venerdì 29 ottobre 2010

Ricercatori universitari dal lunedì al venerdì, mastri birrai il weekend


SIGNA (FI) - E' la “doppia vita” di due agronomi fiorentini (uno d'origine, l'altro d'adozione): trent'anni o poco più, una laurea in Agraria, un incarico a tempo determinato presso l'Ateneo di Firenze, e ancora l'entusiasmo per avventurarsi in un'impresa in proprio. Così Alessandro Crovetti e Aldo Del Prà, colleghi e compagni di calcetto, hanno deciso unire le loro competenze professionali e la passione per la buona birra e diventare anche soci: hanno coinvolto nel progetto un terzo amico, Alfredo Pasquarelli, e cinque mesi fa hanno creato, in un fondo-laboratorio nel centro di Signa, il Birrificio Artigianale Lilium. 
«Abbiamo sempre apprezzato la birra artigianale. Visto che siamo precari e al momento non ci sono grandi prospettive all'orizzonte, ci siamo guardati un po' intorno e dalla comune passione è nato questo secondo lavoro. Per ora riusciamo a produrre la birra la sera o nei weekend, più avanti chissà...» raccontano. Malto e luppolo vengono importati dalla Germania, ma la produzione è assolutamente “Made in Signa”. Anche i nomi delle birre finora prodotte tradiscono le origini: Lilium (Giglio) l'ambrata, ed Exinea (l'antico nome di Signa) la chiara.
«Orzo e luppolo purtroppo in Toscana non vengono prodotti, però vogliamo legare la nostra birra al territorio, usando altri ingredienti, a chilometri zero e naturali». A occuparsi personalmente delle varie fasi della produzione, eseguite a mano, sono Alessandro e Aldo: dalla macinatura del malto d'orzo al mostamento tramite infusione in acqua calda, dalla bollitura a 100 gradi al raffreddamento fino alla prima fermentazione con l'aggiunta del luppolo, che dà quel particolare sapore amaro, più o meno intenso. Una volta messa in bottiglia la bevanda poi viene addizionata di zucchero e rimane a riposo per una settimana, per la seconda fermentazione.
Prima di poter gustare una buona birra bisogna aspettare circa mese. La volontà di produrre “birra artigianale” nasce dal voler ritrovare i sapori e i profumi originali di questa bevanda che, invece, la produzione industriale tende a uniformare. «Per noi una birra artigianale non deve essere né filtrata né pastorizzata, deve essere cruda. Solo così è possibile ottenere un prodotto vivo, nel quale i lieviti continuano la loro fermentazione, caratterizzando il sapore e affinando il gusto della birra, che evolve nel tempo fornendo di volta in volta sensazioni sensoriali diverse» spiegano i giovani “artigiani della birra”. «Per produrne un lotto occorrono molte ore di lavoro ma questo tipo di lavorazione permette al birraio di esprimere al massimo il proprio estro, ottenendo birre di alta qualità, dalle caratteristiche nutrizionali e organolettiche inalterate. E dal gusto unico».

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