Per il terzo martedì “In salotto col birraio”, Teo Musso è tornato a fare gli onori di casa al suo Baladin Milano (dopo l'evento inaugurale, il mese scorso aveva, infatti, dovuto rinunciare al secondo incontro col “discepolo” Flibus Scarampola per un impegno nel profondo Sud). Anche perchè quello giunto in via Solferino era un ospite di assoluto peso: Agostino Arioli del Birrifico Italiano di Lurago Marinone.
Teo Musso |
Entrambi apripista del movimento nato ormai 18 primavere orsono e poi fra i fondatori di Unionbirrai, da sempre amici-nemici (nel senso più nobile dell'espressione), c'è chi arriverebbe a contrapporli come il Rivera e il Mazzola del mondo delle birre artigianali, perchè alfieri di approcci birrari se non diametralmente opposti, almeno concettualmente differenti.
Se Teo Musso da sempre strizza l'occhio a sperimentazioni sensoriali estrose “ad alta fermentazione”, ad affascinare Agostino Arioli è stata sin da subito la pulizia “a bassa fermentazione” dello stile tedesco.
Agostino Arioli |
“Sono ancora più un bevitore che un birraio – ha esordito Arioli nel corso della conversazione moderata da Alessio Islaz – Sono un birraio solo incidentalmente. Ho cominciato nell'85, facendo la birra in casa. Un inizio tragico... usando il lievito di birra per il pane, buttando via non so più quante cotte. Poi ho avuto la fortuna di conoscere un amico che lavorava nell'industria birraria, che m'ha regalato i primi consigli, ma anche le prime materie prime...”
Oggi Arioli è uno dei punti di riferimento del settore: in sala ha fatto il suo ingresso la creazione forse più conosciuta del Birrificio Italiano, la Tipopils. “Come spesso m'è capitato, volendo fare una birra “in stile”, tendendo alle birre d'inverno, è uscita una cosa molto particolare”, ha raccontato il suo artefice.
Per la seconda degustazione, ecco la deliziosa Amber Shock. “Una dopple-bock che arriva direttamente da una ricetta fatta in casa nel lontano '85, poi naturalmente evolutasi”, ha confidato Arioli, che poi ha smentito invece il mito degli “effetti psicotropici” della terza birra presentata, la sorprendente Nigredo, originariamente ispirata da una fortuita eccessiva tostatura (“Guarda che succede a volte a lasciare un po' troppo i luppoli nel microoonde”, ha sorriso Arioli).
Teo Musso, Alessio Islaz e Agostino Arioli |
Dopo essersi amorevolmente punzecchiati a lungo nel corso della serata, Musso e Arioli si sono poi però trovati d'accordo su un punto: le famose (e famigerate) IPA (CONTINUA QUI). Ma a questo dibattito dedicherò un post a parte, così come agli interessantissimi “consigli per gli acquisti” regalati alla platea dai due birrai.
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