lunedì 29 giugno 2015

Produrre birre acide senza rischi di contaminazione oggi si può?

Veneto Agricoltura è l'azienda regionale veneta che si occupa dei settori agricolo, forestale e agro-alimentare. La scorsa settimana ha diramato un comunicato dirompente, almeno potenzialmente per gli addetti ai lavori del settore birrario, e in particolare per gli artigiani virati negli ultimi anni verso una delle famiglie brassicole più antiche, ora tornate in voga: le birre acide.


Veneto Agricoltura ha annunciato che nei laboratori dell'Istituto per la Qualità e le Tecnologie Agroalimentari di Thiene (Vi), in collaborazione con BIOAGRO (azienda partecipata specializzata nella vendita di batteri lattici per applicazioni agro-alimentari), sono state effettuate ricerche per selezionare ceppi di Lactobacillus plantarum e di Pediococcus pentosaceus: "Due specie di batteri lattici da utilizzare per la produzione di birre caratteristiche per acidità, profumo, aroma e sapore - hanno spiegato - Sono stati selezionati ceppi di batteri lattici che non producono bioammine (sostanze tossiche che si possono trovare in molti alimenti fermentati).  Poi sono stati verificati anche due caratteri: assenza di produzione di EPS (EsoPoliSaccaridi, responsabili della 'malattia del filante'), e la sensibilità al luppolo, indispensabile per scongiurare la possibilità di 'contaminazione crociata' dei ceppi di batteri lattici, selezionati per la produzione di birre acide". 

Brasserie Cantillon, la più celebre fucina di birre acide al mondo
Dirompente la comunicazione, inversamente proporzionale (per il momento) l'entusiasmo suscitato negli appassionati del settore, la maggior parte dei quali hanno preferito prender con le pinze la notizia.

Il tema è, per carità, assolutamente attuale. Le birre acide sono da qualche tempo un trend nel mondo delle artigianali. E parlare di contaminazione, su questo fronte, è quasi scontato: uno dei problemi maggiori coi quali i birrai si trovano a fare i conti, nel misurarsi con le birre acide, è, infatti, il rischio che l'utilizzo di microorganismi (lieviti o lattobacilli) caratteristici per dar vita a quei determinati stili, finiscano per "contaminare" la produzione di tutte le altre tipologie brassate nello stesso ambiente (dalle birre pils alle belgian ale, dalle stout alle IPA) che invece di acido non hanno proprio nulla. E' ormai noto l'escamotage di un noto produttore artigianale italiano - per rendere l'idea - che per bypassare il problema ha deciso di dividere il birrificio in due, isolando entrambe le metà (dove si fanno birre acide e dove le "normali") e colorato addirittura con due colori diversi - blu e rosso - tutti gli attrezzi per la birrificazione nei due settori, per scongiurare scambi e contagi.

Botti per la maturazione di birre acide
Insomma, alla luce di tutto ciò, il lancio divulgato dal Vento parrebbe porsi come il proverbiale uovo di Colombo. I ricercatori sostengono che, utilizzando ceppi così selezionati, "si potrà procedere aggiungendo lo starter di batteri lattici prima della bollitura in mosto raffreddato a 30-35°C, ed ottenere così in sole 12-16 ore un deciso abbassamento di pH". Successivamente bollitura, luppolatura, raffreddamento ed inoculo del lievito, "concludendo così il processo di birrificazione in modo tradizionale".

Sarà davvero così? La materia è molto tecnica e appannaggio di una ristretta cerchia di "iniziati". Non resta ora che attendere le reazioni dei "guru" dell'alchimia brassicola in senso acido e saggiarne il peso. 

Dal canto suo, Veneto Agricoltura sembra talmente sicura delle proprie carte da ostentare una sicurezza abbagliante: "In questa maniera si produrranno nella birra gli effetti positivi (acidificazione e produzione di aromi), derivanti dal metabolismo dei batteri lattici, senza che questi possano inquinare altre produzioni di birre tradizionali nelle quali potrebbero provocare difetti: ciò rende quindi finalmente possibile per qualsiasi birrificio artigianale, anche tradizionale, produrre birre acide senza alcun rischio di contaminazione crociata con le altre birre", hanno concluso senza mezzi termini dall'azienda regionale. 

giovedì 25 giugno 2015

Ritorna a settembre la "Milano beer week"

Dopo il successo ottenuto dalla prima edizione organizzata a settembre 2014, la Milano Beer Week sta per tornare. La seconda edizione del primo "festival birrario diffuso" in città andrà in scena dal 21 al 27 settembre

Maurizio Maestrelli
«Alla Milano Beer Week non ci si può semplicemente iscrivere - spiega l’ideatore Maurizio Maestrelli, giornalista e beer writer - ma ci si sceglie a vicenda. Noi facciamo una selezione e, successivamente, una proposta. Il locale decide liberamente se entrare in questa specie di club oppure no. L’importante è condividere la filosofia del progetto».

La filosofia è presto detta: avvicinare al mondo delle birre il pubblico milanese. «Le buone birre non appartengono solo a una certa generazione o una specifica tipologia di persone - sottolinea Maestrelli - Noi pensiamo, anzi siamo sicuri di questa cosa, che le buone birre siano la bevanda più interclassista e trasversale esistente al mondo».

I preparativi per la seconda edizione della Milano Beer Week fervono (qui il sito www.milanobeerweek.it completamente rinnovato): in agenda, dalle degustazioni guidate da esperti, agli incontri con i birrai che saranno a Milano per l’occasione, dalle cene con abbinamento alle serate di musica, dalle mostre fotografiche ai tap takeover.

La birra caffè latte non piace ai politici del New Hampshire

L'imperial coffe stout "Founders Breakfast Stout" reca in etichetta un bambino intento a consumare la propria colazione. Caffè latte da un lato e una birra cremosa con sentori di caffè tostato dall'altro: il parallelismo è più che intuitivo.

Ma non piace. Almeno a una fetta di politici del New Hampshire convinta che il messaggio possa in qualche modo favorire la diffusione dell'alcol fra i minorenni (!). 

Ed è battaglia politica nello Stato del New England americano. A osteggiare un giro di vite legislativo ormai considerato inevitabile, un senatore repubblicano, titolare di un bar, che era riuscito qualche mese prima a coronare il sogno di poter finalmente vendere la "Founders Breakfast Stout" ai propri clienti, grazie a una parziale revisione del divieto di raffigurare minori in etichetta. Revisione che evidentemente era destinata ad aver vita breve...

mercoledì 24 giugno 2015

Con la birra di montagna... il gusto ci guadagna

Parafrasando in chiave brassicola uno storico spot del Caffè Splendid: con la birra di montagna... il gusto ci guadagna.

Cos'hanno in Comune i trentini BIRRIFICIO BIONOC' di Mezzano di Primiero, BIRRIFICIO RETHIA e LA BIRRA DI FIEMME, il piemontese BRASSERIA ALPINA, il toscano BIRRA AMIATA e il friulano FOGLIE D'ERBA?

Sono tutti birrifici "di montagna", nel senso che producono se non proprio ad alta quota, almeno ad una maggiore altitudine, rispetto alla media. Il che non è di per sè automaticamente indice di particolari segni distintivi, brassicolmente parlando, anche se qualità dell'aria e dell'acqua sono particolari sui quali i produttori montani tengono in genere a puntare.

Saranno tutti protagonisti, dal 17 al 19 luglio, nel cuore delle Dolomiti a “La Bira te Fascia”, primo Festival dedicato alla birra artigianale italiana di montagna, promosso dall'Associazione di Promozione Sociale ComunicArea con la collaborazione del Comitato Manifestazioni di Campitello e l’A.P.T della Val di Fassa.

Particolare curioso: al Festival tutti i materiali saranno tradotti anche in ladino, idioma storico locale.

lunedì 22 giugno 2015

Nuove mode, lo yoga in birrificio

Chissà che anche i birrifici nostrani non decidano presto di seguire le nuove mode d'Oltreoceano. L'ultima è il "BeerYoga", vale a dire praticare esercizi di rilassamento e meditazione (attraverso ginnastica e controllo della respirazione) direttamente in sala di cottura o in mezzo ai fermentatori.


L'idea è stata lanciata dalla Port City Brewing Company ad Alexandria, in Virginia, a un passo dalla capitale Whashington. Insomma, un modo per cavalcare il trend delle artigianali, accostandovi un'altra disciplina "cool", cioè altrettanto alla moda. "Solo" 15 dollari per una seduta e una pinta di birra. Eppure, in un attimo, altri birrifici della East coast hanno deciso di andare a ruota.

sabato 20 giugno 2015

La bufala della birra dedicata alla prima bandiera americana

La ricetta originale della Brown's Ale, birra dedicata alla prima e originale bandiera americana a stelle e strisce, recuperata tra le macerie del birrificio di Baltimora sul cui pavimento lo storico vessillo venne cucito nel 1812. 


Un ritrovamento eccezionale. E invece no. Non è vero nulla. Ma si tratta comunque di un geniale esperimento sociologico per testare  la capacità di ingannare la Rete confezionando su misura storie del tutto inventate, ancorchè affascinanti e in poco tempo virali.

L'esperimento porta la firma di T. Mills Kelly, professore emerito della George Mason University, che ai propri studenti ha commissionato una "bufala" davvero di classe, con tanto di video Youtube, interviste ad esperti, fonti documentarie trascritte e scannerizzate, ma soprattutto pagine Wikipedia redatte ad hoc a sostegno.

Tutto falso, però. Il gruppo ha preso ispirazione dal fatto che la prima bandiera degli Stati Uniti, la Star-Spangled Banner originale, venne cucita proprio sul pavimento di un birrificio di Baltimora, la Brown's Brewery, nel 1812.

Gli studenti di Kelly si sono inventati la storia del fortunoso recupero della dimenticata ricetta, hanno realizzato una pagina Wikipedia del birrificio, poi addirittura un sito ad hoc - - Beerof1812.com (ora trasformato in un report dell'esperimento stesso) - e hanno rilanciato sui social network lo scoop.

La bufala è andava avanti un bel po', prima di essere smascherata dagli stessi utenti del Web. Eppure, una bellissima storia comunque.

venerdì 19 giugno 2015

Quando, grazie alla birra, si aiutano le scuole

Hanno raggiunto quest’anno quota otto le lavagne multimediali donate alla scuola elementare di Misinto - in Brianza - dagli organizzatori della locale Festa della Birra, grazie al ricavato del tradizionale evento estivo della passata edizione.

foto MbNews.it
“Come ogni anno – spiega l’organizzatore Fabio Mondini – abbiamo devoluto parte del ricavato alla comunità, quest’anno oltre 20.000 euro. I fondi donati sono stati impiegati nel corso degli anni sempre per funzioni di interesse pubblico: nel 2011 per il rinnovo dell’aula d’informatica; nel 2012 per la sistemazione di due nuove aule; nel 2013 per l’impianto wireless nelle scuole elementari, per la sistemazione dell’area giochi e per la piantumazione di nuovi alberi sempre nel giardino delle scuole elementari; nel 2014 per il finanziamento della festa di Carnevale e di Natale, per il finanziamento di un defibrillatore, per l’acquisto di quattro lavagne e per alcune iniziative dell’oratorio”.

Non mancherà anche un concorso aperto ai bambini delle scuole elementari per la creazione delle etichette della “Birra di Misinto”, prodotta ad hoc da Kulmbacher, che sarà presentata per la prima volta nel corso dell’edizione 2015.

Il 20esimo anno della Bierfest si aprirà il 9 per concludersi il 19 luglio.

giovedì 18 giugno 2015

Quest'anno all'Oktoberfest infranta la soglia psicologica dei 10 euro a boccale

Sarà (anche) una soglia psicologica, ma fa comunque il suo effetto. Quest'anno all'Oktoberfest di Monaco di Baviera - in programma dal 19 settembre al 4 ottobre - sarà impossibile trovare il tradizionale boccale al di sotto del limite dei 10 euro


Anzi, un litro di birra tedesca alla spina costerà anche qualcosa in più: se l'anno scorso il range variava fra 9,70 e 10,10 euro a seconda del produttore, il tetto nel 2015 si sposterà fino a quota 10 euro e 40 centesimi (non che l'acqua costi tanto meno, in ogni caso... dato che sta a 8,03 euro al litro!).

martedì 16 giugno 2015

Birra augurale per spedizione artica del 1875 ritrovata e venduta a 5mila dollari

Nel lontano 1875, l'Inghilterra inviò ben due navi alla volta del Polo Nord. Ma la spedizione artica non piantò la classica bandierina sulla sommità della sfera terrestre, nè riuscì a centrare lo scopo iniziale prefissatosi (scoprire l'esistenza di un mare polare aperto): non abbastanza adeguati i mezzi a disposizione, in realtà, tanto tanto freddo (polare, è il caso di dirlo), in più ci si mise pure lo scorbuto a fiaccare gli uomini guidati dall'esploratore Sir George Nares


Portarono a casa almeno un'utile mappatura della costa della Groenlandia, oltre ad alcune bottiglie di una birra augurale - la "Allsopp Arctic Ale" - appositamente brassata per l'occasione e pensata per esser stappata alla meta. Una di queste, dopo 140 anni, è recentemente rispuntata da un impolverato scatolone in uno sperduto garage nella contea di Shropshire. Ed è stata messa all'asta, finendo per essere aggiudicata a un collezionista scozzese alla ragguardevole cifra di 3300 sterline (5131 dollari).

giovedì 4 giugno 2015

Nuove strane birre dal mondo: con punte di pino, pomodoro e carcasse di granchio

Sempre divertente andare in giro per il mondo (anche se solo virtualmente) a scovare le birre più strane che fanno capolino.

Tra le ultime, una birra che arriva dal Maine (negli Usa), dove Horn Brewing Company ha deciso di dar vita alla Greeenwarden, impreziosita da punte di abete rosso (che avrebbero caratteristiche, tra cui sentori resinosi, floreali, d'agrumi, simili ad alcune varietà di luppolo).


Spostandoci in Francia, tra Tolosa e Bordeaux, troviamo invece nella città di Marmande, una birra aromatizzata con succo di pomodoro (ancora in fase sperimentale), mentre restando in ambito francofono, ma trasvolando in Canada, ecco per finire la "Crâââbe" del microbirrificio St.Pancras a Baie-Comeau, dove infine è nata una birra aromatizzata con carcasse di granchio.

E chi più ne ha, più ne metta...

mercoledì 3 giugno 2015

La Fox nei parchi Universal Studios ha iniziato a vendere la "vera" birra dei Simpson

Dopo infiniti "taroccamenti", la Twentieth Century Fox si è stancata. E alla fine ha deciso di commercializzare la "vera" birra Duff.

Da immaginaria a reale, insomma: la birra preferita da Homer Simpson ed amici nell'omonima celeberrima serie televisiva animata da qualche giorno è in vendita nei parchi a tema Universal Studios di Orlando, in Florida e di Hollywood, in California.

In passato, svariati produttori d'ogni sorta avevano provato a commercializzare la "Duff" senza però avere alcuna autorizzazione dai detentori del marchio registrato (tra l'altro Matt Groening, autore dei Simpson, dichiarò che non avrebbe mai concesso il marchio Duff Beer a un produttore di birra, perché secondo lui avrebbe potuto essere una forma di incoraggiamento al bere per i più giovani...).

Era accaduto in Colombia, in Germania (con la Duff Beer UG, per altro surrealmente finita in causa con un’altra birreria bavarese che aveva deciso di fare altrettanto), in Australia (dove un tribunale aveva decretato la distruzione di tutte le scorte) e in Messico (dove l'imprenditore Rodrigo Contreras aveva persino lanciato il sito duffmexico.com). 

Anche in Italia, un paio d'anni fa, il noto Pm torinese Guariniello aveva disposto il sequestro di 600 lattine identiche a quelle che appaiono in mano a Homer in tante puntate dei Simpson.

Il Duff pub ad Orlando, Florida
Ora la Fox ha deciso di fare sul serio, sgomberando il campo dalle ambiguità e dicendosi pronta a commercializzare la Duff "original" in Cile, Europa e naturalmente nel resto del Stati Uniti. Per la cronaca, negli Universal Studios erano già in vendita lattine di "Duff", ma finora all'interno c'era solo un energy drink.: ora, che poi la "nuova" Duff sia da considerarsi "vera" birra, solo l'assaggio regalerà ai posteri definitiva sentenza...