MICHELE BOCCI per Repubblica
Abbandonare l´immagine di bevanda dal sapore sempre uguale, smettere i panni dell´eterna partner della pizza ed entrare dritta dritta nelle carte dei ristoranti importanti, per essere abbinata ai piatti del menu come se fosse il vino. Alla birra sta riuscendo una rivoluzione. Sono bastati pochi anni di lavoro dei cosiddetti "microbirrifici" per sfatare miti e luoghi comuni, allargare l´orizzonte e regalare a chi va a mangiare fuori nuovi gusti e accostamenti.
In Toscana, patria del sangiovese e dei suoi fratelli, questa operazione è riuscita benissimo. I piccoli produttori sono quasi trenta e alcuni di ottimo livello, aprono un po´ ovunque beer shop, tanti ristoranti hanno una lista dedicata alla bevanda a base di cereali. A partire nientemeno che dall´Enoteca Pinchiorri. La passione toscana è sancita dalla prima edizione, quella 2011, della guida dell´Espresso "Le tavole della birra", curata da Antonio Paolini e realizzata in collaborazione con Assobirra: la nostra regione è la seconda in Italia come numero di ristoranti, pub e negozi che offrono prodotti di qualità.
Ha portato la birra in cucina e sui tavoli dei clienti ormai da tempo La leggenda dei frati, il ristorante dei fratelli Saporito ad Abbadia Isola (che a Pasqua si sposterà a Castellina). «All´inizio volevamo offrire ai nostri frequentatori più assidui qualcosa di nuovo e interessante - spiega il cuoco Filippo Saporito - alcune estati fa abbiamo deciso di offrirla prima del pasto, invece dello spumante. Ora offriamo solo birre toscane, mio fratello, che sta in sala, le alterna al vino come abbinamento dei piatti del menu degustazione».
La birra è finita anche nelle ricette. «Quest´anno avevamo alcune bottiglie che stavano per scadere. Le ho usate per lunghe cotture del manzo, ma soprattutto per fare un gelato da abbinare al tortino al cioccolato. Quel piatto è rimasto in carta». A usare la birra per fare dei dolci, per la precisione dei cioccolatini, è anche un cioccolatiere votato alla sperimentazione come Andrea Bianchini.
Ma perché in Toscana ci si sta appassionando così alla birra? Risponde Alessandro Tomeo, titolare del beershop Zerodue Domus Cervesiae di Cecina. «Qui c´è grande attenzione alla qualità di quello che si mangia e si beve. La tradizione del vino non chiude ma apre le porte anche alla birra. È un fatto di cultura».
In Toscana, patria del sangiovese e dei suoi fratelli, questa operazione è riuscita benissimo. I piccoli produttori sono quasi trenta e alcuni di ottimo livello, aprono un po´ ovunque beer shop, tanti ristoranti hanno una lista dedicata alla bevanda a base di cereali. A partire nientemeno che dall´Enoteca Pinchiorri. La passione toscana è sancita dalla prima edizione, quella 2011, della guida dell´Espresso "Le tavole della birra", curata da Antonio Paolini e realizzata in collaborazione con Assobirra: la nostra regione è la seconda in Italia come numero di ristoranti, pub e negozi che offrono prodotti di qualità.
Ha portato la birra in cucina e sui tavoli dei clienti ormai da tempo La leggenda dei frati, il ristorante dei fratelli Saporito ad Abbadia Isola (che a Pasqua si sposterà a Castellina). «All´inizio volevamo offrire ai nostri frequentatori più assidui qualcosa di nuovo e interessante - spiega il cuoco Filippo Saporito - alcune estati fa abbiamo deciso di offrirla prima del pasto, invece dello spumante. Ora offriamo solo birre toscane, mio fratello, che sta in sala, le alterna al vino come abbinamento dei piatti del menu degustazione».
La birra è finita anche nelle ricette. «Quest´anno avevamo alcune bottiglie che stavano per scadere. Le ho usate per lunghe cotture del manzo, ma soprattutto per fare un gelato da abbinare al tortino al cioccolato. Quel piatto è rimasto in carta». A usare la birra per fare dei dolci, per la precisione dei cioccolatini, è anche un cioccolatiere votato alla sperimentazione come Andrea Bianchini.
Ma perché in Toscana ci si sta appassionando così alla birra? Risponde Alessandro Tomeo, titolare del beershop Zerodue Domus Cervesiae di Cecina. «Qui c´è grande attenzione alla qualità di quello che si mangia e si beve. La tradizione del vino non chiude ma apre le porte anche alla birra. È un fatto di cultura».
Buono a sapersi!!!
RispondiEliminaVale la pena di comprarla secondo voi?
Quanti posti (e quali! Sono curiosa!!!!) esistono in Toscana segnalati? (E magari a prezzi accessibili!)