mercoledì 30 aprile 2014

Dopo le polemiche politiche e i pesci d'aprile, Ceres si dà all'horror-comic


Dopo il riuscito pesce d'aprile sulla birra "in rosa" e le precedenti provocazioni politiche, Ceres sembra tornata alla "normalità", questa volta con una campagna a colpi di spot fra l'horror e lo stile comics. Comunque divertente, “Il frigo è posseduto” (clicca e guarda).

martedì 29 aprile 2014

Scarti della produzione della birra vietati nell'allevamento? E' scontro in Usa


E' scontro negli Usa sull'utilizzo degli scarti derivati dalla produzione della birra per l'allevamento del bestiame. A porre un freno ai cereali fermentati l’Fda (Food safety laws), contro la quale s'è immediatamente schierato il Beer Institute, secondo cui alla berlina sarebbe finita una pratica che in realtà non ha mai causato incidenti o rischi per la salute umana, oltre a porsi come azione virtuosa per ridurre il quantitativo di rifiuti da smaltire nell'industria della birra e riutilizzare in modo sostenibile un sottoprodotto altrimenti inutile.

lunedì 28 aprile 2014

Studio: quanto fa tendenza la birra artigianale sui social network

Un'interessante infografica a cura di AIDA Monitoring sintetizza i risultati di un'analisi condotta su Twitter (quasi 11.000 tweets analizzati) sulla chiave di ricerca "birra".

Alcuni risultati interessanti: se Mr Malt domina a livello di seguaci su Facebook, in Twitter la più menzionata è Birra del Borgo, mentre la più seguita è l'associazione di categoria Unionbirrai.


domenica 27 aprile 2014

Dopo la Germania, anche l'Olanda dichiara guerra al "fracking"


Il rischio che il "fracking" (sfruttamento della pressione di un fluido, in genere acqua, per creare e poi propagare una frattura in uno strato roccioso) possa mettere a repentaglio, assieme al sottosuolo, anche le preziose falde acquifere dalle quali sgorga l'elemento principale per produrre la birra, è già sorto tempo fa in Germania. Ora anche i produttori olandesi Heineken, Grolsch e Bavaria hanno deciso di combattere la stessa battaglia, conviti che all'estrazione di gas dal sottosuolo si debba preferire investimenti a lungo termine più "eco" sulle rinnovabili.

sabato 26 aprile 2014

I fusti in Pet riciclabili valgono a Carlsberg il Premio Imprese Ambiente

Il Premio Imprese Ambiente a Carlsberg Italia. Il 16 aprile a Roma, Camera di Commercio di Roma con la collaborazione di Unioncamere e il patrocinio del Ministero dell'Ambiente ha premiato l'innovazione apportata ai sistemi di spillatura della birra danese e un particolare tipo di fusti in Pet riciclabili, in grado secondo l'Enviromental Product Declaration di ridurre del 29% (rispetto all'acciaio) l'emissione di Co2 per ettolitro di birra prodotta.

venerdì 25 aprile 2014

"Hot night at the village", dal Friuli con furore

Il birrificio «Foglie d'erba» di Forni di Sopra premiato dalla Provincia di Udine con una medaglia istituzionale. L'ente ha voluto tributare il giusto onore al produttore artigianale friulano che pochi mesi fa ha conquistato la medaglia d'oro a Liegi al «Crowne beer challenge» (fra i più importanti challenge brassicoli d'Europa) con la porter «Hot night at the village».

giovedì 24 aprile 2014

Riparte da una cooperativa di lavoratori la storia della Birra Messina

Riparte da una cooperativa creata da 16 lavoratori, la storia della Birra Messina, dopo il fallimento dello stabilimento negli ultimi anni a marchio Triscele.

Chi volesse sostenere la causa dei lavoratori può partecipare alla “Donazione a favore del Birrificio Messina”, al conto corrente intestato a Fondazione di Comunità di Messina (IBAN: it 75 f 07098 16500 000000003044).

mercoledì 23 aprile 2014

Heineken e il flipper più grande del mondo

Fra le attrazioni del "Fuori salone" legate all'ultimo "Salone del Mobile" di Milano Heineken ha realizzato il flipper di design da record: 16 metri per 7 e 10 d'altezza.

Un flipper outdoor che, viste le dimensioni da record, si è iscritto al Guinness World Records concorrendo come "flipper più grande del mondo" (qui la gallery).


Per azionare il flipper, non compare la scritta "insert coin", ma l'hashtag #playthesub: è infatti sufficiente tirare la leva di THE SUB, la nuova design machine per spillare la birra a casa firmata da Heineken per dare inizio alla partita.

martedì 22 aprile 2014

"Prima della birra c’era il grog!"... ma davvero?

Vi segnalo un curioso articolo nel quale si parla di un'invenzione a cavallo fra 1600 e 1700: il grog. Tutto molto interessante, fatta forse eccezione per il titolo: "Prima della birra c’era il grog!".

Bevanda sacra nell'antico Egitto, prima che all'ombra delle piramidi la birra aveva fatto in realtà la sua comparsa già nella civiltà sumera. Qualche secolo dopo, a prendere dai Sumeri il testimone dell'egemonia in Mesopotamia, sarebbero arrivati i Babilonesi.

lunedì 21 aprile 2014

Se nei pub inglesi si beve birra italiana

Siete in un pub a Londra? Probabilmente state bevendo una birra importata dall’Italia. Se si considera, infatti, l’interscambio commerciale di alcuni prodotti legati nell’immaginario collettivo ad alcuni Paesi, come per esempio la birra in Inghilterra, il valore delle esportazioni con marchio “made in Italy” supera il valore delle merci importate. 


Così pare che gli inglesi apprezzino particolarmente la nostra “bionda”: l’Italia esporta nel Regno Unito birra per un valore di oltre 40 milioni di euro, contro circa i 23 milioni di euro della stessa merce importata. E i famosi coltellini svizzeri? L’Italia esporta in Svizzera coltelli per un valore di quasi 3 milioni di Euro, 10 volte più di quanto importiamo.

È quanto emerge da una elaborazione dell’Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza su dati Istat Coeweb.  

domenica 20 aprile 2014

Usa, truffa del bicchiere allo stadio: la birra grande è uguale a quella normale

Dei veri Sherlock Holmes, quattro tifosi di una squadra di hockey dello stato dell'Idaho, Usa. Si sono accorti che il bar dello stadio vendeva una birra grande a un prezzo ben più considerevole di quella normale... pur contenendo il bicchiere la stessa quantità di bevanda!

Certo ad aguzzare l'ingegno ha messo lo zampino anche una motivazione particolarmente forte... Scherzi a parte, il trucco smascherato dai tifosi è semplice quanto ingegnoso: in sostanza il bicchiere per la birra grande era più slanciato, ma anche più magro, tanto da dar falsamente  l'impressione di contenere più bevanda.

I tifosi, forti della scoperta, hanno deciso di far causa ai baristi truffaldini.


sabato 19 aprile 2014

L'Italia Beer Festival approda a Roma


All’indomani dell’ormai consueto appuntamento milanese, le birre artigianali italiane di qualità faranno tappa a Roma. Dal 23 al 25 maggio gli avveniristici spazi dell’Atlantico saranno teatro della sesta edizione dell’Italia Beer Festival, manifestazione itinerante organizzata dall’Associazione Degustatori Birra e incentrata sulla valorizzazione delle birre artigianali italiane di qualità. 

Per maggiori informazioni: www.degustatoribirra.it

venerdì 18 aprile 2014

Una birra gratis per ciascun topo in trappola

Arriva ancora dalla Nuova Zelanda la BirraNotizia curiosa di oggi. Dopo i due “eroi” che in barba all'attacco di uno squalo e a quello di un serpente velenoso s'eran preoccupati prima di tutto di scolarsi una bella “bionda” ghiacciata, ecco il filantropo che per disinfestare la città dai ratti senza avvelenare l'ambiente coi topicidi, s'è inventato una soluzione davvero originale.

Gareth Morgan, di Wellington, ha, infatti, pensato bene di coinvolgere gli studenti universitari, “armandoli” di trappole per topi “vecchio stile” (quelle con la classica molla come nei cartoons di Tom e Jerry, per intenderci). Gli studenti tempo ne hanno, deve aver pensato... gli serve solo un buono stimolo.

Eureka! Morgan ha lanciato un singolare quanto inedito appello: una birra gratis a tutti i ragazzi che consegneranno un topo in trappola (“wanted dead or alive”, naturalmente). Il tutto per non far ricorso a veleni che possono avere effetti nocivi anche per altri animali e sull’ambiente in generale.

giovedì 17 aprile 2014

Al Baladin Bologna ti porti a casa anche una eco-bottiglia di birra artigianale alla spina

Puoi anche assicurarti un prolungamento casalingo del piacere, al nuovo Baladin Bologna. "E dove sta la novità?", direte. Insomma, del resto molti brewpub vestono anche i panni del beershop per darvi la possibilità di far incetta di bottiglie da "studiare" poi con calma fra le mura domestiche.


La differenza è che fra le mura della nuova "creatura" di Teo Musso, nel centro della città delle torri, è possibile anche farsi spillare e imbottigliare "live" una delle artigianali proposte alla spina (ben 12 su un doppio banco). 

Non solo, la cura dei particolari non si ferma qui, poichè la bottiglia è studiata per garantire la fragranza della birra per alcuni giorni e per offrire in chiave "eco" anche un contenimento dei costi sul packaging e riducendo gli scarti in vetro.

mercoledì 16 aprile 2014

La birra fa bene o no al sesso? Mettetevi d'accordo...

Beh, mettetevi d'accordo... La birra fa bene o no al sesso? La domanda sorge spontanea, almeno incrociando due notizie circolate sulla Rete negli ultimi giorni.

Secondo uno studio dell'Università di Napoli bene non farebbe: nella ricerca s'abbina in modo singolare la “bionda” all'andare in bicicletta, pratiche descritte come potenzialmente pericolose per l'irritazione della prostata (leggi di più qui).

Qui invece, il giornalista laureato in Scienze Gastronomiche autore dell'approfondimento, decanta le lodi stimolanti della birra, in particolare se arricchita di ingredienti afrodisiaci quali il peperoncino, il cioccolato, o il miele.

In realtà, più in generale, se in quantità moderate l'alcol ha un indubbio potere disinibitorio, il suo abuso ha notoriamente conseguenze a livello di sistema nervoso e ormonale negative per l'attività sessuale.

martedì 15 aprile 2014

Argentina: in onda lo stesso spot di birra dell'86 per propiziare la vittoria ai Mondiali in Brasile

Quando si dice la scaramanzia... In vista dei Mondiali di calcio in Brasile, l'Argentina si affida alla cabala, con la speranza di ripetere la mitica impresa di Maradona e soci nel 1986 in Messico.


Non incrociando le dita, però, ma a colpi di spot pubblicitari. L'idea è dell'azienda produttrice di birra più popolare del Paese, la Quilmes, che ha pensato bene di rimandare in onda la stessa pubblicità che andava in voga 28 anni fa, con tanto di flessuosa vamp il cui abito da sera si trasformava in birra...


venerdì 11 aprile 2014

La prima birra artigianale prodotta grazie al calore della terra

Il vapore geotermico come fonte primaria di energia per la produzione di birra. Un primato “eco” in Italia che s'è voluto aggiudicare un nuovo birrificio artigianale toscano incastonato (a Castelnuovo Val di Cecina) fra colline il cui sottosuolo “ribolle” di energia geotermica pronta da mettere a frutto.
Come funziona una centrale geotermica
“Vapori di birra” è il nome del progetto, che sfrutta la vicinanza di una centrale geotermica per il riscaldamento dell’acqua necessaria alla produzione e per la bollitura delle “cotte”, effettuate con un impianto in grado di produrre a ciclo continuo da 70mila fino a 130mila litri di birra all'anno.

giovedì 10 aprile 2014

NON ho voglia di litigare: la birra artigianale è davvero così radical chic?

Ha suscitato un vivace dibattito nella comunità birrofila, un vibrante articolo recentemente comparso su dissapore.com e dal titolo “Ho voglia di litigare: sei cose che detesto della birra artigianale”.

Una provocazione a firma della collega Prisca Sacchetti, una che di birra proprio neofita non è. Ma s'è voluta comunque levare qualche sassolino dalla scarpa e con le armi del sarcasmo ha voluto “smontare” alcuni dei luoghi comuni e delle perversioni più di moda fra gli appassionati del settore.

E' stanca dell'imborghesimento della sua bevanda preferita, “di vedere gente che ficca il naso dentro la birra e mi elenca le sensazioni olfattive”. Non si sente un’esperta di grandi birre “per gli standard attuali”, anche se parla con evidente cognizione di causa del Lambic, e sentenzia che “alla braciolata in campagna con i tuoi amici devi portare una cassa di birraccia, non chissà quale capolavoro su cui spostare la conversazione”.

Però, alla fine, sezionando i SEI MOTIVI per cui l'autrice ODIA il “fantastico mondo della birra artigianale”, la provocazione viene ampiamente ridimensionata.

1. IL PREZZO. E' vero, le artigianali costano (in genere) di più rispetto alla grande distribuzione. Ma non ha tanto senso prendersela con la carta dei ristoranti, visto che rincari spropositati ce ne sono altrettanti – e ben più iperbolici – col vino. Il punto semmai è se – ristoranti o beershop che siano – il prezzo di una bottiglia di birra artigianale “valga la candela”: troppe volte capita d'imbattersi in produzione di birrifici magari di fresca apertura e ancora un po' acerbi, vendute come oro.

2. IL FOTTUTO KM 0. In realtà non pervenuto. Nel senso che fra le tante nel craft-universo, questa “fissa” nelle cronache non è sicuramente fra le preoccupazioni più d'attualità, salvo sporadici casi. 

3. IL VOLER ESSERE VINO. Che il “complesso di inferiorità verso il vino” sia un'evidenza, resta da dimostrare. Cerchie personali, contesti e vissuto fanno la differenza, per ciascuno. Vero però che nel “raccontare” la birra, spesso si scada in “tic e kit del degustatore di vino”, mutuando anche una terminologia enologica completamente fuori bersaglio.

4. IL FAMOLOSTRANISMO. “Volete darvi pace e limitare le spinte creative?”, tuona la giornalista mettendo all'indice luppolature estreme, birre speziatissime o “martirizzate dalla frutta”. In medio stat virtus, naturalmente... il successo delle migliori artigianali sta infatti in genere nell'equilibrio fra diversi fattori.


5. ACIDO NON E’ COSI’ BELLO. “Lo ammetto: il primo lambic ti disgusta, la quinta ti conquista, però diamoci una regolata”. Bene, ma i cultori delle birre acide sono una ristretta cerchia d'eletti scientemente votati a gusti particolari: considerarli un esempio emblematico (con tanto di taglio “in negativo”) è una forzatura

6. IL FANATISMO DEI NUOVI BIRROFILI. Non sopporto neanch'io la “nefasta e spocchiosa intransigenza” del “birrofilo feroce e polemico”. Si dovrebbe promuovere la cultura della birra in senso più ampio, rispettando gusti e inclinazioni, senza cercare “nemici” a tutti i costi, ma aiutando chi nutre interesse semplicemente a capire.

In conclusione, estremizzare in senso radical-chic causa l'itterizia. Vero. Così come demonizzare il largo consumo, anche quando produce birre tutto sommato di buon livello. Altrettanto perverso osannare artigianali molto spesso non all'altezza (e per altro dal prezzo immotivatamente iperbolico). 

Ma quando al palato capita d'incontrare quel qualcosa di speciale, quella scossa che dalla lingua arriva al cervello, non ne puoi più fare a meno e la ricerca di sensazioni sorprendenti da quel momento in avanti modificherà ineluttabilmente il tuo approccio alla birra, tanto da diventare per molti quasi uno "stile di vita".

mercoledì 9 aprile 2014

A Peroni la certificazione “Sapore dell'anno”, data “alla cieca” dai consumatori

Ma com'è possibile che una birra “normale” come la Peroni si sia aggiudicata il riconoscimento “Sapore dell’anno 2014”? La notizia ha fatto sobbalzare sulla sedia molti appassionati del mondo delle artigianali, abituati ormai a seguire come i mondiali di calcio ogni concorso (fra i molti ormai esistenti) sfruculiando fra un'infinità di categorie e sottocategorie.


Ebbene, “Sapore dell’anno” (la cui premiazione si è svolta giovedì 3 aprile a Palazzo Isimbardi, a Milano) è in realtà una certificazione assegnata annualmente a circa 160 prodotti alimentari, istituita nel 1997 dal Monadia Institute, società privata francese specializzata nella valutazione dei prodotti da parte dei consumatori. 

Fra le etichette della famiglia Peroni, a spiccare sono state la Chill Lemon e la Gran Riserva Puro Malto (per chi volesse saperne di più maggiori info qui).

La classifica viene stilata sulla base prove di assaggio "alla cieca" effettuate (in laboratori di analisi sensoriale) da consumatori che prendono in considerazione solo criteri come il gusto, l'aspetto del prodotto, il profumo e la consistenza, senza invece valutare ingredienti, loro origine e specifiche di produzione degli alimenti.

La classifica non ha un valore esaustivo. In “gara” ci sono, infatti, solo prodotti registrati: le aziende partecipanti accettano di sottoporre i propri prodotti ad una valutazione da parte dei consumatori e sono tenute a a contribuire al costo delle analisi sensoriali.

martedì 8 aprile 2014

Crociata no OGM: anche l'universo birra nel ciclone

Quanto è “sana” la birra che beviamo? Una domanda che si stanno ponendo, negli ultimi tempi, diversi mezzi d'informazione online che gravitano nella galassia benessere, bio e green.

Attivisti no OGM
Sotto la lente – con toni a dir la verità spesso allarmistici che è difficile giudicare quanto caso per caso realmente opportuni – una raffica di ingredienti che molti produttori inserirebbero nelle ricette al momento della preparazione, fra i quali cereali OGM, coloranti, glutammati e via dicendo.

L'ultimo per tempo a dedicare la propria attenzione all'argomento, nella sezione health news, è stato il sito internet banoosh.com, che ha addirittura stilato una classifica delle otto birre in commercio “che si dovrebbe smettere subito di bere”.

In testa la Newcastle Brown Ale per via coloranti al caramello, poi la Budweiser in odor di OGM, così come Corona, Miller Lite, Coors Light, Pabst Blue Ribbon e Michelob, mentre per l'orgoglio d'Irlanda Guinness, contestato sarebbe l'utilizzo di vescica di pesce e sciroppo di fruttosio.

lunedì 7 aprile 2014

Baseball Usa, petizione sul web: "Vogliamo la birra artigianale locale allo stadio"

USA - A Pittsburgh, gli appassionati di baseball possono sorseggiare specialità locali come la Pennsylvania Pilsner o la Allegheny Pale Ale. A Cincinnati i fan dei “Reds” possono scegliere l'autoctona Bomber Hop. 


Così un birraio di Toronto (Phil Cacace  della Tallboys Craft Beer House) ha deciso di lanciare una petizione sul web per far sì che anche i fan della squadra cittadina, i Blue Jays, possano beneficiare dello stesso privilegio... naturalmente con la speranza di poterci guadagnare anche qualcosa, “in barba” al concessionario dello stadio cittadino, il colosso mondiale Anheuser Busch-InBev. 

Un'altra storia alla Davide e Golia in salsa a stelle e strisce, insomma... ma RISPETTO AI PRECEDENTI, forse il birraio potrebbe avere miglior fortuna.

domenica 6 aprile 2014

Quaresima: solo birra durante il digiuno, come nel Medioevo

La birra finì nell'ala protettrice della Chiesa nel corso del Medioevo. La produzione all'interno delle abbazie subì un vigoroso impulso soprattutto per via delle precarie condizioni igieniche delle abitudinarie fonti d'approvvigionamento dell'acqua, molto spesso tutt'altro che potabile. Molto più sana la birra, insomma, purificata dall'azione dei lieviti durante la fermentazione.

Un concetto che gli stessi monaci-birrai avevano sposato in pieno. Anzi, il cosiddetto “pane liquido” era sufficientemente ricco di sostanze nutritive da sostituire qualsiasi altro alimento, ovviamente per periodi limitati. Come ad esempio durante la Quaresima, durante la quale i religiosi dediti al digiuno pre-pasquale potevano assumere unicamente varianti particolarmente caloriche di birra.

Non è quindi un'idea nuova, quella avuta da Chris Schryer, giovane canadese di fede anglicana, ma sicuramente al giorno d'oggi singolare. Una bottiglia a colazione, una a pranzo, una a merenda e una a cena. Il tutto in ossequio all'Altissimo. Lo stile? Una "ricca" doppelbock confezionata ad hoc da un amico mastro birraio (per i più curiosi QUI un'intervista al giovane dai risvolti non sempre edificanti).


sabato 5 aprile 2014

#BirraioInSalotto (III) I “gossip” di Schigi, D'Amelio ne ha per tutti

L'abbiamo già detto (qui in #BirraioInSalotto (I) Schigi in cattedra, il “birraio dell'anno” al Baladin Milano), Luigi “Schigi D'Amelio è un personaggio irriverente, sfrenato e autoironico. Durante il quarto appuntamento “In salotto col birraio” martedì al Baladin Milano, il “birraio dell'anno” (secondo il magazine Fermento Birra) di Extraommnes ha virato spesso e volentieri dal serio verso il faceto, non senza la divertita complicità del moderatore Alessio Islaz e del padrone di casa Teo Musso.

Luigi "Schigi" D'Amelio
E anche il pubblico in sala ha mostrato d'apprezzare le “perle” di sagacia del birraio varesino, che ne ha avute per tutti (o quanto meno per molti) nel mondo delle artigianali, senza troppi peli sulla lingua nonostante la folta schiera di giornalisti presenti.

Teo Musso e Alessio Islaz
I CONCORSI - La prima fucilata è stata riservata al ribollente mondo dei concorsi birrari. “Non ho mai amato i concorsi – è stata la stroncatura di Schigi - Siamo tutti d'accordo, vanno bene, ti aiutano a promuoverti... ma è forse la modalità che mi piace meno per gustare la birra. Comunque, hanno un valore ed un'attendibilità indiscutibili... altrimenti Teo non sarebbe il birraio dell'anno secondo Unionbirrai per il secondo anno consecutivo! Ad ogni modo, ne faccio, ma non con la costanza dell'amico Giovanni Campari, mastro birraio del Ducato – ha scherzato affettuosamente D'Amelio – Lui si fa tutti i concorsi a nastro... presentando 30 birre alla volta davvero con una costanza incredibile... ma all'ennesima medaglia è inevitabile non prenderlo un po' anche in giro!”.

LAMBRATE - E dopo il patron del Ducato (che sarà nel salotto di Baladin il 3 giugno), Schigi non ha risparmiato neppure i prossimi protagonisti del “Martedì col birraio” (attesi il 6 maggio), ovvero la “crew” del birrificio Lambrate di Milano. “Li odio... - ha sorriso D'Amelio - erano anche loro al "Italia Beer Festival", nello stand accanto al mio: hanno urlato e cantato ininterrottamente per tre giorni! E' il bello loro: hanno un'anima straordinaria”. Poi, dopo un altro retroscena da "cronaca rosa", ecco che è arrivato il clamoroso scoop: “Il futuro sarà tutto a bassa fermentazione per il Lambrate... APA, IPA e simili comprese”.

Teo Musso
KUASKA E TEO MUSSO - “Con Lorenzo Dabove (in arte Kuaskasecondo molti il massimo esperto italiano del settore, ndr) eravano soliti misurarci in match 'Birra vs Vino', abbinando allo stesso piatto un vino e una birra per saggiare quale in realtà potesse sposarsi meglio. Per via del mio passato da sommelier, a me toccava il vino... ma la birra si aggiudicava moltissime sfide. Del resto, quando il cameriere sconsolato non sa consigliarti nessun abbinamento col vino e ti dice arrendendosi 'beva acqua'... beh, 'Col cavolo' è quel che rispondiamo noi birrofili”.

“Ricordo una serata di degustazioni a Monza, da Meregalli: una figura... - ha continuato D'Amelio - Teo si presenta con una Xyauyù ancora sperimentale e senza etichetta... e rideva con Kuaska. Io non sapevo da che parte girarmi... ma è stata per tutti una serata indimenticabile”.

Manifesto al Baladin Milano
L'OMERTA' DEI FIAMMINGHI. “Mi viene in mente, fra gli amici, Sergio Ormea di 'Grado Plato', che cambia sempre argomento... proprio come i fiamminghi – ha scherzato Schigi - Se a un fiammingo chiedi se ha usato delle spezie nel preparare una birra, quello ti risponde parlando del tempo, perchè si vergogna di ammetterlo... allora tu lo freghi chiedendogli semmai: QUANTE spezie hai messo nella cotta?”.

L'ASSOCIAZIONE SOMMELIER - “Comunque non sono più sommelier Ais, ma sommelier “diplomato” Ais. Che dire, una differenza sostanziale... – ha ironizzato il birraio – Questo da quando è scoppiata una polemica con l'Associazione italiana sommelier a seguito di un corso che ho tenuto in Bergamasca (essendo stato presentato dagli organizzatori come sommelier Ais, ndr), visto che mi rifiuto di pagare la tessera dell'associazione per divergenze d'opinione”.

IL SEGRETO DI IVES. “Nello staff di Extraomnes, oltre a me ed alle persone citate abbiamo il nostro Yves, giovanissimo appassionato fiammingo che, forte del suo dna, periodicamente fa visita ai nostri fermentatori” dichiarava Schigi ad Andrea Turco di Cronache di Birra in un'intervista del settembre 2010

“All'inizio i 'maligni' non credevano che potessi realmente essere io a produrre le mie birre – ha rivelato d'Amelio martedì al Baladin - Alcuni mettevano  addirittura in giro la voce che comprassi birra in Belgio e poi la rietichettassi in Italia! Così ne ho approfittato per vendicarmi, dando vita alla mitica figura di Yves Van De Stock, birraio belga presentatomi da Kuaska, che faceva la spola da e verso Marnate per elargire preziosi consigli... in realtà era solo un'invenzione, ma con tanto di casella e-mail personalizzata yves@extraomnes.com, per cui lo scherzo ha retto bene e a lungo”.

IL SOPRANNOME SCHIGI – E in chiusura, la ciliegina sulla torta. “Non l'ho mai rivelato – ha confidato Schigi – ma tutto nasce da una gita delle Medie... Già allora ero affascinato dalle sperimentazioni: dal panino miele e tonno, a quello con salame e marmellata. La reazione atterrita soprattutto delle ragazze - 'Schifoso Luigi' - s'è poi nel tempo 'contratta' semplicemente in Schigi...”.

venerdì 4 aprile 2014

#BirraioInSalotto (II) Marnate, Belgio: le birre di Extraomnes

Sommelier di vini prima, fine degustatore di birre poi e inflessibile commentatore sui forum brassicoli in Rete... con un curriculum così, Luigi D'Amelio in arte “Schigi” non si sarebbe mai “abbassato” a produrre birre qualsiasi. E, infatti, quando ha deciso di “scendere in campo” e dar vita al birrificio Extraomnes, è subito diventato un punto di riferimento per il settore delle artigianali made in Italy.

Luigi "Schigi" D'Amelio, Teo Musso e Alessio Islaz
Martedì, per il quarto appuntamento “In salotto col birraio” al Baladin Milano, il “birraio dell'anno” (secondo il magazine Fermento Birra) ha fatto sfoggio del proprio travolgente “belgian style” non solo “filosoficamente”, ma birre “alla mano”.

“Amo il “Belgio nuovo”: De Ranke, Taras Boulba, Chouffe... non solo Chimay, insomma. Mi stimolano i birrifici che riescono a reinterpretare la tradizione in chiave più moderna – ha spiegato D'Amelio all'ingresso delle sue creazioni in assaggio in sala - La ZEST occhieggia a quel mondo: con un lievito “saison”, due luppoli, uno d'amaro e uno d'aroma, è una birra che finisce senza zuccheri... tanto che per la sua luppolatura c'è chi la confonde addirittura con una APA”.

“La STRAFF letteralmente significa “punizione” - ha continuato Schigi - Questo perchè è una 9 gradi 'nascosta', nel senso che non ti rendi conto della gradazione, perchè il Plato è basso e resta molto 'asciutta'. Il 'Belgian Saison' di Wyste è un nome di fantasia dato al lievito di Dupont. E' un lievito 'impossibile'... che si attiva solo a certe temperature... ma è come un 'purosangue imbizzarrito'. Quando lavora, anche senza usare spezie, è come se ci siano: a dare tutto l'aroma, in realtà è il lievito. La KERST infine prende nome dal Kerst (Natale) Bier Festival vicino Anversa, dove la birra meno alcolica che trovi ha almeno 9 gradi e quando esci nel parcheggio Babbo Natale lo vedi davvero...”.

Schigi ha parlato anche della sua prediletta, lasciata fuori dalle proposte portate al Baladin. “La BLOND è la mia preferita. Ha 4 gradi e, se a gradazioni più alte più fattori possono 'confondere' un risultato non perfetto, a 4 non puoi permetterti di sbagliare. Il lievito è lo stesso della Triple, ma... è come portare Giuliano Ferrara in un ristorante vegetariano: dopo la seconda carota comincia a scalpitare ('traduzione' edulcorata rispetto all'originale, ndr)! Questo lievito va travasato subito, dopo soli tre giorni di fermentazione”.

E le birre degli altri?

“Io non faccio APA o IPA – ha confidato Schigi - E dopo cotte su cotte di Saison e Triple, quando esco m'ammazzo proprio di Apa e Ipa... birre lontane dal mio stile che amo provare. Adoro la Verguenza del birrificio Menaresta, che altro che Carate Brianza... quando la sorseggi ti sembra di essere a San Diego (e non è per nulla facile da produrre come alcuni potrebbero credere). Adoro poi naturalmente birre 'cerebrali' come le 'Lune' di Baladin”.

Ozzy Osbourne fa causa alla birra "Ozzy"

Dagli States, un altro caso alla "Davide e Golia" (leggi il precedente e un altro esempio sotto al Big Ben). Ma non se la andranno mica a cercare, questi americani? 

Francamente è più che un sospetto, stando almeno alla vicenda che vede protagonista il birrificio Brewer's Art di Baltimora, che ha dato alla luce la birra "Ozzy", fra pipistrelli, tatuaggi e un layout affatto velatamente teso a rievocare la star britannica del rock-metal un tempo leader dei Black Sabbath.

Scontata la causa legale intentata da parte di Ozzy Osbourne, che ha però portato al birrificio un fiume di popolarità. "Che danno può fare una birra locale a un Vip miliardario?", si sono angelicamente difesi i birrai del New England...

giovedì 3 aprile 2014

#BirraioInSalotto (I) Schigi in cattedra, il “birraio dell'anno” al Baladin Milano

Luigi D'Amelio in arte “Schigi” è stato il mattatore del quarto martedì “In salotto col birraio” al Baladin Milano. Il “birraio dell'anno” (secondo il magazine Fermento Birra) di Extraomnes, fucina di creazioni brassicole belghe in salsa varesina, ha tenuto banco per un'intera serata raccontandosi, pungolato da Alessio Islaz dello staff Baladin sotto l'occhio vigile del patron Teo Musso.

Luigi "Schigi" D'Amelio, Teo Musso e Alessio Islaz
Irriverente, sfrenato, autoironico (“da quando sono diventato “Birraio dell'anno” ho cominciato persino a usare il plurale majestatis”) Luigi D'Amelio non ha lesinato in genuinità nel raccontare gli inizi di una storia personale un po' “anomala”, come birraio “dell'ultima ondata”, fra gli ultimi ad entrare in attività (nel 2010) di un “lotto” di appassionati che in realtà aveva mosso i primi passi alla corte di Teo Musso già agli albori del movimento delle artigianali made in Italy.

“Quando ho cominciato ad interessarmi di birra, non me ne fregava nulla del produrla – ha esordito 'Schigi' - Per la verità... non è che neppure ora mi piaccia poi così tanto (Ehi, è un lavoro! È faticoso!), ma soprattutto all'epoca, venendo da una formazione da sommelier di vini, mi interessavano le degustazioni, le sperimentazioni”.

“Iniziando ad appassionarmi di birra, sono inevitabilmente finito a Piozzo (il quartier generale Baladin, nei pressi di Bra, nel Cuneense, ndr) e ho conosciuto Teo Musso e Kuaska (alias Lorenzo Dabove, fra i massimi esperti italiani). Il primo ciclo di degustazioni lo ricordo addirittura durante le caotiche partite di un mondiale di calcio... ma da allora Piozzo divenne per me 'caput mundi'. Teo e Kuaska cambiarono la mia vita: per un sommelier, attraversare le Langhe senza degnare di uno sguardo il Barolo... beh, dice tutto”.

Proprio grazie all'amicizia di Kuaska, e ai numerosi viaggi in Belgio, la visione del mondo birra di D'Amelio è cambiata radicalmente. Poi, anni a seguire, dopo aver tenuto un corso di degustazione a Legnano, l'incontro che ha cambiato ulteriormente la vita del birrofilo varesino.

“Sono stato avvicinato da due 'personaggi' che volevano convincere a tutti i costi me – che non avevo mai provato neppure un kit per la birra in casa - a 'fare la birra'. 'E' esattamente così il birraio che cerchiamo', hanno insistito... Avevano una torrefazione, in attività dagli anni Sessanta, e anche loro avevano imparato da zero. Così abbiamo cominciato in uno stanzino accanto a dove si produceva caffè, con un impiantino da 30 litri”.

Schigi con Mr Baladin
“Non sapevo da dove cominciare – ha continuato Schigi - ma 'conoscevo gente' (fra i destinatari della citazione morettiana il guru Davide Bertinotti) disposta a darmi consigli. Il primo anno è andato malissimo, ma alla sessantesima cotta ci siamo detti 'beh, questa però...' Insomma, dopo quattro anni di ricette, con proverbiale “calma varesotta”, siamo partiti. E l'anno e mezzo successivo è stato il peggiore della mia vita: ho fatto il birraio dalla A alla Z, dalla cotta al lavabottiglie”.

Pubblico in sala al Baladin Milano
Quando ancora i gruppi di Facebook e ancora prima i Forum non esistevano, D'Amelio era già fra i più attivi sui Newsgroup di settore, in particolare uno: “HobbyBirra”. 

“Avevo la fama di rompicoglioni su Internet, di conseguenza provavo un 'terrore totale' nel fare birra in prima persona e ho deciso di uscire allo scoperto (coi fucili tutti puntati) solo quando mi sono convinto di esser davvero pronto”.


E' nato così “Extraomnes”, vale a dire “Fuori tutti quelli che non c'entrano: ora tocca a me”.

L'abbraccio con Flibus Scarampola

mercoledì 2 aprile 2014

Sono le birre "di nicchia" a vincere i concorsi: dopo Baladin, ora tocca al Retorto

Migliaia di visitatori sono affluiti tra gli stand dell’Italia Beer Festival, l’evento incentrato sui microbirrifici artigianali che si è svolto a Milano dal 28 al 30 marzo.


Tra i momenti clou del festival, quest’anno caratterizzato dalla partecipazione del Brasile come Paese ospite con quattro birrifici presenti, la cerimonia di premiazione del CIBA (Campionato Italiano delle Birre Artigianali): la competizione che dal 2006 vede le birre artigianali italiane gareggiare per guadagnarsi la palma di migliore prodotto dell'anno, assegnata da una commissione di esperti degustatori che procedono per quattro mesi ad effettuare assaggi alla cieca all'insaputa dei birrai.

La Malalingua, birra in stile Barley Wine, del Birrificio Retorto di Podenzano (Pc) ha conquistato il primo premio assoluto nel Campionato Italiano Birre Artigianali edizione 2014, ma sul podio sono salite anche la Verdi Imperial Stout prodotta dal Birrificio del Ducato di Roncole Verdi di Busseto (Pr), che si è aggiudicata la seconda posizione, e la B Space Invader del Birrificio Toccalmatto di Fidenza (Pr), al terzo posto. 



Insomma, a vincere i concorsi sono sempre più spesso birre "importanti" o "di nicchia". In questo caso ad aggiudicarsi il concorso targato Associazione Degustatori Birra è infatti un "Vino d'orzo" - la "Malalingua" - firmato dal birrificio piacentino Retorto, così come era stata sempre la categoria "Barley wine" a risultare determinante, nel premio "Birra dell'anno" by Unionbirrai (LEGGI QUI IL MIO ARTICOLO), per la vittoria finale della corazzata Baladin.

Semmai, potrebbe sembrare un po' surreale il fatto che le due birre vincitrici - anzi, che dico - che dei due birrifici giudicati migliori di tutta la penisola NON VI SIA MINIMAMENTE TRACCIA NEL CONCORSO DOVE NON SONO RISULTATI VINCITORI. 

Mentre invece altre etichette nazionali primeggiano in entrambe le classifiche. Come il parmense Birrificio del Ducato, o il desiano Birrificio Rurale, o il comasco Birrificio Italiano, o ancora i birrifici del Forte, Opera, Lambrate, Valcavallina e Bruton.

Infine sono presenti soltanto nella top del CIBA altri due marchi di grido come Toccalmatto o come Extraomnes, il cui mastro birraio era stato eletto pochi mesi fa dal network "Fermento birra" come "Birraio dell'anno".

La IPA (buona) per combattere gli IPA (cattivi)

La grigliata con la birra è più sicura.

Lo so, sembra perfetta come notizia per un "pesce d'aprile". Ma al di là che sono già passate 24 ore, in realtà è tutto vero. O almeno sembra.

In soldoni: la IPA (buona) per combattere gli IPA (cattivi).

Laddove il primo acronimo indicherebbe la luppolata "INDIA PALE ALE" ovvero uno stile di birra molto di moda (ma più in generale vanno bene tutti gli stili birrari annoverati dallo scibile), mentre il secondo starebbe per IDROCARBURI POLICICLICI AROMATICI, sostanze nocive che si formano fra l'altro durante il classico BARBECUE.

Insomma, pare che un team di ricercatori portoghese abbia scoperto che la "bionda" riduce questi perfidi "IPA" dalle potenzialità cancerogene.

Quando ho letto la notizia ho pensato quindi di accostarmi all'amata griglia con la mia inseparabile "compagna" di preparazioni culinarie en plein air, ovvero una buona birra da sorseggiare.

Ho invece scoperto che le proprietà taumaturgiche della "bionda" in questo caso vanno applicate alla preventiva marinatura della carne.

Lo stile più indicato? La stout, per via del suo potere anti-ossidante.

Buona grigliata!

martedì 1 aprile 2014

Per la serie "Cose stupide che non ha alcun senso fare"


Uno degli ultimi "eroi" della Rete: l’uomo-imbuto (anche se sembra più un ragazzino probabilmente con gli ormoni fuori controllo) che si beve un’intera brocca di birra in meno di 5 secondi. E che si commenta da sè...



La Ceres "in rosa" alla fine... era un "pesce". Riuscitissimo

Alla fine Ceres ha scoperto le carte... la soft-ale a base di lampone e zenzero era un "pesce d'aprile".


Sette giorni fa abbiamo dato la notizia (LEGGI QUI) citando Oscar Wilde: "Bene o male, purchè se ne parli".

E ora in effetti appare chiara anche la risposta al ferale quesito che ci eravamo posti: chi investirebbe tante risorse per dar vita a un sito ad hoc, a una clip professionale e a una campagna tanto articolata per gioco?

Infatti, per gioco nessuno. Per mettere invece a segno una campagna di marketing aggressiva quanto riuscita... beh, Ceres, ad esempio. Che dopo le provocazioni politiche (l'ultima sul Governo Renzi, LEGGI QUI), ha cambiato stile, semplicemente per arrivare a dire: "Di Ceres ce n'è una sola".

E il dubbio che quella bacheca non sia stata lasciata del tutto "fuori controllo" sul sito ad hoc per lanciare la nuova invenzione, a questo punto a maggior ragione resta...