mercoledì 31 dicembre 2014

San Silvestro: a mezzanotte scatterà l'aumento dell'accisa sulla birra

Accanto alla conferma del bonus Irpef, alla riduzione dell’Irap per le imprese e alla cancellazione dei contributi Inps a carico delle imprese per i neoassunti a tempo indeterminato, dal 1° gennaio 2015 scatteranno anche una serie di aumenti che interesseranno tutti gli italiani.


Parafrasando il noto film di Robert Aldrich, la CGIA (Confederazione Generale Italiana dell'Artigianato) l’ha definita “Quella sporca dozzina”.

Ecco l’elenco delle 12 voci interessate dagli aumenti:
1) acqua potabile;
2) benzina e gasolio per autotrazione;
3) multe per violazione del codice della strada;
4) tasse automobilistiche dovute anche per gli autoveicoli e motoveicoli ultraventennali di particolare interesse storico e collezionistico;
5) pedaggi autostradali;
6) contributi previdenziali per artigiani e commercianti;
7) contributi previdenziali gestione separata Inps;
8) birra e prodotti alcolici
9) tassazione dei fondi pensione;
10) tassazione sulla rivalutazione del Tfr;
11) riduzione esenzioni sui capitali percepiti in caso di morte in presenza di assicurazione sulla vita;
12) Iva per l’acquisto del pellet.

In particolare, quanto alla birra, in base alla Determinazione RU 145744 del 23/12/2013 del Direttore dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, l'accisa (la tassa che i produttori sono tenuti a pagare in relazione alla quantità di prodotto immesso al consumo) passerà da 2,7€ a 3,04€ per ettolitro.

martedì 30 dicembre 2014

Message in a bottle 2.0: la birra sempre più interattiva

Non la famosa canzone dei Police, ma il titolo di un'azzeccata campagna pubblicitaria: "Message in a bottle". Infatti il messaggio nella bottiglia di romantica memoria si aggiorna oggi in una versione prepotentemente 2.0. L'idea è della birra argentina Andes, che ha deciso di mettere a disposizione dei propri clienti un "servizio" davvero particolare, che sfrutta il cosiddetto codice QR, un'immagine che può essere letta dalla fotocamera di uno smartphone o di un tablet, i quali a loro volta traducono l'informazione codificata. In questo caso in un filmato. 


Vale a dire che chi acquista la bottiglia, può abbinare a quell'univoco codice un breve filmato da lui stesso girato. Poi regala la bottiglia e il destinatario, puntando il proprio cellulare sul fatidico codice QR, vedrà aprirsi il video-messaggio. Un'innovazione che si presta a molteplici utilizzi, ma che il produttore argentino ha deciso di abbinare allo slogan "Dillo più facilmente con Andes": ovvero, perchè non utilizzarlo come escamotage per confessare verità "scomode". Come la madre che confessa al figlio di stare insieme al suo migliore amico da sei anni, protagonista di questo video:


lunedì 29 dicembre 2014

Spillatura automatica al pub recupera il 20% di birra "persa"


A Saint-Omer, nella regione del Nord Pas-de-Clais, in cima alla Francia, lo "Spey River Café" ha deciso di dotarsi di un rivoluzionario sistema di spillatura automatizzata. Addio alla magia del publican armato di spatola e alla perizia nel far cadere correttamente la birra nel bicchiere: un sensore rileva la presenza del boccale e avvia il flusso controllato, in grado di non far perdere neppure un millimetro di schiuma. Ben 17 le spine fai-da-te per un investimento da 60mila euro: fino al 20% il risparmio stimato a barile in termini di birra persa lungo il cammino.

sabato 27 dicembre 2014

Piccole birre d'abbazia crescono


L'Abbazia Van Berne a Heeswijk, in Olanda, è pronta a sbarcare sul fronte della produzione di birra. Questo almeno l'obiettivo che s'è dato il priore Denis Hendrickx, che ha spedito i confratelli a lezione da un mastro birraio per recuperare un'antica tradizione. Fino a al XVI secolo, la produzione di birra era infatti una realtà, nel complesso monastico, ma nel 1639 la produzione di birra venne trasferita nell'abbazia del vicino paese di Heusden, a una trentina di chilometri di distanza, e così la tradizione si perse. Ora l'abate ritiene fattibile dar vita a una fabbrica di birra all'interno dell'abbazia: "La birra è una combinazione interessante per il nostro nuovo Abbey-Shop", ha dichiarato il religioso.

venerdì 26 dicembre 2014

Natale, birra e strane strenne

Ok, è Santo Stefano, siete in panciolle sul divano dopo laute libagioni... ma coi regali, per fortuna, avete chiuso il sipario. Menomale, e ora che potete non pensarci più per almeno altri undici mesi, eccovi due idee "imperdibili" che sicuramente vi siete persi.


L'impredibile "boccia" per andare a prendere la vostra birra artigianale preferita direttamente dal produttore e portarvela a casa, ma rigorosamente "al femminile".


E il boccale con sovrimpressa la mappa della vostra città. Utile, no?

giovedì 25 dicembre 2014

La prima birra dei "Barbieri", un concorso per dar vita all'etichetta

Loro sono l'accolita di "beer addicted" più cool del web, almeno soprattutto fra i fanatici della birra artigianale e gli esperti dell'arte brassicola in guisa casalinga. Ora, la banda del forum "Il Barbiere della Birra" è pronta a valicare i confini virtuali del web e quelli prospettici del dibattito arguto, per scendere in trincea fra lieviti e trebbie. L'obiettivo: dar vita ad una birra loro. Un'impresa ambiziosa, ma alla portata dei ginnasti brassicoli, che in squadra possono vantare un regista del calibro di "Schigi" D'Amelio.


"Nel dicembre 2014 presso il Birrificio Extraomnes un manipolo di utenti del forum Il Barbiere della Birra ha realizzato con l'aiuto del birraio Luigi Schigi D'Amelio la birra collaborativa del forum. Sarà un Quintupel belga di 22.4° Plato prodotta con l'aggiunta di miele, zucchero candito scuro, uvetta Corinto e Sultanina, mandorle, nocciole e vaniglia. Una parte di questa birra maturerà in barili di rum usati. A questo punto manca solo l'etichetta! E vorremmo che fosse la più creativa ed efficace possibile, vuoi aiutarci a realizzarla?"

La famosa scena del cortometraggio del 1929 di Bunuel
Questo l'appello diffuso dall'accolita di zythofili. La birra si chiamerà Chien Andalou, in omaggio al film surrealista di Luis Buñuel e alla celeberrima scena del taglio dell'occhio col rasoio. "Perché questo film e quella scena? Perché il cane è il simbolo del birrificio Extraomnes che l'ha prodotta e la commercializzerà, mentre il rasoio e la lametta sono i simboli del forum del Barbiere della Birra".

Insomma, AAA illustratrice o illustratore cercasi, che ispirandosi alla scena del film (vedi qui) realizzi l'etichetta. Elementi imprescindibili e protagonisti dovranno essere il cane (un Cirneco dell'Etna), il rasoio (o la lametta) e il taglio dell'occhio. Info e proposte a schigi@extraomnes.com

Alla vincitrice o al vincitore andranno 24 bottiglie di Chien Andalou, un posto in prima fila all'evento di presentazione, i credits della grafica in etichetta "e gloria imperitura", ca va sans dire hanno aggiunto i barbieri. Termine per l'invio delle illustrazioni: 19 gennaio 2015.

mercoledì 24 dicembre 2014

Metti una sera un birraio belga nella Bergamasca

Jef Van Den Steen non è solo un famoso esperto mondiale di birra, scrittore e birraio. E' anche un vero e proprio personaggio e un uomo di grande cultura brassicola e contagiosa simpatia. L'Abbazia di Sherwood di Caprino Bergamasco (al crocevia fra terra orobica e Lecchese), invece, non tutti lo sanno, ma è uno dei “templi” in Italia per i cultori della birra di qualità. Mettili insieme e otterrai un formidabile binomio come quello intrecciatosi lo scorso giovedì sera grazie all'esperto brassicolo Andrea Camaschella, che ha portato l'estroso mastro birraio dalla barba bianca nella “tana” fondata da Michele Galati e ora gestita insieme ai figli Francesca, Dubel e Alex

Jef Van Den Steen, Camilla Rodella, Michele Galati e Andrea Camaschella
Due ore di degustazioni delle “chicche” del birrificio De Glazen Toren, ma soprattutto di aneddoti e curiosità estratte dalla sacca del 66enne “alchimista” belga a beneficio di una fortunata platea di appassionati bergamaschi, ma anche giunti appositamente da diverse parti del Nord Italia. 


Ad esempio, che le “bionde” belghe siano corpose, alcolicamente robuste e tendenti al dolce è storia relativamente recente, di poco meno d'un secolo (prima, nel Paese, si producevano birre che non superavano i 4 gradi, nel 1934 l'abbazia di Westmalle ha inventato una nuova birra da 9,9 gradi e l'ha chiamata “Tripel”,cambiando il corso della storia). S'è scoperto questo, o anche che 500 anni fa la birra al frumento era una prerogativa esclusiva di Bavaria e Fiandre (“Puoi produrre birra dal frumento solo quando ne hai abbastanza per mangiare”), così come s'è ricordato il fatto che il più acerrimo nemico della birra sia la luce (e, infatti, cifra di De Glazen Toren è avvolgere con la carta ogni bottiglia), 

Cinque le specialità degustate: una saison, una tripel, una double wit, l'invenzione “natalizia” Cuvée Angelique, e infine una deliziosa geuze (con immancabile aneddoto annesso: “Se ne avete in casa, fatele invecchiare e mettetele a testa  in giù, perchè a volte il gas fa saltare anche i tappi più robusti!”).

E pensare che fino a una decina d'anni fa Van Den Steen la birra non la produceva neppure: la sua attività "ufficiale" era quella di professore di matematica, anche se era già largamente noto per il suo impegno nelle vesti di scrittore di temi birrari. 

Poi la svolta professionale: e là, a Lovanio, feudo del colosso Ab-Inbev, davanti al grande stabilimento della Stella Artois c'è un piccolo pub... ma non è della Hoegaarden (si legge Hugarden) o degli altri marchi della multinazionale, proprietaria del 60% dei locali del Paese: è di Jef Van Den Steen!

lunedì 22 dicembre 2014

Al Forst Merano la palla di Natale più grande del mondo


Nuova singolare iniziativa natalizia per la Spezialbier-Brauerei Forst. Nel 2010, in occasione della festa della città di Merano, presentato il boccale di birra più grande al mondo; nel 2012, per il Winefestival, riprodotta la birra del presidente americano Obama; nel 2014, nuovo colpo di scena: nella Foresta natalizia appesa al soffitto del locale Felsenkeller, ecco la palla di Natale più grande al mondo, con un diametro di ben 4,58 metri e 481 chilogrammi.

sabato 20 dicembre 2014

Peroni in primo piano al World Beer Awards e al Beverage Testing Institute

Le tre birre di alta qualità della Famiglia Peroni, Peroni Gran Riserva Rossa, Peroni Gran Riserva Puro Malto e Peroni Gran Riserva Doppio Malto celebrano i loro successi al World Beer Awards e al Beverage Testing Institute.


Tripletta di successi del Range Peroni Gran Riserva (vale a dire Peroni Gran Riserva Rossa, Peroni Gran Riserva Puro Malto e Peroni Gran Riserva Doppio Malto) ottenuti al World Beer Awards, dove sono salite tutte sul podio; e al Tastings World Beer Championships, dovesono arrivate tre medaglie d’oro.

Il World Beer Awards, ormai arrivato alla sua settima edizione, è una competizione globale che conta ogni anno migliaia di iscrizioni da tutto il mondo. Il Tastings World Beer Championships, invece, è la competizione organizzata dal "Beverage Testing Institute" di Chicago e si basa sulla degustazione di centinaia di birre che giungono da ogni parte del mondo.

giovedì 18 dicembre 2014

Ha comprato una birra da collezione per 300 dollari, l'ha rivenduta a 500mila

E' quanto accaduto a un collezionista statunitense, che un lustro fa s'era imbattuto in una bottiglia di birra davvero vintage. Si trattava della Samuel Allsopp’s Arctic Ale, prodotta nel lontano 1852 e considerata la birra forse più rara al mondo. Il problema è che il venditore originario non lo sapeva, non si rendeva minimamente conto di ciò che si trovava ad avere per le mani... anzi deve aver anche pensato d'aver fatto un buon affare, piazzando comunque per 304 dollari una vecchia bottiglia polverosa! 


Probabilmente, quando l'ha messa in vendita su eBay, deve aver digitato male il nome impresso sull'etichetta, svela TypoHound.com, un sito che aiuta gli acquirenti di eBay a cercare articoli messi in vendita con errori ortografici. Chi è arrivato dopo, sempre su eBay, invece, errori non ne ha commessi, mettendo a segno oggi uno dei colpi in assoluto più clamorosi nella storia del noto sito di aste e vendita online: 503mila e 300 dollari, infatti, il prezzo finale a cui l'ha rivenduta.

mercoledì 17 dicembre 2014

L'etichetta sadomaso fa discutere

Questa è davvero curiosa.

Un birrificio newyorkese, Heartland Brewery, ha, infatti, estratto dal cilindro una di quelle etichette che difficilmente passano inosservate. E che sta prevedibilmente facendo discutere, nell'America perennemente in biblico fra slanci in avanti ed eccessi puritani.

A caratterizzare simbolicamente la "Bavarian Black lager", sono, infatti, una "mistress" in tenuta sadomaso e uno schiavo soggiogato ai suoi piedi. 


Un messaggio indubbiamente forte. Abbastanza per far gridare allo scandalo taluni, scandalizzati interpretando il tutto come una sorta di "razzismo al contrario": inaccettabile che una "padrona" di colore domini un bianco ai propri piedi, a loro dire (per la verità il colore della pelle dal disegno non pare così inequivocabile). Altri hanno invece semplicemente ritenuto troppo forte il messaggio veicolato da una birra in grado di "rendere schiavo" chi la beve.

Il numero uno di Heartland Brewery, Joe Bloostein, ha chiarito che il riferimento è esplicitamente legato al sadomasochismo e ha bollato come ridicole tutte le altre interpretazioni.

martedì 16 dicembre 2014

A corto d'idee per le strenne natalizie? La "Guida ai locali birrari"!

Edito da LSWR nella collana NaturalLifeStyle, “Guida ai locali birrari” è l'ultimo nato in casa MoBi, il Movimento Birrario Italiano. L'opera, curata da Massimo Faraggi e Sergio Riccardi, è strutturata in maniera semplice e “maieutica”. Le prime pagine sono dedicate a una prefazione, un'introduzione ed una guida alla guida. Come dire: ve lo vogliamo spiegare per filo e per segno come utilizzarlo, affinchè questo volume sia davvero uno strumento e non un dorso arancione nel plotone di tomi d'una libreria.

Poi, subito, i locali. Divisi per macro aree geografiche e quindi per regioni. E con i locali, i publican: “parola della quale sinceramente non riesco a trovare una traduzione italiana efficace”, cita l'autore della prefazione Luca Giaccone, col quale concordo pienamente.

E anche un po' di storia. Perchè se la guida è perfetta per scegliere il pub giusto per voi (per i vostri gusti, le vostre attitudini, e via dicendo), prima è necessario che prendiate coscienza del fatto che i locali, negli anni, non sono rimasti uguali. Anzi. Dai pub fotocopia di quelli anglosassoni, tutti uguali, sorti da fine anni Ottanta, passando per la “bomba” delle artigianali, fino ad oggi, ne è passata di birra sotto ai ponti...



E a rivoluzionare il tutto, impossibili non citarle in prefazione, alcune figure mitologiche. I birrai-publican del Baladin, del Birrificio Italiano, del Lambrate, quando il movimento delle artigianali a fine anni Novanta nasceva nei brewub e da quel trampolino diveniva poi un fenomeno nazionale. Ora si assiste a un ritorno al brewpub (o meglio al pub di un birrificio), nel quale i mastri trovano una valvola ove sfogare la creatività che altrimenti riuscirebbero con difficoltà a diffondere sul Mercato. E nascono anche gli Indiepub, che selezionano in base a logiche loro, non seguendo quelle della grande distribuzione.

Si insiste con queste benedette artigianali perchè anche per quello la guida è nata. Per riuscire a trovarle e degustarle (impresa non così scontata in un Paese dove la distribuzione resta, lo ripetiamo,  uno dei grandi nodi principali). Anche se al di là del trend, i locali birrari vanno considerati a tutto tondo: perchè tante produzioni dall'Europa alle Americhe sono autentiche perle imparagonabili rispetto a tante etichette artigianali italiane (ce ne sono ormai più di 800) non sempre così dignitose. 

Lo sapete – tanto per mettere subito le cose i chiaro - che differenza passa fra un brewpub, il pub di un birrificio, una taproom o un beershop con mescita? Beh, il primo è un pub che produce internamente (di solito dietro alle quinte), il secondo si differenzia dal primo per la produzione dislocata altrove, il terzo è invece una sezione di mescita interna a un birrificio, il quarto un negozio che dà anche la possibilità di aprire e gustare (a volte anche alla spina) le bottiglie acquistate.

Cento gli autori volontari/degustatori rigorosamente “sul campo” che hanno collaborato alla stesura del volume. Circa 600 i locali visitati e recensiti. Nessuna classifica o punteggio schematico (a contare sono le descrizioni), se non il timbro TOP MOBI per una cerchia di locali selezionatissimi dal team d'autori. 


Una mappatura quasi totale, insomma. Il difetto maggiore, a mio avviso, è una mancata sotto-suddivisione per province che avrebbe facilitato davvero l'esplorazione, specie in regioni “dense” come la mia Lombardia. E qualche errore, ma sono gli stessi autori a mettere giustamente le mani avanti in premessa, essendo impossibile tenere una contabilità aggiornata al minuto dell'intero territorio (a Merate – Lc - dove lavoro, il Delirium pub dato per defunto nell'introduzione regionale è in realtà ben vivo e vegeto, mentre manca a mio avviso un “tempio” storico come la Birreria Cassina, ad esempio). 

Nel complesso, ad ogni modo, uno strumento utile, ma anche interessante, pieno di cenni e aneddoti sul passato dei locali e dei loro fondatori (spesso nomi di peso della storia brassicola italiana), nei quali perdersi senza freni.

lunedì 15 dicembre 2014

La birra e i robot: "Ho visto cose che voi umani..."

Un breve excursus da me curato per il portale di promozione della cultura birraria I LOVE BEER.

"Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare”. Non siamo certo ancora approdati alle vette degli androidi del celebre film "Blade Runner", ma i robot stanno sempre più entrando a far parte della nostra vita a tutti i livelli. E anche nel campo della birra alcuni utilizzi, fantascientifici solo fino a pochi anni fa, aprono a nuovi impensabili scenari.

La birra e i robot, fra lingue elettroniche e bracci meccanici per la spillatura.

Sommelier e publican dovrebbero cominciare a preoccuparsi???



domenica 14 dicembre 2014

E ora anche le società di calcio fanno la loro birra

E ora anche le società di calcio fanno la loro birra. Chissà se prenderà piede anche da noi, ad ogni modo la moda l'ha lanciata la vicina Francia. Una blasonata formazione d'oltralpe, l'Olimpique di Marsiglia, ha commissionato la produzione della "Kesaco" a un birrificio della regione dell'Ardèche, il Bourganel. Ma non è la prima a buttarsi nel business della birra "precettando" i tifosi bevitori: un escamotage che probabilmente funziona, a patto che la bevanda non sia di infima qualità...

BREAKING NEWS!

Grazie al nostro follower Francesco Cassone, che, rispetto all'amletico quesito iniziale, ci ha regelato questo aggiornamento: "L'Olmaia l'ha gia fatta per la Fiorentina da almeno un anno ,mentre Birra TURAN l'ha brassata questo anno per la Roma". Insomma nuove tendenze businessbrassicolcalcistiche crescono...

sabato 13 dicembre 2014

Quando la birra era sessista (negli spot)

Anni Trenta, Stati Uniti. Un marito indulgente cinge la moglie e la consola: "Su, cara... che sarà mai! Manco avessi bruciato la birra! non ti preoccupare". Lo vedevano così, a quel tempo, il rapporto fra uomini e birra, ma anche fra moglie e marito. Un "tantino" macho e sessista, come approccio. E di sicuro non circoscritto ai soli americani, anzi... (se volete approfondire l'argomento, consiglio questo articolo di The Post Internazionale).


Spicca, guardando un manifesto ormai vintage della birra Schlitz, specialità molto in voga in quegli anni, prodotta a Milwaukee, che s'è per altro costruita nel tempo una reputazione di città beer frienldy: patria di quattro grandi birrifici industriali (Schlitz, Pabst, Miller e Blatz), perfino il nome della squadra locale di baseball è "a tema" ("The Brewers", ovvero i birrai).

giovedì 11 dicembre 2014

Birra e vino, eterna sfida dai risvolti (a volte) sorprendenti

La birra si è ormai ampiamente scrollata dalle spalle, negli ultimi anni, ogni tipo di complesso d'inferiorità nei confronti del suo rivale storico, il vino. Non solo sul fronte dei consumi, ma anche a livello di appeal e prestigio le bevande “cugine” duellano con pari dignità. E a livello globale ormai la “sfida” si consuma in maniera spesso imprevista, con risvolti curiosi solo apparentemente eccentrici.

A rimescolare le carte, sono, infatti, ad esempio intrecci fra zone geografiche sorprendenti, resi possibili dalla globalizzazione. Vini del Nord-Ovest degli Stati Uniti che sfidano i più blasonati parenti francesi o italiani, così come allo stesso modo sta accadendo per la birra, non più appannaggio del solo Vecchio Continente. Oppure nazioni birrofile come l'Inghilterra che s'accostano al vino, così come in Spagna sta accadendo il contrario (analizzando il trend degli indici di consumo pro capite).

E uno dei laboratori fucina di statistiche è il ristorante, storicamente tempio per eccellenza del vino, dove invece sempre più fanno la loro comparsa anche carte delle birre di tutto rispetto, così come anche sommelier birrofili in sala. Secondo un recente sondaggio effettuato nel Regno Unito, ad esempio, se fino a un lustro fa al ristorante il cliente medio esitava ad infrangere le consuetudini ordinando una birra al posto di una bottiglia di vino, oggi questo passa dal 42% al 64% dei casi. 

Ma a far girare la tavolozza dei colori è anche l'anagrafe. Perché non è più nemmeno così vero che la birra sia giovane ed il vino più agé. Uno studio Usa ha infine sorprendentemente decretato come la schiacciante preferenza per la birra da parte degli under 30 sia scesa in due decenni di oltre trenta punti (dal 75% al 40% circa), nonostante i giovani amanti del vino siano saliti solo di una decina di punti (dal 15% al 25%).

Insomma sempre più addio luoghi comuni, su entrambi i fronti, ma l’eterna sfida continua.

mercoledì 10 dicembre 2014

Aspettando la “Notte delle botti”, Teo Musso: “Sto preparando vasche per la fermentazione aperta”

“Nel mio nuovo impianto sto preparando vasche per la fermentazione aperta”. Questa la rivelazione emersa martedì scorso, durante l'ultimo appuntamento dell'anno col #BirraioInSalotto al Baladin Milano. Autore dell'annuncio, il patron Teo Musso in persona, nel corso della chiacchierata con Simone Dal Cortivo, mastro birraio del Birrone di Vicenza. Insomma, sembra proprio che anche Mr Baladin sia pronto a scendere in campo sul fronte delle birre “acide”, e in particolare della fermentazione spontanea, con tutto il peso della sua “corazzata”. 

Teo Musso, patron del birrificio Baladin
Figura di spicco del panorama nazionale, Musso è stato apripista del fenomeno artigianali in Italia dando vita a birre dichiaratamente ispirate alla tradizione belga. E la fermentazione spontanea - processo grazie al quale il mosto prende vita grazie a lieviti (soprattutto i brettanomyces) presenti nell'aria, che si posano sulla superficie per mescolarsi con acqua, cereali, zucchero e luppolo e attivano la metamorfosi degli zuccheri in alcol senza bisogno dell'intervento diretto dell'uomo - sublima certamente questo approccio nell'immaginario degli appassionati.

Musso futurista, manifesto
“Nei birrifici moderni si utilizza una gamma di lieviti così ampia che la possibilità di contaminazioni è terrificante!”, ha riposto a Musso il mastro del Birrone, nel corso della serata in via Solferino, centrando IL problema comune a tutti i produttori che, negli ultimi tempi, si sono appassionati a quello che molti considerano lo stile del futuro, le cosiddette “sour”. I lieviti sono, infatti, microrganismi capaci di riprodursi e diffondersi capillarmente: nei birrifici belgi che storicamente producono a fermentazione spontanea, saturano ormai gli ambienti, ma anche chi in Italia è stato folgorato sulla strada del “brett” ha sperimentato sulla propria pelle il rischio di veder finire il lievito sbagliato in birre che in ricetta non lo prevedevano.


Kuaska, "In Bretta I Trust"
Come ad esempio Giovanni Campari, mastro del Birrifico del Ducato, che ha meticolosamente deciso di “isolare” la parte del proprio impianto dedicata alla produzione delle acide, utilizzando addirittura colori diversi per ogni singola strumentazione o attrezzo, per non incappare nel rischio d'eventuali contaminazioni. 

Un tema affascinante, insomma, di cui si parlerà con tutta probabilità anche venerdì 19 dicembre a Torino, in occasione di uno degli eventi di punta per gli appassionati del genere, la “Notte delle botti” (TUTTE LE INFO QUI) al Birrificio “Black Barrels” di Renzo Losi, alla quale parteciperanno, fra gli altri, Lorenzo “Kuaska” Dabove, Riccardo Franzosi (Montegioco), Valter Loverier (Loverbeer), Giovanni Campari (Ducato), Agostino Arioli (Italiano), Teo Musso (Baladin), Paolo Erne dell'Accademia delle Birre, Birra Mastino e Andrea Brazzoli.

martedì 9 dicembre 2014

Mr Birrone ultimo #BirraioInSalotto dell'anno al Baladin Milano

E' stato Simone Dal Cortivo l'ultimo #BirraioInSalotto dell'anno al Baladin Milano. Il mastro del Birrone di Vicenza è approdato esattamente sette giorni fa alla corte di Teo Musso - che questa volta ha curato in prima persona l'intervista in forma di chiacchierata -per l'ultimo appuntamento del 2014 (si ripartirà a febbraio) della rassegna che ha visto ospiti quest'anno alcuni dei migliori professionisti del settore delle artigianali. E anche Mr Birrone non s'è tirato indietro, raccontandosi e descrivendo alcune delle proprie creazioni a beneficio – con tanto d'assaggi, naturalmente - della platea.


Una “malattia”, quella per la birra, diventata un lavoro. E tutto è cominciato quando, nel lontano 1998, Dal Cortivo stava passeggiando per le strade di Vicenza e, a un certo punto, ha fissato l'occhio su uno dei primi kit di Mr. Malt in una vetrina. “Il kit in realtà l'ho usato giusto la prima volta, ma è importantissimo per creare la scintilla. E comunque resto legatissimo alla dimensione hombrewing, tanto che nel mio stabilimento ho anche un angolo dedicato, in cui accolgo i visitatori – homebrewers in particolare – per svelar loro alcuni trucchi e mostrare anche qualche 'cimeli', come un'impastatrice 'rubata' al mio precedente lavoro...”.

Già perchè Dal Cortivo nasce panificatore. “Per 10 anni il panificio mi ha impedito di aprire un birrificio tutto mio – ha raccontato - Per sei volte ho scartato progetti di fattibilità, poi alla settimana, ho detto di sì”. E mentre il fratello proseguiva l'attività di famiglia, il mastro birraio riutilizzava anche celle frigorifere per fermentar le birre. “Perchè si dall'inizio ho deciso di brassare a bassa fermentazione, anche per via della vicinanza geografica con la Germania. Sono nato come antagonista di Teo”, è stata la battuta immancabile rivolta al padrone di casa. 


“Da hombrewer ero arrivato a 400 litri di impianto personale... un po' tantino per giustificare la produzione “personale” all'epoca consentita dalla legge italiana – ha confidato – Oggi ho un impianto da 12/15 hl che consente di fare una doppia cotta in un giorno. Ma nel 2015, inaugurerò un impianto nuovo a doppia cisterna”. Il Birrone oggi si situa fra i primi venti produttori in Italia. “Il concetto però, lasciando stare i numeri, è che le mie bambine devono far felici, quando son bevute”, è la filosofia del birraio.


Bassa alla tedesca”, il punto di riferimento, insomma. Il che presuppone un grosso lavoro a livello di conservazione e gestione della linea del freddo. “Servono cantine enormi (dove una bassa resta in cisterna circa 30 giorni), difficoltà enormi e anche costi enormi – ha raccontato - Per i primi anni, non ho acquisito volutamente nuovi clienti che non fossero dotati di una cella frigorifera loro. E' stata una scelta difficile, che alla lunga però ha pagato: ora sono i publican a chiamarmi per dirmi: 'Ehi, ora ho la cella, finalmente: manda le birre!'. E anche le consegne vengono effettuate con furgoni refrigerati. Perchè il binomio, scadenze brevi/qualità alta è inscindibile. Niente depositi, subito al cliente: perchè il fresco, nella mia filosofia, è vincente. E al tempo stesso, niente distributori o agenti: le mie birre ormai si vendono da sole!”.

Foto by Luca Galuzzi
In sala il pubblico ha degustato la “Brusca” (il nome deriva dal bruscandolo, un luppolo selvatico). “Una delle scommesse vinte all'inizio. Molto amara e erbacea ha conquistato il pubblico come alternativa autoctona alle Helles tedesche. Vado una volta al mese a Monaco a prendere il lievito... mi sto attrezzando cercando un laboratorio che lo faccia qua, ma è una buona occasione per assaggiare birre. I birrai tedeschi ci guardano per invidia, per la libertà che possiamo concederci noi a livello di stili”.

Poi è si è parlato della “Gerica” (sintesi fra GERmania e AmerICA). “Le APA? Un anno dopo aver aperto il birrificio ho comprato un sacco di Amarillo... non sapevo cosa farmene! Ma ecco la Gerica, con luppolo cascade, a 46 di ibu (scala d'amarezza, ndr), che vinto subito a Vinitaly. Profumata, agrumata, ma non pesante”. Mentre in sala ha fatto il proprio ingresso, per la seconda degustazione, la sorprendente "H", premiata a Rimini nella categoria gluten free.

E infine la “Cibus”, sottotitolo “Pane liquido”. “Una delle poche mie rifermentate, creata in occasione di una kermesse medievale, prodotta col 70% di frumento, con fermentazione a vasche aperte. Una weizen (l'unico in Italia a farla!) a 7,3, anche se Slow food la definisce una birra quotidiana”.

lunedì 8 dicembre 2014

Festa dell'Immacolata, ultima occasione per un beer-tour alla Fiera dell'Artigianato di Milano

Oggi, lunedì 8 dicembre, Festa dell'Immacolata, ultima occasione per un beer-tour alla Fiera dell'Artigianato di Milano


Dell'ASSOCIAZIONE BIRRAI ARTIGIANI FVG (nella foto) vi abbiamo già parlato QUI. Ma sono diverse le realtà brassicole presenti nei tentacolari spazi espositivi di Rho-Pero.

Abbastanza (se, cartina alla mano, avete la pazienza, ma soprattutto il senso dell'orientamento adatti per districarvi fra i padiglioni) per compiere un mini beer-tour fra le regioni italiane e produttori magari meno conosciuti.

Presenti infatti i birrifici BIRRADAMARE di Fiumicino, BIRRIFICIO AGRICOLO LA GROLETTA di Verona, BIRRIFICIO ARTIGIANALE ABBA di Vercelli, BIRRIFICIO ARTIGIANALE IL BEERBANTE di Parma, BIRRIFICIO INDIPENDENTE ELAV di Comun Nuovo (Bergamo), BIRRIFICIO LEGNONE di Dubino (Sondrio), BIRRIFICIO SPLUGA di Gordona (Sondrio), BIRRIFICIO AOSTA, BIRRIFICIO LE FATE di Comunanza (Ascoli), BIRRIFICIO IRIS di Centola (Salerno), Birrificio 4Mori di Guspini (Sardegna), OFFICINA DELLA BIRRA di Milano.

Quanto all'estero, allestita un’area al padiglione 5 dedicata alle Birrerie Bavaresi, presente infine anche BIRRA & BLUES, il primo brewpub di Valencia (Spagna). Chiudono la lista BIRRA CECA, importatore di birra e alcolici dalla Repubblica Ceca, e BIRRE ARTIGIANALI, rivenditore in Teramo.

domenica 7 dicembre 2014

La Fisica e la birra, svelati due segreti della schiuma

Dalla quotidianità domestica al gioco del pallone, solo per fare due esempi casuali, ci accompagna costantemente. Sto parlando della Fisica, quella con la f maiuscola. È tutta attorno a noi: le sue regole, infatti, normano gesti quotidiani e fenomeni ordinari anche se, per lo più, non lo sappiamo  o non ci facciamo caso. Non è affatto strano, insomma, che la Fisica si prenda cura anche di aspetti birrari sotto ai nostri occhi di continuo, svelandone retroscena inaspettati.

SCOPRILI QUI, leggendo un mio approfondimento sul tema per il portale di promozione della cultura birraria I LOVE BEER.

sabato 6 dicembre 2014

La Birra e gli elementi: ce n'è un quinto, il tempo

Ultimo capitolo per la saga "La Birra e gli elementi naturali", da me curata per il portale di promozione della cultura birraria I LOVE BEER

A chiudere, dopo  Acqua, Aria, Terra e Fuoco, ecco il quinto elemento: il Tempo.

"Dimensione che si sposa perfettamente all'interpretazione quasi “alchemica” sin qui offerta, poiché davvero fondamentale nella nascita della birra, soprattutto perché legata a doppio filo a un processo di produzione scandito da fasi e durate precise".

venerdì 5 dicembre 2014

I Birrai del Friuli Venezia Giulia in Fiera a Milano Cotta pubblica di steinbier col mastro Paolo Erne

Sono “calati” alla Fiera dell'Artigianato di Milano dal Nord-Est, i mastri dell'Associazione Birrai Artigiani del Friuli Venezia Giulia. Nel cuore dello stand dedicato alla loro regione, allestito uno “chalet” armato con una raffica di spine: in rappresentanza dei 23 birrifici presenti sul territorio (di cui il più noto nel resto dello Stivale è forse il “Foglie d'erba” di Gino Perissutti), non sono mancati Giorgio Petrussa (“Petrussa Beer” di Precotto, Udine) insieme alla moglie Stefania Pignataro, Domenico Francescon e la moglie Ornella (che insieme al figlio Giovanni danno vita a Cavasso Nuovo, Pordenone, alla “Birra di Meni”) e infine Massimo Petris e Danila Peressotti del birrificio “Zahre” di Sauris (Udine).


Ma l'Associazione Birrai Artigiani FVG ha inoltre invitato a prender parte alla spedizione milanese anche il mastro triestino Paolo Erne, che si è cimentato – aiutato dai colleghi - in una suggestiva cotta pubblica con tanto di pietre roventi, per mostrare al pubblico della Fiera di Rho-Pero il processo di produzione di una “birra primordiale”, tecnicamente una “steinbier” (da stein, pietra) sul modello dello stile seguito per secoli nella “cugina” Carinzia. Nel video, passo dopo passo, il procedimento, diffuso soprattutto in ambiente rurale, quando alla difficoltà di reperire “pentoloni” per la cotta a fuoco vivo si sopperiva portando in temperatura il mosto grazie a pietre arroventate.



Un laboratorio aperto, che ha permesso a neofiti di ogni estrazione di capire meglio come nasce una birra, anche grazie a uno stile di divulgazione volutamente diretto. Anche se Paolo Erne è sicuramente fra i più navigati esperti italiani, nel panorama delle artigianali: fra i pionieri che hanno cominciato a brassare ormai più di quarant'anni fa e che hanno visto il movimento crescere, uscire dalla “clandestinità”, ed affermarsi sempre più dal '96 ad oggi. Autorità in tema di birre acide, ha collaborato con diversi birrifici, ma non ne ha mai aperto uno proprio, avendo sempre scelto di vivere la birra senza vincoli, come passione.



“Ho fatto la mia prima cotta a 21 anni – ha raccontato Erne, che è anche fondatore dell'Accademia delle birre - Una stout 'di famiglia', nel senso che mi era capitata fra le mani la ricetta di un  antenato. Risalendo l'albero genealogico, ho scoperto che la mia famiglia aveva preso il nome dal toponimo della cittadina irlandese di Erne. Quindi mi sono cimentato con la 'scura' andando a ricostruirne il processo di produzione attraverso libri del tempo e poche altre fonti”. 


Ne è passata di birra sotto ai ponti, da allora. Di recente, all'“Expo – Una birra per tutti” di Monastier (Tv) a cura dell'associazione culturale “Brasseria Veneta”, dov'è stato anche insignito anche del titolo di “Cavaliere della birra”, Erne ha visto premiata come miglior birra la sua “Rinnegata” (una porter tagliata con kriek), anche se sarebbe riduttivo, per esperienza, conoscenza e tecnica, circoscriverlo nell'alveo dell'homebrewing.


Il mastro birraio è un pittore – ha confidato il mastro di Trieste (dove ha fra l'altro vissuto a pochi usci di distanza dalla famosa astrofisica Margherita Hack) – La produzione industriale si basa essenzialmente su formule, quella l'artigianale è invece interpretazione, deve dare vibrazioni, colpire. Se fossimo rimasti alle pur meravigliose pilsener, il mercato sarebbe rimasto bloccato. Ora è in atto una frattura col passato. Ed è giunto anche il momento di non parlare più solo di stili, ma di birre ispirate a stili”.

giovedì 4 dicembre 2014

Kuaska: "A Verona la miglior birra fatta in casa mai assaggiata"

Si chiama Andrea Brazzoli e vive a Verona il miglior homebrewer d'Italia. No, lasciate stare i concorsi per gli appassionati di birra fatta in casa... Stiamo parlando di una classifica strettamente personale. Ma di un personaggio che nel mondo della birra artigianale non passa certo inosservato... A rendere pubblica l'investitura dal proprio profilo Facebook, infatti, niente meno che Lorenzo "Kuaska" Dabove, unanimemente considerato il maggior esperto italiano di birre.


"Dichiaro ufficialmente che ieri sera presso Osteria Borgo Doltra di Isola della Scala (VR) ho bevuto la miglior birra homebrewed mai assaggiata in vita mia e, credetemi, sono state migliaia! Si tratta di una strawberry sour del grande Andrea Brazzoli! Assolutamente straordinaria! Mi è sembrato giusto comunicarlo qui e raggiungere più appassionati possibile! Complimenti!"

Brazzoli è fra l'altro un membro della "Accademia delle birre" fondata dal triestino Paolo Erne ("Andrea è il mio allievo preferito"), fra i maggiori esperti italiani in tema di birre acide.

[Una postilla sul titolo. Inizialmente avevo scelto "Vive a Verona il miglior homebrewer d'Italia (secondo Kuaska)". Se Dabove parla della "miglior birra homebrewed mai assaggiata in vita mia", dedurre che Andrea Brazzoli possa piazzarsi, più in generale fra gli homebrewers, in cima alla sua personale classifica, è a un passo. Ma anche l'interessato, dimostrando molta umiltà, ha fatto notare "Mi era parso che Lorenzo si riferisse alla birra", nel commentare la notizia subito ripresa viralmente sui social network. E considerando la modestia una virtù, non possiamo non toglierci il cappello].

La birra e l'aria, relazione d'amore e odio

Continua il cammino "alchemico" attraverso gli elementi naturali e i loro legami con la birra. Il terzo approfondimento da me curato per il portale di promozione della cultura birraria I LOVE BEER è dedicato all'ARIA.


"C'è in particolare un fatto che sublima il rapporto fra la birra e l'aria a livelli di vera poesia. Nel quarto capitolo del nostro excursus brassicolo attraverso gli elementi naturali, dopo ACQUA, TERRA, FUOCO, ci tuffiamo nell'ARIA cominciando da una piccola grande magia: la fermentazione spontanea, un processo legato soprattutto alla produzione di alcuni particolari stili birrari d'estrazione belga".

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martedì 2 dicembre 2014

Una nuova APP è in grado di indovinare qual è la tua birra preferita

Del variegato mondo delle APP birrarie avevo già regalato un'ampia panoramica (LEGGI QUI) sul portale di promozione della cultura birraria I LOVE BEER. Ora però sul mondo delle applicazioni dedicate a smartphone e tablet s'è affacciata una rivoluzionaria novità. Sono venuti, infatti, alla luce software che promettono di indovinare i vostri gusti in tema di birra, aiutandovi a scegliere la bevanda giusta per tutte le occasioni.

L'idea è piuttosto semplice. Il concetto è “schedare” sommariamente quali sono le vostre principali preferenze, in modo da costruire una serie di parametri utili e quindi incrociare attitudini e abitudini per scovare etichette in linea con i vostri gusti. Gli sviluppatori di nuove applicazioni di questo tipo (come Next Glasses e Picky Pint), in pratica, hanno inserito un vasto database che tiene conto di infiniti varianti birrarie, catalogate per stile, gradazione alcolica, corpo, colore, amarezza e via dicendo.

La condizione essenziale per dar vita alla “magia” tecnologica è però naturalmente che ci mettiate del vostro. Vale a dire, inserendo via via nel programma quali birre sono maggiormente nelle vostre corde e dando un punteggio alle singole caratteristiche. A quel punto, se siete ad esempio degli amanti delle lager o delle weisse, il software vi proporrà di assaggiare etichette allo stesso modo leggere e beverine (difficilmente, per intenderci una corposa strong ale, o una speziata saison belga). Se nel tempo date un voto costantemente più alto a birre dalla marcata luppolatura, l'applicazione mai più dal cilindro estrarrà a mo' di “profezia” che volete a tutti i costi degustare un barley wine.

L'idea è interessante. E si presta anche ad un utilizzo empirico efficace. Grazie alla tecnologia integrata negli smartphone, infatti, alla APP basta avere un ventaglio di possibilità, per indovinare quale birra potrebbe piacervi di più. Mettiamo che vi sediate al ristorante o al pub e, nella lista delle birre trovate una decina di marche: potete inserire i nomi nel programma, oppure addirittura fotografare il menu o l'etichetta della birra in questione con il cellulare. A quel punto, sulla base delle preferenze precedentemente inserite, sarà un gioco da ragazzi per la APP decretare quella più compatibile col vostro profilo.

Naturalmente la trovata reca in sé un evidente limite. E', infatti, logicamente più funzionale quanto più i gusti di un appassionato di birra sono “codificati” in una direzione definita. Se siete dei degustatori “onnivori”, magari un po' fanatici delle sperimentazioni ardite, e sostanzialmente vi piacciono stili birrari tutti, varianti creative comprese, allora con tutta probabilità metterete a dura prova l'intelligenza del cervello elettronico. Che il “birr-indovino 2.0” riesca a sostituirsi al publican o al ristoratore, resta insomma da dimostrare (e comunque, a patto che l'umano che vi serve al tavolo abbia le conoscenze e le competenze giuste per potervi consigliare).