Mi rendo conto che spesso parlare di birra, disquisire squisitamente sull’eleganza di una Bohemian Pilsener o del resinoso del tal luppolo, significhi dare per scontato ciò che in fondo scontato non è affatto: come viene prodotta la birra?
Davanti ai banconi, come direbbe Nicole Minetti, se ne sentono di ogni: dal classico “fammi una doppiomalto” – ricordo che doppio malto è una classificazione dettata dalle legislazione italiana sulle accise, figlia della densità iniziale del mosto e del tutto priva di qualsiasi significato birrario – o “fammi una birra cruda” – ma che è, un sashimi? – a “non bevo birre scure perché non mi piacciono le birre forti” fino ad arrivare a ingenuità tipo “ma il colore della birra è dovuto al luppolo?” oppure “vorrei una birra non fermentata”…
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