Se il metro per misurare la "cifra" della bontà o meno di una birra è la legislazione italiana vigente, stiamo freschi (il titolo di una recente iniziativa birraria - "Doppio malto a chi?" - rende bene l'idea delle fantasticherie normative nostrane). Da prendere quindi con le pinze le conclusioni di un'inchiesta che raffronta birre made in Italy ed estere sulla base di disposizioni legislative che stabiliscono cosa è e cosa non è birra. Non di solo alcol o plato si vive...
Certo, però, che, se ci sono imprenditori stranieri che producono scientemente birre per l'import italiano sfruttando il fatto che, nei loro Paesi, leggi meno restrittive consentono di derogare ai nostri standard minimi (3.5% d'alcol e grado plato a 10.5) e quindi in ultima analisi di mettere sul mercato birre più a basso costo, allora il problema dovrebbe finire nell'agenda delle associazioni di categoria e, correttamente, essere affrontato anche dal Parlamento.
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