Al più grande eremita della letteratura mondiale piaceva mangiare gli hamburger nei fast-food, bere birra nei pub, fare gite turistiche in pullman alle cascate del Niagara e al Grand Canyon, andare allo zoo, guardare gli sceneggiati in tv, ascoltare Pavarotti e coltivare l’orto. J.D. Salinger era insomma una persona normale, non il recluso che i media e il suo stesso comportamento hanno fatto credere. È indubbio che il romanziere americano, dopo avere conquistato fama internazionale nel 1951 con Il giovane Holden, pubblicò poco altro, evitò stampa e notorietà come la peste e visse sempre in una cittadina del New Hampshire, fino alla morte nel 2010. Ma decine di lettere inedite venute alla luce di recente, scritte da Salinger a un vecchio amico, rivelano che l’immagine di un solitario strambo che si nasconde da tutto e tutti non corrisponde minimamente alla realtà.
altrimondi.gazzetta.it
Nessun commento:
Posta un commento