martedì 20 ottobre 2015

In una sola persona, tutta la storia della birra artigianale italiana

Quando parla del movimento che ha contribuito a far nascere, si mostra quasi incredulo, oggi, Lorenzo Dabove. A metà degli anni Novanta sarebbe stata fantascienza preveder ciò che sta accadendo oggi nel mondo della birra, soprattutto in Italia. Fantascienza a livelli ben più estremi rispetto al personaggio dell'alieno portato in scena dall'esperto birrario - e attore per vocazione - che gli ha regalato il soprannome col quale è universalmente conosciuto fra gli appassionati, ovvero Kuaska.

Beersommelier, beerteller, storico della contemporaneità del pianeta birra, massimo conoscitore del settore a livello nazionale. Così è universalmente riconosciuto Dabove, che in "Kuaska One Man Show" in agenda sabato 31 ottobre prossimo alla Fiera Mastro Birraio di Pordenone, ripercorrerà la storia  del movimento artigianale dagli albori ai giorni nostri ("Dalla prima birra a fine anni 70 sino all'idolatria cui oggi sono sottoposto...").

Passato, ma non solo. Perché la birra artigianale mai come oggi si trova ad affrontare un passaggio critico. E', infatti, notizia recente il matrimonio fra SabMiller e Ab Inbev, supercolosso multinazionale in grado di controllare quasi il 31% del mercato mondiale con oltre 350 differenti etichette. Un gigante rispetto al quale i 30 milioni di litri l'anno realizzati da quasi 700 microbirrifici italiani (900 beerfirm comprese) fanno il solletico, in un'ottica di Mercato.

Una fusione che sa di attacco diretto a un trend emergente, perché se universalmente la domanda è in calo ovunque così come i volumi (crollati del 10%), "craft" resta sinonimo di una tendenza in crescita un po' d'appertutto. Rafforzarsi, insomma, anche per ovviare con un offensiva soprattutto quantitativa, secondo alcuni, a una carenza strutturale, ovvero siti industriali progettati per la produzione di grandi volumi a basso costo, ma fisiologicamente inadatti a produrre birre di nicchia in grado di fare concorrenza alle artigianali.

"In Italia c'è un tipo nuovo di consumatore - chiosa Kuaska - 'Perchè questa birra ha un sentore di caffè o di ciliegia?' Ogni volta che mi sento rivolgere un perché, per me è un trionfo. In una birra industriale non chiedi mai perché, la tracanni e basta... Il consumatore è diventato esigente, un dato molto positivo".

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