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In passato i monaci la consumavano per sopportare meglio il digiuno, oggi la birra torna in auge per le sue virtù salutari… più salutari, forse, di quelle del vino rosso e del tè verde.
Il luppolo della birra, infatti, sembra contenere una promettente molecola anti-tumorale.
L’interesse per la prevenzione di patologie come i tumori, ad alta incidenza nella nostra società, ha acquistato in questi anni sempre più rilevanza, spingendo il mondo scientifico a studiare molecole in grado di “bloccare” la malattia prima ancora della sua insorgenza.
La chemioprevenzione si occupa di individuare fattori naturali o sintetici in grado di arrestare i processi patologici che portano allo sviluppo di malattie tumorali.
Dal momento che un trattamento preventivo deve essere protratto nel tempo, requisito fondamentale
di questi farmaci è che siano ben tollerati dall’organismo per evitare che il “costo”-in termini di effetti collaterali- sia maggiore del “beneficio”.
Per questa ragione l’interesse degli scienziati si è rivolto a molecole naturali presenti negli alimenti e quindi prive degli effetti collaterali e della tossicità che spesso sono associati ai chemioterapici.
Tra i composti che in questi anni si sono dimostrati promettenti, vi sono i flavonoidi, composti polifenolici presenti nei vegetali e dotati di proprietà antiossidanti, in grado quindi di proteggere l’organismo dal danno ossidativi provocato dai radicali liberi, uno dei principali meccanismi alla base di tumori, malattie cardiovascolari e neurodegenerative.
Numerosi studi scientifici hanno attribuito ai flavonoidi una vasta gamma di proprietà biologiche
e farmacologiche rilevanti per la salute dell’uomo.
La pianta del luppolo e le sue infiorescenze femminili, utilizzate nell’industria della birra per conferire alla bevanda sapore ed aroma caratteristici, contengono diversi tipi di flavonoidi prenilati, e uno di questi ha dimostrato un’attività anti-tumorale in sistemi sperimentali di laboratorio: si tratta dello xantumolo (XN).
Allo stato attuale delle conoscenze sembra che lo xantumolo agisca a vari livelli sul processo di formazione di un tumore, inibendone non solo lo sviluppo iniziale, ma anche la progressione.
La molecola ha infatti dimostrato la capacità di bloccare la proliferazione e/o la vitalità di cellule tumorali umane di carcinomi mammari, ovarici e di tumori del colon: la conferma arriva dell’Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova.
I dati emersi da questo studio dimostrano che lo xantumolo possiede proprietà anti-tumorali e antiangiogeniche ed è più efficace a dosi più basse rispetto al tè verde; lo xantumolo è addirittura cento volte più attivo del resveratrolo contenuto nel vino rosso, molecola già riconosciuta come preventiva dei tumori.
Non tutte le birre contengono una concentrazione di xantumolo di tipo “farmacologico”.
Pertanto si potrebbe proporre ai maestri birrai di arricchire con estratti di luppolo la bionda (o bruna) bevanda, procedura che tra l’altro conferirebbe un sapore più intenso e una schiuma che si dissolve con maggiore difficoltà.
Buona birra a tutti…ma senza esagerare!!
Il luppolo della birra, infatti, sembra contenere una promettente molecola anti-tumorale.
L’interesse per la prevenzione di patologie come i tumori, ad alta incidenza nella nostra società, ha acquistato in questi anni sempre più rilevanza, spingendo il mondo scientifico a studiare molecole in grado di “bloccare” la malattia prima ancora della sua insorgenza.
La chemioprevenzione si occupa di individuare fattori naturali o sintetici in grado di arrestare i processi patologici che portano allo sviluppo di malattie tumorali.
Dal momento che un trattamento preventivo deve essere protratto nel tempo, requisito fondamentale
di questi farmaci è che siano ben tollerati dall’organismo per evitare che il “costo”-in termini di effetti collaterali- sia maggiore del “beneficio”.
Per questa ragione l’interesse degli scienziati si è rivolto a molecole naturali presenti negli alimenti e quindi prive degli effetti collaterali e della tossicità che spesso sono associati ai chemioterapici.
Tra i composti che in questi anni si sono dimostrati promettenti, vi sono i flavonoidi, composti polifenolici presenti nei vegetali e dotati di proprietà antiossidanti, in grado quindi di proteggere l’organismo dal danno ossidativi provocato dai radicali liberi, uno dei principali meccanismi alla base di tumori, malattie cardiovascolari e neurodegenerative.
Numerosi studi scientifici hanno attribuito ai flavonoidi una vasta gamma di proprietà biologiche
e farmacologiche rilevanti per la salute dell’uomo.
La pianta del luppolo e le sue infiorescenze femminili, utilizzate nell’industria della birra per conferire alla bevanda sapore ed aroma caratteristici, contengono diversi tipi di flavonoidi prenilati, e uno di questi ha dimostrato un’attività anti-tumorale in sistemi sperimentali di laboratorio: si tratta dello xantumolo (XN).
Allo stato attuale delle conoscenze sembra che lo xantumolo agisca a vari livelli sul processo di formazione di un tumore, inibendone non solo lo sviluppo iniziale, ma anche la progressione.
La molecola ha infatti dimostrato la capacità di bloccare la proliferazione e/o la vitalità di cellule tumorali umane di carcinomi mammari, ovarici e di tumori del colon: la conferma arriva dell’Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova.
I dati emersi da questo studio dimostrano che lo xantumolo possiede proprietà anti-tumorali e antiangiogeniche ed è più efficace a dosi più basse rispetto al tè verde; lo xantumolo è addirittura cento volte più attivo del resveratrolo contenuto nel vino rosso, molecola già riconosciuta come preventiva dei tumori.
Non tutte le birre contengono una concentrazione di xantumolo di tipo “farmacologico”.
Pertanto si potrebbe proporre ai maestri birrai di arricchire con estratti di luppolo la bionda (o bruna) bevanda, procedura che tra l’altro conferirebbe un sapore più intenso e una schiuma che si dissolve con maggiore difficoltà.
Buona birra a tutti…ma senza esagerare!!
Celeste Santone Biologa Nutrizionista
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