giovedì 30 aprile 2015

Dall'Argentina un finto dente in metallo per aprire le bottiglie di birra


Aiuto... ragazzi, questi sono pazzi. Sia i fruitori che i fornitori. Vi parlo di una trovata che arriva dall’Argentina, dove la marca di birra "Salta" ha pensato bene di proporre a giocatori di rugby che hanno perso denti nel corso di scontri di gioco, di optare non per un tradizionale impianto, ma per una sorta di finto dente in metallo che funge da stappabottiglie. Assolutamente da vedere:


mercoledì 29 aprile 2015

La protesta contro l'aumento dell'accisa in Tv a Ballarò


Collegamento da Fiumicino, ieri sera a Ballarò. Dal birrificio Birradamare un servizio dedicato dalla trasmissione di Rai Tre sull'aumento dell'accisa sulla produzione di birra. Presente anche il direttore di Assobirra Filippo Terzaghi, che ha anche mostrato una bottiglia  di FiscAle, birra nata ad hoc dopo la "Accisa nera" per accompagnare la protesta (LEGGI QUI).


In studio, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega agli affari europei Sandro Gozi ha commentato: "L'accisa era stata ritoccata dal Governo Letta per una causa nobile , reperire fondi per la ricerca. Noi abbiamo evitato un primo ulteriore ritocco, non ce l'abbiamo fatta a evitare il secondo... Bloccare la pressione fiscale sulla produzione resta in ogni caso è il tema. Di certo è necessaria una revisione della spesa".

martedì 28 aprile 2015

Il birrificio più piccolo al mondo è in Galles

Già nel Guinness dei primati fino a pochi anni fa, il birrificio più piccolo del mondo dopo due anni di stop ha riaperto i battenti e ora è determinato a risalire la classifica dei record.

Il gallese "Bragdy Gwynant" ha una particolarità: nella manciata di metri quadrati ricavata da un vecchio bagno esterno, produce birra per un solo cliente, il vicino pub Tynllidiart Arms.

I proprietari sono gli stessi, Margaret e Mark Phillips. "Stiamo utilizzando una ricetta segreta - hanno raccontato - Abbiamo cercato di usare molti ingredienti locali".

lunedì 27 aprile 2015

Niente birra sulla stazione spaziale

In Italia siamo ormai da qualche tempo tutti pazzi per AstroSamantha, vale a dire per Samantha Cristoforetti, la prima astronauta italiana da fine novembre (ci resterà fino a maggio) in orbita sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) a circa 400 chilometri d'altezza (punto di ripresa privilegiato dal quale, attraverso Twitter, pubblica per altro spettacolari panoramiche del nostro pianeta).


Recentemente anche il sito d'informazione internazionale rt.com ha dedicato un approfondimento alla vita sulla stazione spaziale, centrandolo anche sulle piccole quotidianità con le quali si trovano alle prese gli astronauti, tra i quali il russo Mikhail Korniyenko e l'americano Scott Kelly.

Mancanza dei comfort di casa (tra cui l'acqua corrente), ma soprattutto della possibilità di "fuggire" dal luogo di lavoro alla fine della giornata sono le difficoltà avvertite come più pressanti. Ma c'è almeno un lusso che presto potrebbe rendere un po' più piacevole la permanenza in orbita: il caffè.

"Sarebbe bello poter poterci concedere una birra - ha però confessato Kelly - Ma il problema è lo stesso per qualsiasi tipo di bevanda gassata. Sulla Terra il gas tende ovviamente ad uscire dalla bottiglia o comunque a salire verso la superficie... nello spazio invece rimarrebbe all'interno del liquido stesso. Una birra super-carbonata non sarebbe l'ideale ".



venerdì 24 aprile 2015

Moderne? Le birre acide sono le più antiche

Quelle birre lì MODERNE? Ah... a me non piacciono. Le ACIDE, poi... Datemi una CLASSICA LAGER, che va benissimo!”. Alzi la mano l'appassionato di birre che non ha intercettato almeno una volta un'affermazione di questo tipo. 


Eppure è vero semmai il contrario. Le birre acide, o comunque le birre a fermentazione spontanea (processo grazie al quale il mosto prende vita grazie a lieviti - soprattutto i brettanomyces - presenti nell'aria, che si posano sulla superficie per mescolarsi con acqua, cereali, zucchero e luppolo e attivano la metamorfosi degli zuccheri in alcol senza bisogno dell'intervento diretto dell'uomo), sono, infatti, le più antiche in assoluto: affondano le radici nella notte dei tempi, quando del lievito ancora nulla si poteva sapere e quando la birra nasceva da un mix fra alchimia domestica e  casualità.

Ma non è un caso se con etichette evocative come “Mummia”, “Etrusca” e via dicendo si cerca di oggi ripescare dal passato una tradizione millenaria. La birra nasce, infatti, in Mesopotamia ed Egitto, anche se aveva caratteristiche ovviamente molto distanti (LEGGI QUIda quelle delle birre a fermentazione spontanea odierne, come i lambic, o le gose, le ale acide, le berliner weisse, le kriek, le framboise, le geuze.

E una carrellata fra gli stili “acidi” alla scoperta della “più moderna delle birre antiche” (oppure se volete anche della “più antica delle birre moderne”) diffusesi in Belgio da un lievito... inglese (!) - questo il  significato di brettanomyces – sarà al centro della conferenza che il triestino Paolo Erne (per saperne di più su di lui CLICCA QUI) terrà oggi alle 19 alla Fiera della birra artigianale di Santa Lucia di Piave. Sarà anche Un viaggio introspettivo, alla ricerca del lato “acido” che da qualche parte si nasconde dentro di noi e di sensazioni organolettiche sepolte.

giovedì 23 aprile 2015

Expo, Codacons contro Moretti: esposto all'Antitrust

(AGIELLE) - Milano -  Il Codacons ha presentato un esposto all’Antitrust relativamente alla pubblicità della Birra Moretti apparsa in questi giorni sui principali quotidiani italiani. 

Nel messaggio pubblicitario al centro della denuncia si legge testualmente: “A Expo andiamo a KM 0 (…) perché viene dalla birreria di Comun Nuovo, situata a meno di 70 Km da Expo”. 

Tale affermazione, tuttavia, appare generica e potenzialmente fuorviante per il consumatore medio, spiega il Codacons, dal momento che, come specificato nella pagina web della Birra Moretti dedicata all'Expo (QUI), il magazzino di 2.200 mq coperti è riservato allo stoccaggio, preparazione delle consegne ed al carico, e non alla produzione. 

L’associazione inoltre verificherà da qui in avanti tutti messaggi pubblicitari de i prodotti alimentari legati all'Expo, denunciando le aziende che promuoveranno senza averne titolo l’italianità della propria merce.

Tendenze birrarie dell'estate, i miei pronostici su Malto Gradimento

Oggi vi invito semplicemente a far visita alla pagina web Malto Gradimento del collega di Varesenews Damiano Franzetti, che surfa sul web con il nome di battaglia da blogger Franz Von Martitt


"L'estate sta bevendo" il titolo della nuova rubrica che Franz ha da poco inaugurato: un onore per me rispondere alle sue sollecitazioni facendo seguito alla prima intervista a Maurizio Maestrelli, più illustre (e acuminata) penna del settore brassicolo. 

"Quali tendenze birrarie per la prossima estate?", la domanda da cui è partita la chiacchierata sapientemente sintetizzata qui: VAI ALL'ARTICOLO.

mercoledì 22 aprile 2015

Regione Lombardia contro l'aumento delle accise sulla birra

“Queste sono le nostre eccellenze. Qui si mantiene viva una produzione di qualità che contribuisce a dare lavoro soprattutto ai giovani. L’aumento delle accise è una mazzata che va contro ogni logica di mercato e dimostra ancora una volta che il governo Renzi più che rilanciare l’economia punta al rilancio delle tasse”. Così il vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia Fabrizio Cecchetti stronca le politiche fiscali di Palazzo Chigi che, con l’aumento del 30% delle accise dello scorso gennaio, stanno colpendo pesantemente i birrifici artigianali, una nicchia di produzione che negli ultimi anni è andata a svilupparsi sempre di più. La Lombardia ad esempio, con 124 realtà tra microbirrifici e brew pub, è la prima regione italiana per numero di aziende brassicole e vanta un bacino di consumatori di 4,7 milioni di persone.


Cecchetti, per sottolineare la vicinanza del Consiglio regionale a questo settore, oggi ha visitato l’azienda Agricola Cascina Morosina di Abbiategrasso situata nel Parco del Ticino dove, sui suoi terreni irrigati dalle acque sorgive del fontanile di San Carlo, si coltivano orzo e frumento, che vengono maltati nel maltificio aziendale consortile. Durante la visita il vicepresidente del Pirellone ha incontrato Filippo Ghidoni, proprietario dell’agribirrificio e presidente dell’Associazione Birra della Lombardia nata lo scorso novembre con l'obiettivo di rafforzare la filiera della birra e valorizzare la promozione del territorio lombardo, con cui ha affrontato le problematiche del settore e dell’eccessiva tassazione che scoraggia la vendita e il consumo del prodotto, con conseguenti ricadute sull’occupazione.

Da www.la-morosina.it
“Questo è un patrimonio – ha detto Cecchetti – che deve essere salvaguardato e tutelato. Parliamo tanto di Expo e dei sui temi, come il cibo, l’acqua e la qualità di ciò che consumiamo. Ma di fronte a chi fa qualità e rispetta l’ambiente il governo pur di far cassa abbatte la mannaia del fisco, col rischio che mandi tutto con le gambe per aria”. Cecchetti ha annunciato entro breve un’iniziativa del Consiglio regionale per salvaguardare i birrifici artigianali e le loro  produzioni di qualità che sono un fiore all’occhiello dei territori.

martedì 21 aprile 2015

Non solo marketing virtuale: musica live on the road per Ceres


Della capacità di Ceres di far sempre parlare di sè abbiamo scritto molte volte. Il marketing virale della casa danese s'è conquistato in diversi casi i riflettori: dalle provocazioni politiche (sul Governo Renzi, ad esempio) ai pesci d'aprile (in rosa), dagli spot horror-comic ("Il frigo è posseduto") alla recente bacchettata sulle mani dei tifosi del Feyenoord (che hanno messo a ferro e fuoco Roma).


Non solo social network e Web, però. Ceres mira a una presenza evidentemente anche reale, on the road, oltre a quella sì virale, ma virtuale sulla Rete. Questo il senso del filone "Cè musica in strada", che vede protagonisti musicisti "griffati" Ceres nelle principali piazze italiane. Questo il video dell'esibizione della Triuggio marching band esibitasi due sere fa, domenica, a Milano, nell'appena riqualificata piazza 24 Maggio, all'ombra di Porta Ticinese e a due passi dalla movida dei Navigli, fra gli eventi del Fuorisalone.



lunedì 20 aprile 2015

A Londra si spilla una pinta direttamente... dal manifesto

Roba da far brillare gli occhi a qualsiasi appassionato di birra. E anche roba da far drizzare i capelli a chi si trova alle prese con le questione del consumo responsabile. L'ultima trovata in fatto di marketing pubblicitario targata Carlsberg ha senza dubbio centrato l'obiettivo: far parlar di sé. Ma si tratta di una situazione per molti versi al limite, entro la quale è difficile far coesistere piani come il piacere della bevuta con l'attenzione verso l'eccesso d'alcol.


La scena, rigorosamente on the road, è ambientata a Londra. Il protagonista, un manifesto pubblicitario davvero inconsueto. Minimalista nel layout (fatto salvo per il “modesto” slogan “Probabilmente il miglior cartellone pubblicitario del mondo”) quanto mastodontico nelle dimensioni, reca in sé tuttavia un elemento d'innovazione molto poco usuale, per il genere: una spina che fa capolino nella parte inferiore, a portata di consumatore, dalla quale spillare gratuitamente una pinta fai-da-te.

Un'iniziativa che, in Italia, probabilmente non avrebbe mai potuto vedere la luce, ma che invece il birrificio danese intende trasformare, nella capitale britannica, in un evento fisso una volta al mese.

giovedì 16 aprile 2015

Heineken sfida i microbirrifici in Francia con una weiss... austriaca

Se in Italia attraverso il marchio Moretti, il colosso Heineken ha deciso di scendere in prima linea sul fronte inedito della sperimentazione brassicola con le ormai note quattro birre “regionali” (VEDI QUI), in Francia la casa madre olandese ha deciso di esplorare invece il terreno delle birre prodotte con frumento, oltre all'orzo (le cosiddette weiss o weizen di teutonica impostazione, declinate in Belgio - con più generose speziature – nelle witbier o blanche). 


Edelweiss il nome dell'etichetta austriaca, rilevata da Heineken nel 2003, che sta per infilare lo zampino nel Mercato d'oltralpe. Insomma, la filiale francese della multinazionale è andata ad attingere al serbatoio dei marchi del gruppo, selezionando un prodotto di impronta locale, per ampliare un'offerta costruita in Francia su quattro pilastri (Heineken. Desperados, Affligem e la radler Pelforth) e far concorrenza su un terreno simile – a livello di pubblico - a quello in cui continuano a crescere i microbirrifici.

mercoledì 15 aprile 2015

Il nuovo birrificio Hammer svela la linea, nove le birre

Esce allo scoperto il nuovo birrificio bergamasco "Hammer". La creatura che Fausto e Roberto Brigati hanno affidato alle sapienti mani del birraio Marco Valeriani (ex Menresta) battezzerà ufficialmente i propri impianti di via Chioso a Villa d'Adda nel corso di una festa prevista per sabato 23 maggio (QUI L'ARTICOLO DI PRESENTAZIONE). 



Ma ha presentato oggi in anteprima grafica (a cura dello studio londinese ByVolume) e linea: nove le bottiglie nel portafoglio del birrificio - per capacità produttiva fra i primi venti in Italia - fra le quali la porter da 6 gradi "Bulk", la black IPA da 7 gradi "Black Queen", la Koln style da 5 gradi "Westfalia", la imperial stout da 10 gradi "Daarbulah", la blanche da 5 gradi "Asia", la pale ale da 5 gradi "Riverside", la IPA da 6.5 gradi "Wave runner", la double IPA da 8 gradi "Killer queen" e la amber ale da 6 gradi "Spring" (QUI TUTTE LE SCHEDE).

martedì 14 aprile 2015

Dopo lo spot contro le artigianali, AB-Inbev ci ripensa e lancia una campagna senza brand

Cambio di strategia per Ab-Inbev, colosso multinazionale del settore birrario con marchi del calibro di Stella Artois, Beck's e Bud. Gli strateghi del marketing hanno partorito, questa volta, una campagna pubblicitaria orfana di brand. "Let's grab a beer", lo slogan, che suona più o meno semplicemente come "Facciamoci una birra", senza indicare etichette o preferenze. Insomma, basta che sia birra, il messaggio.


Una vera e propria inversione a U, rispetto alla campagna aggressiva solo di poche settimane fa, quando, in occasione della finale del Superbowl, proprio a marchio Bud era stato lanciato negli Usa un irriverente spot poi diventato virale nel quale si prendevano in giro quei “nerd” degli appassionati di birra artigianale  (“Le persone a cui piace la nostra birra, le birre non le dissezionano... a loro piace semplicemente bere birra”, GUARDA IL FILMATO QUI).

Un cambio di rotta intenzionale, almeno stando a quanto dichiara la  vicepresidente di Anheuser-Busch Julia Mize, che auspica "un segmento birra sano nel lungo periodo": "Se la categoria birra cresce, cresce per tutti", sottolinea. Quindi, niente più attacchi frontali, la strategia sarebbe quella di spingere il settore nel suo complesso, nella convinzione che AB ne trarrebbe comunque un consistente giovamento percentuale, nonostante la preferenza sempre più marcata del nuovo pubblico di genere per le birre artigianali.

A promuovere la campagna di promozione della cultura birraria anche un sito internet (CLICCA QUI). AB si augura perfino che decidano di aderire - perchè no - anche altri marchi concorrenti (ovviamente anch'essi "spogliati" dei loro brand).

lunedì 13 aprile 2015

Fortezza olandese riconvertita in “cantina” per conservare birre pregiate

Senza ombra di dubbio, una “cantina” davvero spettacolare. In Olanda, hanno deciso di convertire una fortezza della prima guerra mondiale, unica nel suo genere, in un magazzino per la conservazione ottimale di birre artigianali.


Insomma, condizioni ambientali ideali, quelle dello Spijkerboor Fort nelle vicinanze di Amsterdam. Almeno secondo il Corpo forestale dei Paesi bassi (che nel tempo ha ereditato il complesso), all'Associazione ambientalista alla quale è stato affittato e, soprattutto, a giudizio di Fiona de Lange, sommelier della birra e ideatrice del progetto, alla quale è stata a sua volta concessa un'ala della fortezza nella quale allestire la “Beerbank”.

La fortezza, perfettamente mimetizzata nella natura
Ben 4.500 le bottiglie di birra a maturare lontano da luce e sbalzi di calore, pronte per raggiungere tempestivamente locali e beershop orange, evitando loro uno dei grandi crucci del settore, vale a dire il problema di conservare adeguatamente le bottiglie, spesso in mancanza di sistemi di stoccaggio refrigerati.


Fort Spijkerboor rappresentava il fiore all'occhiello della linea di difesa di Amsterdam. Costruito tra il 1889 e il 1911, durante la prima guerra mondiale aveva 300 soldati di stanza. E' stato inoltre varie volte utilizzato come carcere, anche nella Seconda guerra mondiale (dal 1946 fino al 1947 campo per prigionieri politici).

venerdì 10 aprile 2015

La "stranezza della normalità", il Birrificio Torino al #BirraioInSalotto

Un background personale “alla Baladin”, ma un prosieguo birrario più “alla tedesca”. La “stranezza della normalità”, nello scegliere quali stili brassare, oggi, per uno che ha davvero iniziato fra i primi. E poi – apparente ossimoro – un birraio che non ha mai vestito (anche) i panni dell'homebrewer. Questi, in estrema sintesi, i segni particolari sulla carta d'identità di Mauro Mascarello, anima e guida del Birrificio Torino.

Marco  Brambilla e Alessio Franzoso di Baladin: nel mezzo, Mauro Mascarello
Un birraio dallo stile un po' guascone (non solo nell'apparenza), per l'appuntamento mensile con il #BirraioInSalotto, ciclo di chiacchierate e degustazioni con produttori artigianali made in Italy al Baladin Milano di via Solferino. Basti pensare che ha imparato il mestiere grazie a un viaggio in Africa in moto. O meglio, grazie al viaggio in nave per approdare poi nel Continente nero, durante il quale si è fortuitamente trovato a condividere la cabina con un birraio tedesco e, al ritorno, folgorato sulla via del luppolo, ha deciso di raggiungerlo per “studiare” da birraio ("Beh, ci sono rimasto sei mesi").

Mauro Mascarello del Birrificio Torino
Il risultato è un cultore della "bassa fermentazione", in attività da ormai 15 anni (tre in meno rispetto ai primi Baladin e Birrificio Italiano), che quando ha brassicolmente emesso il primo vagito era il 27esimo in Italia (ora sono più di 600 i microbirrifici, oltre 800 compresi i beerfirm, ovvero le etichette prive di produzione propria che s'appoggiano a terzi). Ma che ammette: "La nostra produzione di bottiglie 'fa tenerezza', ci concentriamo soprattutto sui fusti e il 90% della nostra produzione finisce nel brewpub legato al birrificio".

Mascarello e "Islaz" Franzoso
Un background alla Baladin perchè anche Mascarello proviene come Teo Musso da una famiglia di vignaioli piemontesi. "Perchè sono diventato birraio? Perchè a un certo punto, mi costava meno farla che berla... - ha ironizzato - Il fatto è che io il vino non riesco proprio a berlo, quindi mi sono dovuto inventare un personale percorso alternativo. Mio zio beveva birre e lasciava fuori dalla porta cassette colme di bottiglie vuote: io sentivo il sentore del luppolo e mi piaceva...".

Eppure Mascarello non è mai stato un homebrewer. E' passato direttamente dalla grammatica dei desideri alla pratica delle cotte. Un "tedesco delle Langhe" che oggi - mentre le tendenze più alla moda oscillano fra birre acide e luppolature estreme - è in un certo senso più in “controtendenza”, alla Agostino Arioli per intenderci oppure - per rimanere sull'attualità - alla Simone Dal Cortivo del Birrone. "Siamo due soci non più giovanissimi - ha raccontato il birraio - e facciamo birre canoniche, che nella varietà del mercato attuale forse diventano 'strane' perchè troppo normali".



In sala ha portato la hellesbock "L'originale", la spontanea "Chellerina" (prodotta in quattro versioni "quasi" uguali da tutti e quattro i birrifici di Torino, compresi Black Barrell, La Piazza e San Paolo) e la bock "Rufus". Ma perchè Torino? "Giusto per non chiamarlo birrificio condominiale...", ha ironizzato ancora il titolare del primo birrificio ad aver fra l'altro lanciato a livello nazionale un concorso per le etichette (!).

Sul finale, anche una punzecchiatura dal pubblico. "Noi hombrewer - è stata la domanda di un avventore - la birra la facciamo, e sappiamo bene anche quali sono i relativi costi... Perchè, se a voi - per economie di scala - costa ancora meno, i prezzi al dettaglio sono così elevati?". "Perchè la tassazione che c'è in Italia  (sui produttori, non su chi fa la birra in casa) non c'è in nessun altro Paese d'Europa: solo coi governi Letta e Renzi l'accisa è già aumentata tre volte", è stata la replica di Mascarello.

giovedì 9 aprile 2015

La Fiera di Santa Lucia di Piave cala il tris d'assi: Borgo, Retorto e Birrone

SANTA LUCIA DI PIAVE – Cala il tris d'assi, la Fiera di Santa Lucia di Piave. Ovvero Birra del Borgo, Retorto e Birrone. Ci saranno tutti e tre i freschi vincitori dei più importanti concorsi birrari a livello nazionale, nei tre weekend di programmazione della Fiera della birra artigianale, alla sua quarta edizione, che domani, venerdì 10 aprile, aprirà ufficialmente i battenti (per continuare fino al 26 aprile).

Nel novero della sessantina di birrifici presenti alla kermesse con i loro stand e le loro birre, non mancherà nella prima settimana di programmazione – che avrà un respiro nazionale, dedicata ai “Birrifici italiani” - il laziale Birrificio del Borgo di Leonardo di Vincenzo, che quest'anno ha scalzato Baladin (due volte di fila vincitore) nel premio "Birra dell'Anno". Il birrificio di Borgorose (Rieti) è stato giudicato il migliore del 2015 secondo la giuria del concorso promosso a febbraio da Unionbirrai a RiminiFiera nel corso di Beer Attraction, più importante kermesse nazionale di settore. Grande attesa insomma per assaggiare le medaglie d'oro “L'Equilibrista” nella batteria delle birre con mosto d'uva, la “ReAle” nelle IPA, l'argento “ReAle Extra” nelle APA, e magari anche l'argento “Sedicigradi” nella categoria riservata alle affinate in legno, o ancora la medaglia d'argento “Rubus” fra le birre alla frutta.

Fra i protagonisti del secondo weekend - più focalizzato sulle realtà regionali e dedicato ai “Birrifici triveneti” - ci sarà invece il vicentinoBirrone” di Simone Dal Cortivo, al quale a gennaio è stato assegnato il premio “Birraio dell'Anno 2014”, promosso dal network Fermento Birra (portale d'informazione, magazine, fucina di eventi e corsi) e che più che un concorso con birre in gara, valuta piuttosto la bravura tecnica del birraio nel suo complesso, la sua filosofia.

Nel terzo ed ultimo fine settimana di programmazione, ecco infine tra i protagonisti anche il birrificio “Retorto” di Podenzano (Pc), guidato da Marcello Ceresa e arrivato primo e secondo con "Malalingua" e "Black lullaby" sul podio del Campionato italiano delle birre (CIBA) targato Associazione Degustatori Birra, nell'ambito dell'Italia Beer Festival andato in scena a fine marzo a Milano. Riflettori puntati soprattutto sulla Malalingua, dunque birra in stile Barley Wine,che aveva conquistato il primo posto assoluto già nell'edizione dello scorso anno del premio, mentre la Black Lullaby aveva trionfato nel 2013.

Alla Fiera di Santa Lucia di Piave, insomma, tutte le etichette tricolori più blasonate degli ultimi mesi.

mercoledì 8 aprile 2015

La storia della birra italiana raccontata col linguaggio del collezionismo

I riflettori sul passato brassicolo del Triveneto – e non solo – raddoppiano, alla Fiera di Santa Lucia di Piave (dal 10 al 26 aprile). Venerdì 17, nel secondo dei tre weekend di programmazione, la Fiera della birra artigianale, quarta edizione, oltre alla conferenza del decano Tullio Zangrando, vedrà anche l'inaugurazione di una mostra senza precedenti, dedicata alla storia della birra raccontata attraverso un “codice” narrativo davvero particolare: il collezionismo.


Un viaggio nel tempo per immagini e souvenir, fra bicchieri e sottobicchieri, targhe e lattine, locandine ed etichette, il tutto a firma di Michele Airoldi, raccoglitore di piccoli tesori praticamente da sempre (“Collezionisti si nasce e non si diventa”, ama precisare) e soprattutto storico, autore, fra gli altri, del volume “Antiche birrerie italiane” (una delle poche pubblicazioni sul passato delle birrerie, nell'oceano di volumi dedicati alla birra nel panorama editoriale nazionale).

Un fil rouge che muove i primi passi dal 1829, con la nascita della prima birreria tricolore, la Wurher, e che poi si articola fra Pedavena e Peroni, passando per Zimmermann e Menabrea,  Forst e  Moretti, Dreher e Wunster, Poretti e Itala Pilsen (sono in tutto undici i marchi nati oltre un secolo fa tutt’ora presenti sul mercato). Un'avventura letteraria ed “antologica” che ha portato l'autore 77enne da oltre vent'anni di Mogliano di Treviso (ma brianzolo doc) in trasmissioni televisive e radiofoniche, oltre a innumerevoli fiere.

Secondo il curatore, una mostra insomma "tutta da vedere e comprendere tramite locandine che illustrano la storia di oggetti pubblicitari: dalla lattina al sottobicchiere, dal calendario perpetuo all’etichetta, all'insegna". E ancora, carte intestate (e relative buste), perfino un menù degli anni Trenta. "Oggetti che abbracciano circa sessant’anni di  storia - ha spiegato Airoldi - Si va dai primi del novecento fino agli anni 60. E’ il periodo in cui l’oggettistica pubblicitaria viene realizzata con una cura particolare che non si riscontrerà più negli anni a venire”.

Una passione quella del birrofilo, sospesa fra storia e collezionismo, che affonda le radici all'alba degli anni Ottanta, con la fondazione della sezione Lombardia del Club di collezionisti di lattine da birra “Il barattolo” (nel 1982 il primo storico Raduno Nazionale a Monza) e che – con la complicità della moglie Francesca - non s'è mai fermata, dapprima con una predilezione per le lattine, poi per i bicchieri pubblicitari di una volta, spaziando poi per l'intero scibile del merchandising brassicolo, sottobicchieri e spille compresi.

 QUI IL SITO DI MICHELE AIROLDI

martedì 7 aprile 2015

I microbirrifici nascono anche a scuola: dopo Roma, Monza (con l'aiuto di Carrobiolo e Rurale)

Non soltanto "Vale la pena". Giochi di parole a parte, grazie ad Expo 2015 (il cui noto slogan è “Nutrire il pianeta”), dopo l'Istituto Sereni di Roma, anche una scuola brianzola ha deciso di sperimentare l'ebbrezza da microbirrificio.


All'istituto per geometri "Mapelli" di Monza, nell'alveo dell'indirizzo “tecnico alimentare per valorizzare prodotti italiani”, è infatti nato un progetto imprenditoriale, con tanto di simulazione di business plan e birrai artigianali “tutor” (giunti dal birrificio cittadino “Carrobiolo” e dal desiano “Rurale”). 


Saphirea 15” (che vorrebbe designare una materia pura, d'angelica essenza), è il nome del birrificio sperimentale. Nel percorso, anche lo studio della cultura birraria, arrivando ai giorni d'oggi con una particolare attenzione per la sostenibilità ambientale dei processi di produzione. Obiettivo: dotare la scuola di un vero e proprio microbirrificio (e anche di un mini caseificio) didattico.


L’istituto sarà presente a Expo 2015 nel Padiglione Italia, nello spazio «Vivaio scuole», dopo che il progetto si è classificato tra i migliori cinquanta dell’iniziativa «Le scuole della Lombardia per Expo». 

sabato 4 aprile 2015

Un altro video prende in giro gli "esperti di birra", ma questa volta è autoironia

Ricordate il famoso spot lanciato a inizio febbraio dalla Budweiser (“Le persone a cui piace la nostra birra, le birre non le dissezionano... a loro piace semplicemente bere birra”, era lo slogan) per prendere in giro quei “secchioni” degli appassionati di birra artigianale? [CLICCA QUI]


Anche un altro produttore ha deciso ora di puntare su un marketing particolarmente graffiante. Ma questa volta non per dipingere nerd occhialuti come degli “sfigati”, quanto più per affrontare con una bella dose di autoironia alcuni dei vizi più diffusi fra gli appassionati di birre. Affinchè i cosiddetti beer-geek non finiscano insomma per trascendere in beer-snob o beer-nerd. 


L'idea è del birrificio artigianale Indie Ale House di Toronto, che attraverso una divertente clip ha voluto stigmatizzare gli eccessi di cui si rendono a volte protagonisti i sedicenti “esperti di birra”.

La scena è ambientata davanti a un bancone e ad una serie di spine. Il publican accoglie tre clienti con un serafico “Benvenuti alla nostra scuola sulla cultura della birra, sono qui per mostrarvi com'è facile gustare una buona birra”.

Il primo immediatamente ribatte "Ma io sono già qualificato!", e tira fuori dal cilindro tanto di diploma (con riportato il 2027 perché sostiene che sia la sua data di morte prevista). Poi infila due dita nella birra e sentenzia: "Orzo tostato, luppolo, acqua e lievito". E al barista che osserva divertito: "Wow, hai appena elencato gli ingredienti di ogni stout!", la caricatura dell'esperto si prodiga a quel punto  in una dotta citazione: "Sapete che l'Imperial Stout, conosciuta anche come Russian Imperial Stout, è una birra scura forte che venne prodotta per la prima volta nel XVIII secolo nel birrificio di Thrale a Londra? E' vero, l'ho letto su Internet!".

Poi è la volta di una graziosa signorina con tanto di occhiali a montatura spessa, alla quale il publican chiede se sa come si gusta una birra. Lei risponde: "Certo che lo so, sono un'esperta di birra e odio quasi tutto quello che bevo! Questo non significa forse che so gustare una birra? Questa (riferita alla birra che ha di fronte, ndr) non è di certo un'IPA, che schifo!". E il barista: "Ma questa è un'IPA!".


Terzo siparietto, il “sommelier”. "Anch'io so come si gusta una birra – mentre odora e assaggia un boccale -  Sentite: ciliegia... no lampone.. no è corda... no, sono dita! dita umane! Le mettono nell'India dell'est! Boh, non so cosa sto facendo..."

E dopo la carrellata di stramberie, arriva la conclusione proverbiale del publican. "Ok ragazzi, ora vi darò la prima e unica lezione dell'Ale House School: cercate la birra che vi piace, prendetela, la birra va in bocca". Alla fine, il trio si lascia educare e "Non è così male" è il commento generale. Tanto che la ragazza che voleva un'altra IPA si sente proporre dal publican "Perché non provi una porter?" e arriva addirittura ad ammettere: "Non la odio!". "Vedete, è facile: la birra va in bocca!", ribadisce il barista ("Beer goes in your mouth!", ripete come un mantra).

[Grazie per il prezioso aiuto alla traduttrice (e amica birrofila) Ilaria Locatelli! Contattatela: ilaria-locatelli@libero.it]

venerdì 3 aprile 2015

La birra "spaziale" è realtà: lieviti oltre l'atmosfera per... quattro minuti

Ricordate il “Ninkasi space program”, progetto brassicolo senza precedenti per spedire lievito nello spazio, a bordo di un vero e proprio razzo? (NE AVEVAMO PARLATO QUI). Bene il piccolo produttore di birra a ridosso della costa oceanica degli Stati Uniti (in Oregon, più o meno a metà strada fra Seattle e San Francisco) che ha la paternità dell'iniziativa pare avercela fatta.

L'etichetta ispirata alla dea per eccellenza dell'universo birrario, Ninkasi, appunto, venerata già dagli antichi Sumeri ha deciso di varcare la nuova frontiera dei cosiddetti lanci spaziali privati per mettere in orbita un razzo di dimensioni contenute in modo da testare la capacità del lievito di sopravvivere oltre all'atmosfera terrestre. 


Ceppi di saccharomyces cerevisiae in sei diversi contenitori sono stati spediti a ottobre oltre l'atmosfera per testare la loro resistenza a condizioni fisiche mai sperimentate. Una volta tornata a terra, la “capsula” è stata recuperata per verificare lo stato di salute dei piccoli organismi, che poi sono stati utilizzati per brassare “Ground Control”, nuova birra il cui lancio (non spaziale, ma commerciale) è previsto dal 13 aprile.

Resta da capire quanto l'esperimento si sia rivelato utile scientificamente... il lievito “astrale” è rimasto, infatti, per poco più di 4 minuti in assenza di peso prima di tornare sulla Terra. Il sospetto è che la birra "spaziale" sia insomma più che altro un'indovinata trovata a livello di marketing.

giovedì 2 aprile 2015

Coca-cola costringe birrificio belga a cambiar nome a una birra

Questa volta ha vinto Golia. E che Golia, verrebbe da dire... La notizia è che il gigante Coca-Cola ha costretto un birrificio belga a cambiare il nome ad una delle sue birre. Il motivo? Il malcapitato "Davide" della situazione sarebbe stato "reo" d'aver scelto un nome di battesimo troppo simile a quello di un fermentato di frutta senz'alcol commercializzato dalla multinazionale in alcuni Paesi del Vecchio Continente. "Tumult" la bibita, "Tumulus 800" l'etichetta della birra artigianale, che dopo il braccio di ferro legale il birrificio "De Kale Ridders" sarà costretto a modificare.

mercoledì 1 aprile 2015

Il decano delle birrerie del Triveneto alla Fiera di Santa Lucia di Piave

Passa per Trieste, il destino della birra come la conosciamo oggi. O meglio, quanto meno dello stile che domina largamente il mercato planetario, la birra “lager”.

Ora dimenticate le etichette delle marche più famose che a tutte le latitudini campeggiano sugli scaffali dei punti vendita, perchè tutto questo 175 anni orsono non esisteva. Poi arrivò Anton Dreher (padre), e sconvolse attorno al 1840 la tranquillità viennese utilizzando per primo lieviti a bassa fermentazione e creando una birra di immediato quanto straordinario successo. Ma è ad Anton Dreher (figlio), 32 anni dopo, che va il merito d'aver reso quel tipo di birra, leggero e dissetante - la lager - un fenomeno commerciale e una realtà industriale a livello globale.


E' infatti nello stabilimento di Trieste, correva l'anno 1872, che gli studi dell'ingegner Carl Linde sul freddo artificiale finanziati da Dreher trovano forma e sostanza: stiamo parlando della prima macchina per la refrigerazione (l’antenata del moderno frigorifero casalingo) in grado di slegare la produzione di birra dalle latitudini e dai climi mutevoli nel corso delle stagioni.

Tullio Zangrando
Una rivoluzione industriale che Tullio Zangrando ha vissuto nel prosieguo in prima persona e “toccato con mano”. Una storia in presa diretta che l'82enne decano delle grandi birre del Triveneto racconterà alla Fiera di Santa Lucia di Piave (dal 10 al 26 aprile). Alla Fiera della birra artigianale, quarta edizione (QUI IL SITO), sarà, infatti, protagonista di una conferenza dal titolo "Le Birrerie del Triveneto", nel secondo dei tre weekend di programmazione.

Venerdì 17, alle 19, il Mastro Birraio fornirà alcuni cenni sulla storia delle birre regionali, vale a dire soprattutto Theresianer, la più antica (“Nata a Trieste nel 1763, all'epoca di Maria Teresa d'Austria, poi sparita per non si sa quali motivi e rinata a Nervesa della Battaglia per iniziativa di Martino Zanetti”), Pedavena (“Fra quelle ancora in funzione, la più nobile”), e la più rilevante, la Dreher di Trieste, appunto, fondata nel 1865 (“La più importante fabbrica di birra della storia del mondo moderno per il suo impianto di refrigerazione”).

Un excursus sulla storia delle economia e delle vicissitudini industriali di uno spaccato d'Italia, insomma.


LA BIOGRAFIA. Nato a Trieste nel 1933 (il padre lavorava proprio alla Dreher), Zangrando vive a Pedavena dove ha a sua volta per lungo tempo lavorato. La guerra, la maturità classica a soli 17 anni, due lauree (una in Tecnologia Birraria al Politecnico di Monaco), una carriera lunga mezzo secolo (Direttore Tecnico Dreher Genova, Direttore Tecnologico Dreher Pedavena, Direttore Tecnico Moretti Udine e responsabile della costruzione dello stabilimento a San Giorgio di Nogaro oggi Birra Castello), pubblicazioni (dal 1976 al 2006 Direttore Responsabile della rivista “Birra e Malto”, collaboratore del mensile “Il Mondo della Birra” e autore de “Il Libro della Birra” edito da Edagricole), professore di Tecnologia Birraria alla Facoltà di Tecnologie Alimentari dell’Università di Udine, membro della Società tedesca di Storiografia della Birra di Berlino e molto altro ancora.