Il caffè in grani macinato non dovrebbe contenere glutine, salvo si tratti di caffè liofilizzato che invece potrebbe contenere miscele particolari come ad esempio l’orzo (tant’è vero che il caffè liofilizzato è inserito nel Prontuario AIC).
L’orzo infatti contiene la proteina del glutine, come del resto altri cereali come il frumento, l’avena, il kamut, il farro, il triticale e i prodotti derivati, cioè le fecole e le farine.
Anche gli ingredienti di bevande alcoliche come la birra, contengono glutine: orzo, frumento e luppolo e lo stesso avviene per il whiskey e il gin che sono fatti con il grano.
Nel mercato del beverage da alcuni anni si sono diffuse le birre senza glutine con innumerevoli proposte, prodotte con sostituti del malto d’orzo, ma che rientrano nell’ampia schiera dei prodotti industriali.
Nel 2006, a Chesterfiel (UK), si è tenuto il Gluten Free Beer Festival che premiò come birra indistinguibile da una comune, la Fine Ale Club e la Explorer Stout, prodotta dalla britannica Green’s, per il gusto e la varietà di aromi.
L’Estrella Damm Daura, ha invece vinto il World Beer Award 2009 come migliore birra “gluten free”, creata in collaborazione con l’Unità del Glutine del Consiglio Superiore della Ricerca Scientifica di Madrid, sotto il controllo del Ministero della Sanità spagnolo e approvata dall’Associazione Italiana Celiachia – A.I.C.
A differenza di altre birre gluten free prodotte con miglio o altri cereali in sostituzione del malto, questa birra è prodotta con malto d’orzo che, grazie all’utilizzo di particolari tecnologie garantisce un contenuto di glutine inferiore a 6 parti per milione, dunque al di sotto dei 20ppm che si considera normalmente come il limite della tollerabilità dei celiaci.
In Italia la prima birra senza glutine è stata prodotta nel 2008 ed inserita nel prontuario AIC del 2009 dal Birrificio Lodigiano per l’azienda GLUT3 di Castel Mella (BS): si chiama RizTrésor ed è prodotta con malto di riso, più economico dell’orzo e utilizzato spesso come surrogato dalle multinazionali per abbattere i costi produttivi. La cosa curiosa è che in Italia è solo dal 2009 che con il Reg. 41/2009/Ce, l’Ue ha dato la possibilità di riportare la dicitura “senza glutine” sull’etichetta dei prodotti che ne contengono meno di 20 ppm. Tuttavia, ancora oggi non possono essere definite birre, bensì bevande senza glutine a base di malto di cereali diversi dall’orzo e dal frumento. Questa limitazione deriva dal decreto ministeriale 30.06.1998, in base al quale può essere definita “birra” solo la bevanda ottenuta dalla fermentazione alcolica di un mosto contenente almeno il 60% di malto d’orzo, di frumento o di loro miscele e il fatto di non poter citare il vocabolo “birra” in etichetta, a differenza di altri marchi che si rivolgono a questo mercato con prodotti di importazione, costituisce un elemento penalizzante per i birrifici italiani.
cateringnews.it
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