomma, il dado è tratto: il “martello” è pronto a calare sul mercato delle artigianali. “Anche se ormai 'artigianale' è un termine che vuol dire tutto e nulla – ha concluso Marco Valeriani – Il nostro obiettivo è semplicemente quello di fare birra buona. La tecnologia naturalmente rappresenta un elemento importante. L'imbottigliamento isobarico, ad esempio, ti consente – per alcune tipologie - di bypassare i tanti problemi legati alla rifermentazione in bottiglia, regalando alla birra ancora più profumi”.

(CONTINUA)

martedì 10 febbraio 2015

Anche i Longobardi del Sud facevano la birra


"I Longobardi del Sud – Tradizione e produzione della birra". Davvero curioso l'evento organizzato nel fine settimana appena trascorso dal giovane birrificio salernitano "Arechi Birra".

La cotta dimostrativa
Già, perchè i brassatori campani (in particolare il mastro Americo Galdi) sono anche legati a doppio filo al Gruppo archeologico salernitano e, in particolare, alla sua costola "Gens longobardorum", che fra rievocazioni storiche ed eventi cerca di riportare l'attenzione sul passato remoto della propria terra.

Radici dissotterrate anche grazie a cotte dimostrative tese a far rivivere scenari medievali. Perchè anche il Mezzogiorno ha un passato birrario da riscoprire: solo per fare un esempio, poco lontano, sul confine fra Lazio e Campania, a Monteccassino l'arte brassicola (poi purtroppo scomparsa), già nel settimo secolo non aveva storicamente nulla da invidiare alla tradizione delle birre d'abbazia belghe.

sabato 7 febbraio 2015

Folata di luppoli al #BirraioInSalotto con Brewfist

Una folata di luppoli, per la prima puntata del 2015 delle chiacchierate mensili “In salotto col birraio” al Baladin Milano. Protagonista Pietro Di Pilato, mastro birraio del lodigiano “Brewfist”, uno dei birrifici maggiormente “sull'onda” degli ultimi anni.


Utilizziamo 5/6 tonnellate di luppolo all'anno”. Basta questo per dare la cifra di quello che il presentatore della serata, Alessio "Islaz" Franzoso, ha definito "ciò che sarebbe stato Baladin se il movimento artigianale fosse nato cinque anni fa”. Vale a dire, un birrificio giovane, ma già affermato, sulla scena delle artigianali. 

Brewfist nasce alla fine del 2010 (la prima cotta il 16 novembre, per la precisione) a Codogno, nelle vicinanze di Piacenza, “da un'idea mia e di Andrea Maiocchi – ha raccontato Di Pilato – Lavoravamo insieme nel 'fu' Birrificio Lodigiano (lui è uno dei pochi commerciali in Italia che si è sempre sporcato le mani i birrificio), a una manciata di chilometri di distanza da dove ci troviamo oggi. Poi nel 2009 ci siamo messi in proprio. Era l'anno di Brewdog e Flying Dog, il momento in cui prendevano piede birre giovani, luppolate, dal packaging accattivante. E in cui, in Italia, per contro, le artigianali guardavano totalmente, o quasi, al mondo della ristorazione”.

E il parallelo con Brewdog non corre solo sull'assonanza. Brewfist voleva ispirarsi a un'icona vincente: missione compiuta, o quasi. Sicuramente un'escalation esponenziale: “Avevamo molti dubbi, ma l'idea era di partire con una produzione il più intensiva possibile: nel 2011 avevamo un impianto da 2mila ettolitri, nel 2014 già da 6mila", ha confermato il birraio.

Laureatosi in scienze tecnologiche alimentari a Milano, Di Pilato racconta d'aver bevuto la prima birra artigianale al Lambrate. “Ma è nel 2005 che ho avuto la fortuna di vivere un anno a Londra e, soprattutto, di lavorare per Fuller's, il più importante birrificio londinese. Una volta tornato in Italia - ha raccontato - ho lavorato anche in un altro paio di posti (non faccio nomi..) imparando cosa NON bisogna fare, prima di prendere la mia strada”.

Tutto è stato progettato da zero, grafica e immagine, oltre alla birra. "Volevamo fare un birrificio all'americana, ma la burocrazia ce l'ha impedito... Un anno dopo, a pochi chilometri di distanza, è nato il pub". Ovvero il "Terminal 1", da cui anche il nome della prima birra presentata in sala, la “Terminal”, appunto, una session Ipa da 3,7 gradi con luppoli Citra e Summer, nata “per arginare l'emorragia di patenti ritirate”. Un nobile tentativo, fallito secondo il creatore, che ha comunque lasciato sul piatto una sperimentazione che piace. 

Tornando al luppolo, delle 5/6 tonnellate annue "bruciate" da Brewfist, sono una decina le varietà utilizzate, quasi mai “in purezza” ma sapientemente miscelate. “Anche se il Citrra resta il mio preferito”, ha confessato Di Pilato. Ed è la seconda birra approdata nella cantina di via Solferino, la "Spaceman", l'assoluta protagonista, in questo senso. "E' l'unica che non ha mai cambiato ricetta - ha confidato il mastro - E' la prima fatta dopo le quattro di partenza del birrificio. Nata a marzo 2011 con un target preciso, è una birra 'sartoriale'. La prima cotta è stata da 3mila litri, oggi rappresenta un terzo della produzione totale". "E' la vostra Punk Ipa - ha fatto eco Franzoso - tanto che per molti appassionati siete 'quelli della Spaceman'".


E prima del terzo assaggio, la chocolate imperial stout "Spaghetti western", ancora alcune curiosità. “Non proviamo mai le ricette, no cotte pilota: molta ricerca e poi subito in produzione. Anche se poi difficilmente la prima cotta rimane invariata". E infine sul movimento delle artigianali nel suo complesso: "800 birrifici sono troppi rispetto a ciò che il Mercato può assorbire - ha concluso Di Pilato - Molti aprono birrifici come dopolavoro... Sono cinque anni che s'attende una moria che poi non accade mai: è un fenomeno davvero difficile da interpretare".

venerdì 6 febbraio 2015

Birra Moretti si cimenta con le specialità Regionali

Official Beer Partner di Expo, Birra Moretti lancia la nuova gamma “Le Regionali”, linea ispirata a  quattro regioni italiane, ognuna con ingredienti di un prodotto tipico dell’area geografica di riferimento: sono la Sicilia, la Toscana, il Friuli e il Piemonte. 


La linea è stata sviluppata insieme a Claudio Sadler, chef, e Giuseppe Vaccarini, sommelier e presidente di  ASPI: la “Piemontese” è prodotta con selezioni di mirtillo e riso, la “Friulana” con mela renetta, la “Toscana” con farro e la “Siciliana” con fiori di zagara.

giovedì 5 febbraio 2015

Il presidente Obama e la sua birra al miele (di Michelle) alla Casa Bianca

Il Super Bowl non s'è trascinato solo il can can a seguito dello spot della Bud (LEGGI QUI). Lo show televisivo pre-partita ha anche regalato un inedito scorcio della Casa Bianca.


Intervistato da Savannah Guthrie della Nbc, il presidente Barack Obama è, infatti, apparso  sereno e rilassato davanti a un elegante fermentatore in vetro trasparente.

Non è un segreto che il presidente Usa sia un estimatore di birra e che, nelle sue cucine, a Washington, vesta (se non lui, quanto meno i suoi chef) i panni dell'homebrewer.


Nel filmato, un Obama dai toni leggeri sottolinea di essere il primo presidente dopo George Washington a produrre un po' di alcool alla Casa Bianca. Poi, spiega come la birra "presidenziale" sia prodotta col miele raccolto nel giardino personale della first lady Michelle, sottolineando come sia stata per altro anche favorevolmente recensita. 

E siccome la giornalista se n'è concessa solo un sorso, lui, scherzando le dice di finirla prima di procedere col resto dell'intervista così filerà più liscia...

[Un grosso grazie per l'aiuto all'esperta in traduzioni ILARIA LOCATELLI]

mercoledì 4 febbraio 2015

"ACCISA NERA": c'è l'etichetta, il beer mob prende il largo

Etichette birrarie ultimamente protagoniste virali dei social. Dopo il successo del contest per la creazione del layout del progetto brassicolo Chien Andalou (LEGGI QUI), un'altra etichetta promette di diventare virale sul web.


E' quella della "Accisa Nera", una birra collettiva (LEGGI QUI) pensata per essere liberamente brassata da produttori artigianali e homebrewer per protestare contro l'aumento delle accise introdotto dal primo gennaio. A disegnarla, la giovane grafica (e birrofila) Giovanna Albano, che ha studiato ben tre diverse varianti, poi votate dai promotori dell'iniziativa, il gruppo Facebook "Accademia delle birre".

Questa quella che alla fine è stata scelta per la stout volutamente quanto provocatoriamente "leggera" (poichè l'aumento delle accise andrà a ripercuotersi - non a caso - soprattutto sulle birre a più alta gradazione) protagonista del "beer mob". Fatta la cotta, una volta in bottiglia, non resterà che stampare l'etichetta, incollarla, fotografare e rilanciare sui social network per dare una "strigliata" al Governo.

QUI LA RICETTA UFFICIALE

martedì 3 febbraio 2015

Spot Bud: l'isterico tentativo di Gulliver di scrollarsi i lillipuziani

"Bene o male, purchè se ne parli". Se la massima di Oscar Wilde è vera, probabilmente ne gioveranno tutti, ognuno per il proprio pezzo.

Sta facendo discutere l'intero universo birrario, lo spot targato Budweiser lanciato in pompa magna durante la finale del Superbowl, due sere fa. Un entrata a gamba tesa del colosso Usa nei confronti del segmento delle artigianali con 60 secondi di clip montati in modo da sbeffeggiare quei "secchioni" degli amanti delle birre non industriali.


Tre nerd al pub occhialuti (e abbastanza sfigati) con dinanzi a sè una parata di differenti birre. Questa forse l'immagine più forte del messaggio pubblicitario, abbinata allo slogan: "Le persone a cui piace la nostra birra, le birre non le dissezionano... a loro piace semplicemente bere birra".

Colpisce - anche se negli Usa la pubblicità comparativa è ormai una prassi assodata (si vedano le epiche schermaglie fra Coca e Pepsi, ad esempio) - soprattutto il fatto che una potente multinazionale decida scientemente di mettere in campo le proprie "truppe cammellate" individuando un preciso "nemico". Una cosa in questo senso, senza precedenti.

Anche considerando il fatto che è un esercito sui generis, quello "ostile": non un concorrente diretto, ma un'intera - seppur frammentata - galassia di produttori, fautori casalinghi, appassionati, a livello globale. 


Che senso ha la mossa di Budweiser? Sono alla frutta e non sanno più cosa inventarsi per contrastare il progressivo calo di vendite (mentre per contro le artigianali conquistano fette di Mercato sempre maggiori), è l'analisi che va per la maggiore. 

Vero. Ma al di là dei toni, del contrasto fra immagini sbiadite e luccicanti abbinate ai due differenti "mondi", e del sintetizzatore battente come colonna sonora (il particolare più orripilante dello spot), anch'io, come alcuni fini dissertori, penso che alla fine la campagna pubblicitaria della Bud possa rivelarsi un autogoal. Insomma non è detto che non faccia un favore agli odiati craft-fans, se è vero che approfondire e apprezzare la varietà di stili sia indiscutibilmente da considerarsi un valore, piuttosto che un approccio da schernire.

Detto questo, tuttavia, l'isterica reazione della multinazionale arriva dopo fiumi d'inchiostro spesi non troppo "benevolmente" (per usare un eufemismo) contro le industriali. Trovatemi un forum di appassionati in cui si decantano le lodi della Bud... Un bombardamento continuo e implacabile. Bud ha provato, come un esasperato Gulliver, a liberarsi dalle corde... e così ha fatto sicuramente parlare di sè, ma anche dei "lillipuziani".

Ad ogni modo, personalmente non amo le contrapposizioni fra "tifoserie" e le discussione fra "cerchie" di appassionati mi sembrano spesso tristemente sterili. Discutendo d'informazione con un amico, una volta, raccolsi la sua sdegnata presa di distanza da Aldo Biscardi ("Ma come si fa ad affidare un programma a uno che sembra esprimersi a fatica in italiano?"). Già, eppure il Processo del lunedì mieteva comunque milioni d'ascolti. In conclusione, semplicemente, ognuno ha il suo pubblico.