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Maestro elementare, camionista, piccolo imprenditore, ambizioso manager di un gruppo che punta ad essere quotato in borsa. La storia di Dawa Dunzhu è quella di un boom economico che viaggia ad altissima velocità: quello del Tibet.
La regione himalayana è al centro dei progetti di sviluppo della Cina, che nella patria del Dalai Lama ha investito risorse e ambizioni di lungo periodo. Su tutte, quella di trasformare un'area «arretrata come nel Medioevo europeo» in un nuovo trampolino di lancio per la corsa al benessere della nazione. Cinese, ovviamente.
VOLA ANCHE LA BIRRA. La Tibet Tiandi Green Beverage Developmet Ltd è la seconda produttrice di birra delle regione è in tre anni ha fatto passi da gigante, grazie agli ampi investimenti del governo locale.
Nel 2010 l'azienda ha incassato un utile di 41,5 milioni di yuan creando 150 nuovi posti di lavoro. Ed esportando la birra 'Green Barley' perfino a Tokyo.
Miracoli della progettazione collettiva cinese. Che non guarda in faccia a chi sostiene la causa del Dalai Lama e può contare sull'appoggio di una buona fetta della popolazione, abbagliata dalla prospettiva di un benessere mai così facile.
Come quello piombato sui numerosi contadini che popolano i dintorni di Lhasa, dove moderne fattorie hanno sostituito i tradizionali accampamenti dei nomadi himalayani.
I loro inquilini accolgono i visitatori offrendo fragole e tè al burro di yak, sotto gli occhi dei leader storici del Partito comunista cinese, le cui immagini campeggiano sulle pareti a fianco delle foto di famiglia.
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