(...)
L’autore di BeerScribe.com afferma che le collaboration brew (birre prodotte cioè da due o più birrai di comune accordo) si concretizzano spesso in inutili accozzaglie di ingredienti e aromi diversi, che creano grezza complessità laddove non è richiesta. A suo parere simili birre non sono l’espressione della creatività dei birrai, che invece si manifesterebbe in modo più realistico quando esistono delle regole già tracciate da qualcun altro (ad esempio restando nei confini degli stili birrari tradizionali). Un esempio su tutti? L’Imperial Stout danese prodotta da sette diversi birrifici.
(...)
Nessun commento:
Posta un commento