domenica 25 ottobre 2015

Ritorna a Milano l’Italia Beer Festival Pub Edition

Dopo il successo dell’anno scorso ritorna a Milano l’Italia Beer Festival Pub Edition

“L’edizione dello speciale IBF dedicato ai pub è piaciuta tantissimo al pubblico – spiega Paolo Polli, ideatore della manifestazione che, nella sua versione originale prosegue da ormai da oltre dieci anni – e gli stessi publican, i gestori dei locali, sono contenti di potersi ripresentare agli appassionati milanesi (ma non solo) oltre che di conoscersi meglio l’un l’altro per scambiarsi idee e opinioni in merito alle rispettive realtà lavorative”. 

Paolo Polli con il "Monarca" del Lambrate Giampaolo Sangiorgi
I grandi numeri della prima edizione 2014 hanno costretto l’organizzazione a cambiare location: sempre agli East End Studios ma allo Studio 90, (e non più allo Spazio Antologico) il che vuol dire tre padiglioni anziché uno. Il weekend quest’anno sarà quello dal 13 al 15 novembre e la formula sarà sempre la stessa: alcuni dei migliori pub e publican d’Italia che porteranno al pubblico dell’IBF Pub Edition le loro birre preferite, rigorosamente artigianali. Birre provenienti da tutto il mondo, prodotti anche di nicchia, di certo tutti prodotti straordinari.

martedì 20 ottobre 2015

In una sola persona, tutta la storia della birra artigianale italiana

Quando parla del movimento che ha contribuito a far nascere, si mostra quasi incredulo, oggi, Lorenzo Dabove. A metà degli anni Novanta sarebbe stata fantascienza preveder ciò che sta accadendo oggi nel mondo della birra, soprattutto in Italia. Fantascienza a livelli ben più estremi rispetto al personaggio dell'alieno portato in scena dall'esperto birrario - e attore per vocazione - che gli ha regalato il soprannome col quale è universalmente conosciuto fra gli appassionati, ovvero Kuaska.

Beersommelier, beerteller, storico della contemporaneità del pianeta birra, massimo conoscitore del settore a livello nazionale. Così è universalmente riconosciuto Dabove, che in "Kuaska One Man Show" in agenda sabato 31 ottobre prossimo alla Fiera Mastro Birraio di Pordenone, ripercorrerà la storia  del movimento artigianale dagli albori ai giorni nostri ("Dalla prima birra a fine anni 70 sino all'idolatria cui oggi sono sottoposto...").

Passato, ma non solo. Perché la birra artigianale mai come oggi si trova ad affrontare un passaggio critico. E', infatti, notizia recente il matrimonio fra SabMiller e Ab Inbev, supercolosso multinazionale in grado di controllare quasi il 31% del mercato mondiale con oltre 350 differenti etichette. Un gigante rispetto al quale i 30 milioni di litri l'anno realizzati da quasi 700 microbirrifici italiani (900 beerfirm comprese) fanno il solletico, in un'ottica di Mercato.

Una fusione che sa di attacco diretto a un trend emergente, perché se universalmente la domanda è in calo ovunque così come i volumi (crollati del 10%), "craft" resta sinonimo di una tendenza in crescita un po' d'appertutto. Rafforzarsi, insomma, anche per ovviare con un offensiva soprattutto quantitativa, secondo alcuni, a una carenza strutturale, ovvero siti industriali progettati per la produzione di grandi volumi a basso costo, ma fisiologicamente inadatti a produrre birre di nicchia in grado di fare concorrenza alle artigianali.

"In Italia c'è un tipo nuovo di consumatore - chiosa Kuaska - 'Perchè questa birra ha un sentore di caffè o di ciliegia?' Ogni volta che mi sento rivolgere un perché, per me è un trionfo. In una birra industriale non chiedi mai perché, la tracanni e basta... Il consumatore è diventato esigente, un dato molto positivo".

venerdì 16 ottobre 2015

Per un mese ha fatto a meno di zucchero e birra

Sacha Harland ha 23 anni ed è un artista olandese. Ultimamente è diventato famoso per essersi prestato a un esperimento che l'ha in qualche modo catapultato anche fra i trend delle cronache birrarie. Per un mese ha fatto a meno di zucchero e birra.


Un'inizio in salita, il suo. Nei primi giorni la "cavia" è risultata, infatti, particolarmente scontrosa ed irritabile. Verso la fine dell'esperimento però la voglia di dolci era sparita del tutto, Sacha s'alzava più facilmente la mattina, era dimagrito di otto chili, aveva ridotto il colesterolo dell'8 per cento.


Beh, sai Sacha, io già non mangio dolci...

giovedì 15 ottobre 2015

Craft o non craft? Un dubbio amletico tipicamente italiano

In Italia c'è un solo corso universitario specificamente riservato alla Tecnologia della birra. E' nato nei lontani anni Ottanta e a tenerlo ormai dal 1994, alla Facoltà di Agraria di Udine, è Stefano Buiatti (nella foto, gentilmente concessa da Mondobirra.org). Professore, ma anche appassionato e, a tutto tondo, fra gli esperti di settore "top" che si contano sulle dita delle mani, nel nostro Paese.

Il professor Stefano Buiatti
Cultore, docente e tecnico, insomma. Soprattutto con un approccio schietto e razionale, lontano da pregiudizi "ideologici" di cui è molte volte intrisa la scena brassicola. Potrà rendersene conto chi avrà la fortuna di seguire il suo laboratorio "Dal campo al bicchiere" in agenda il 24 ottobre prossimo alla Fiera Mastro Birraio di Pordenone: sotto i raggi X, la filiera di un processo.

Sarà proprio questo il punto di partenza. E', infatti, un'anomalia del tutto italiana -  secondo il Buiatti-pensiero -  la dicotomia quasi manichea fra artigianale e industriale, bello e brutto, giusto e sbagliato, qualità e porcheria. Un approccio semplicistico e il più delle volte forzato, secondo il docente ("Io credo in primo luogo nel prodotto di qualità, da qualsiasi parte arrivi"), perché non è affatto automatico che artigianale significhi qualità.

Né che valga il contrario, ca va sans dire, ma il problema lungo lo Stivale è fisiologico a un peculiare assetto del sistema: da un lato fabbriche nella concezione più classica del termine, che arrivano a sfornare fino a 100mila litri all'anno della più standard delle tipologie di birra (la classica lager), dall'altro realtà con un'infinita varietà di stili nella faretra, eppure nella gran parte dei casi così piccole da non superare i mille litri

Una spaccatura così profonda non poteva non lasciare il segno, in un Paese ancora indietro anni luce in termini di Cultura brassicola ("In Belgio - dove fra l'altro il problema delle due tifoserie, craft e no craft, non se lo pone nessuno, ndr - vi sono sì realtà industriali, ma anche produttori di medio livello in grado di produrre 10, 20, anche 60mila litri l'anno", spiega Buiatti).

Insomma, se l'artigianale riuscisse a "rubare" dai processi della grande industria più "tecnologia" (potendoselo economicamente permettere), potrebbe raggiungere una qualità anche superiore (e lo testimoniano a dire il vero birrifici ambiziosi avventuratisi negli ultimi anni sul terreno della produzione isobarica, per dirne una). Un esempio? "Va bene la non pastorizzazione, ma nelle artigianali non avrei nulla in contrario se si facesse maggiormente uso della filtrazione. Troppo spesso si sentono note di lievito in alcune birre artigianali che, troppo accentuate, snaturano e sviliscono il prodotto", rileva il professore.

giovedì 8 ottobre 2015

Aria di crisi anche per l'Oktoberfest: 400mila visitatori in meno

Tempi difficili anche per l'Oktoberfest di Monaco. L'edizione numero 182 conclusasi domenica 5 ottobre ha fatto registrare un calo in termini di visitatori da 6,3 milioni del 2014 a 5,9 nel 2015. Comunque 7,3 milioni di litri di birra spillati, tanto da far gridare al successo gli organizzatori, eppure un segno dei tempi. Non senza qualche ombra in più rispetto al passato.


Numeri comunque lontani rispetto ai 5,5 milioni di visitatori del 2001, subito dopo l'attacco alle Torri gemelle. Eppure 400mila litri in meno spillati restano un fattore sul quale gli organizzatori dovranno fare i conti. Nonostante la minore affluenza abbia fatto registrare anche un numero minore di reati (1191 invece dei 1290 dell'anno precedente), così come i casi di coma etilico (628, ovvero 72 in meno rispetto all'anno precedente).

Meno sostanza, ma più apparenza forse, se si considera la sempre nutrita carrellata di Vip, dal tennista Boris Becker, ad attori come Elyas M'Barek o modelle come Franziska, fino ai calciatori del Bayern Monaco o alla biondìissima Sophia Wollersheim ripresa con due boccali di birra contemporaneamente in bilico sul proprio generoso decolletè. 

E in ogni caso, l'Oktoberfest si conferma alveo ideale dei brevetti: più di 2000 all'interno delle tensostrutture: leader quelli per la spillatura i rubinetti di birra (ben1813).

mercoledì 7 ottobre 2015

Il primo prestigiatore al mondo con iPad e birra

Dista anni luce - letteralmente - da Harry Houdini. Ma pur sempre mago è. Simon Perro, da Monaco di Baviera, è infatti il primo prestigiatore al mondo che invece di carte da gioco, conigli e cilindro usa... l'iPad per dar vita alle sue magie.


E data la provenienza, non poteva esimersi dal coniugare uno dei suoi numeri con la quintessenza stessa della Baviera: la birra. Che l'illusionista fa spillare direttamente dal suo tablet al quale ha appiccicato un'improbabile spina "a ventosa".


Che volete che vi dica... va beh, è una cavolata! Però è simpatico ;)

Invenzioni brassicole: il growler pressurizzato che conserva meglio la birra

Tutti quanti voi hanno provato a portarsi a casa della birra alla spina sanno bene come funziona. Che sia un pub, un birrificio con tap room o qualsiasi mescita in grado di spillare della birra infustata, l'unica soluzione è quello che gli americani chiamano "growler", vale a dire un "boccione"  in vetro dotato di tappo a pressione e di una guarnizione spessa un dito, in genere capace di contenere da uno a qualche litro di bevanda.

Se il publican o il birraio sono onesti, si premureranno di spiegarvi che la birra da voi scelta andrà tenuta in fresco e bevuta a stretto giro, massimo entro un giorno o poco più. Perchè il problema è l'implacabile ossidazione: spillando, la birra si mescola inevitabilmente all'aria e anche il birraio più meticoloso, quello che vi riempirà il growler fino all'orlo, quasi "sotto vuoto", non potrà far granchè per sovvertire le leggi della chimica.


Eppure, alla GrowlerWerks di Portland, Oregon, ora si sono inventati uKeg, un growler pressurizzato. Eureka! O meglio, ne sono convinti gli inventori d'aver creato il primo growler davvero in grado di mantenere la birra fresca (organoletticamente) e fredda (dal punto di vista della temperatura). Dopo aver stampato un prototipo di plastica e auto-finanziato il progetto per 80mila dollari, Shawn Huff, Brian Sönnichsen, Evan Rege e Chris Maier hanno lanciato una campagna di crowdfunding su Internet raccogliendo in poco tempo 10mila sostenitori e un milione e mezzo di finanziamenti.

Tecnicamente, uKeg è fatto in acciaio inox, ha una doppia intercapedine isolante (più o meno come nei termos), un rubinetto estraibile per la spillatura (ma è allo studio anche una versione più semplice, senza) ed è in grado di regolare la pressione grazie a "cartucce" di anidride carbonica per alimenti. Ed è - assicurano - facile da smontare e pulire. Però non sarà prodotto in Usa, ma... in Cina (evviva il patriottismo brassicolo). Dovreste trovarlo a breve in vendita su Growlerwerks.com e Amazon: provateci, se volete, anche se dubito che ve lo spediranno in Italia.

venerdì 2 ottobre 2015

A Pordenone... non è tutto "craft" quello che luccica

"In principio, 'artigianale' era sinonimo di qualità. Poi, poi viste le praterie aperte, i bisonti si sono lanciati per mangiare l'erba". Forse proprio così domenica primo novembre Paolo Erne darà il via alla sua lectio dal titolo "Artigianale sì, artigianale no" in programma alla Fiera Mastro Birraio di Pordenone (dal 23 al 25 ottobre e dal 30 ottobre al 1 novembre). Una spiegazione pratica per sapersi muovere nel mutevole mondo delle produzioni non industriali d'oggi a cura dell'esperto brassicolo, fra i primi homebrewer d'Italia e oggi consulente di diversi microbirrifici, nonchè fondatore del noto gruppo Facebook "Accademia delle Birre" (così chiamato in onore del maestro Franco Re, a sua volta fondatore nel 1997 dell'Università della Birra di Azzate).

"La crescita tumultuosa di troppe realtà ha portato ad un panorama, a livello di mercato, fatto di birre troppo simili fra loro e spesso troppo luppolate, non per sapienza o convinzione, ma solo per moda": il mastro triestino, "guru" delle birre acide, accompagnerà gli spettatori in un viaggio virtuale per far capire che non è tutto "craft" quello che luccica. "Ma è moda o il movimento si è ormai stabilizzato ovvero 1000 o non più mille birrifici? - ha continuato l'esperto giuliano - Bisognerebbe interrogarsi soprattutto sui consumi totali, se crescono o calano o se in realtà siamo ancora inchiodati sui soliti 31 litri pro capite/anno ormai da decenni".

Un'analisi a 360 gradi delle principali differenze fra industriali, craft o ancora "crafty" (le linee simil-artigianali lanciate negli ultimi tempi dai colossi dell'industria): "sintomo di paura delle industrie o desiderio di coprire un mercato che sta virando verso i microbirrifici?", provoca sibillino Erne. E poi consigli utili su come comperare bene e dove (nella grande distribuzione al beershop o sul Web) e un raffronto con la realtà degli altri Paesi.